2023-09-27
Gli armeni rivivono la pulizia etnica. Al via l’esodo dal Nagorno Karabakh
Dopo l’aggressione di Baku, che ha causato almeno 200 morti, in 20.000 sono già fuggiti. Ma si attendono oltre 40.000 profughi. Code al confine, mancano cibo e benzina. Beffa Erdogan: fa i complimenti al dittatore azero.Sembra non esserci davvero pace per la popolazione di etnia armena del Nagorno Karabakh, che sta lasciando in massa il territorio separatista dopo l’operazione militare azera che ha costretto alla resa le autorità armene locali. Lunedì sera, una stazione di rifornimento che si trova appena fuori dalla capitale Stepanakert è misteriosamente esplosa, uccidendo almeno 20 persone e ferendone 290 (alcune delle quali sono in condizioni gravissime), tra le centinaia che si trovavano incolonnate per fare benzina prima di lasciare la regione diretti in Armenia. Mentre scriviamo aumentano di ora in ora le persone in fuga dall’enclave armena per timore che inizi la seconda fase del progetto, ovvero la pulizia etnica da parte degli azeri, nonostante le beffarde rassicurazioni di Baku che ha più volte detto «di volerli integrare nella popolazione azera», a maggioranza musulmana. A una settimana dall’ennesima aggressione militare nel Nagorno Karabakh commessa dagli azeri con il sostegno dei turchi che di genocidi se ne intendono visto che tra il 1915 e il 1919 hanno sterminato 1.5 milioni di armeni, e il disinteresse dei russi alla prese con la complicatissima guerra in Ucraina, sono almeno 20.000 i rifugiati che sono arrivati in Armenia accolti dalle autorità locali che in un comunicato hanno assicurato che stanno fornendo «una sistemazione a tutti coloro che non hanno un posto dove vivere mentre la registrazione dei rifugiati sta continuando». A proposito di commenti beffardi c’è da registrare quello del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che mentre era in visita nell’exclave armena del Nakhchivan (prossimo obbiettivo degli azeri) per l’inaugurazione di un nuovo gasdotto e di un complesso militare si è complimentato con l’omologo azero Ilham Aliyev «per aver aperto nuove possibilità verso una normalizzazione degli equilibri nella regione». Nonostante le continue affermazioni da parte delle autorità azere sul loro impegno a promuovere una società multiculturale e multietnica tollerante, le prove suggeriscono una netta dissonanza con questo obiettivo dichiarato come mostra un recente report di SpecialeEurasia.Poi il presidente turco ha proseguito: «Sono orgoglioso del fatto che l’Azerbaigian abbia portato avanti in tempi brevi e con il massimo rispetto per i civili l’operazione militare in Nagorno Karabakh finalizzata a reintegrare nello Stato azero la regione amministrativa speciale con popolazione a maggioranza armena». Occorre ricordare che gli azeri hanno lanciato missili contro le case e altre strutture civili tanto che i morti sono stati almeno 200, oltre a centinaia di feriti. Di questo nessuno dei presenti ha chiesto conto a Erdogan, così come nessuno fin qui ha pensato di sanzionare e pesantemente l’Azerbaigian e di dichiarare Ilham Aliyev criminale di guerra. Aliyev ha ringraziato Erdogan per il sostegno ricevuto da Ankara «per l’operazione antiterrorismo» e a rendere tutto semplicemente grottesco c’è la dichiarazione sempre di Aliyev che, in presenza del suo omologo turco che negli anni ha sterminato migliaia di curdi, ha affermato che «tutti i residenti del Karabakh saranno considerati azeri a prescindere dalla loro nazionalità, perché cittadini dell’Azerbaigian. La loro sicurezza è garantita». Se questa non fosse una terribile tragedia ci sarebbe da ridere.La paura degli armeni è tale che da lunedì ci sono enormi ingorghi attorno al corridoio di Lachin, la porta d’accesso alla regione che si attraversa arrivando dall’Armenia che è rimasta l’unica via di fuga. Le persone ora scappano anche da Stepanakert, capoluogo della regione, e tutto questo fa sì che la benzina inizi a scarseggiare insieme al cibo e ai medicinali, circostanze che complicano tutti i piani di fuga. Il governatore della regione armena di Syunik, Robert Ghoukassian, ha dichiarato alla stampa di poter ospitare 10.000 persone, mentre la scorsa settimana il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha annunciato che il Paese (2,9 milioni di abitanti) si stava preparando ad accogliere 40.000 rifugiati. Tsovinar Hambardzumyan, ambasciatore della Repubblica dell’Armenia, segue con il fiato sospeso quanto sta accadendo: «Proprio in questo momento, purtroppo, il processo di pulizia etnica degli armeni del Nagorno Karabakh continua, sta accadendo proprio adesso, ed è un fatto davvero tragico. Per mesi abbiamo provato a informare la comunità internazionale dell’imminente pulizia etnica, ma purtroppo non siamo riusciti a impedirla. La popolazione del Nagorno Karabakh ha preso la decisione estremamente dolorosa di lasciare la terra dei propri antenati e di trasferirsi in Armenia, perché nel corso di 30 anni, e soprattutto negli ultimi tre anni, si è resa conto che la coesistenza pacifica è impossibile in un Paese che semplicemente non vuole vivere in pace. In effetti, il conflitto è arrivato al punto in cui era iniziato. Il mondo chiedeva all’Azerbaigian la sicurezza e i diritti per il popolo del Nagorno Karabakh, diritti che questo popolo tormentato chiedeva e non riceveva dal 1988».