2020-05-22
Ma Gualtieri sulle aste
ha tirato il freno. Perché?
Comparando le offerte dei titoli pubblici italiani con quelle fatte da Germania, Francia e Spagna emerge un dato inspiegabile: alla comparsa del coronavirus, tutti hanno accelerato, il nostro Tesoro invece è restato al palo. Perché questi tentennamenti?Raccolti dal Tesoro 22 miliardi, con le domande inevase sarebbero stati 35: quasi la cifra promessa dall'Ue Soldi non soggetti a condizioni e vincoli, a differenza di quelli prestati dal Meccanismo europeo di stabilitàLo speciale contiene due articoli Perché il Tesoro ha tirato il freno nelle settimane più delicate dell'emergenza Covid? Come mai, mentre i nostri partner aumentavano le aste per scongiurare strette di liquidità, il Mef è andato in senso opposto? Ecco le cifre che rendono ineludibile la domanda, a maggior ragione visto il successo del collocamento dei Btp Italia, che hanno portato 22,3 miliardi. Se a questi ultimi sommassimo anche gli ulteriori 12 di domanda potenziale non soddisfatta, saliremmo a quasi 35 miliardi di incasso per lo Stato. In soli 4 giorni. Senza missioni di monitoraggio, senza verifiche post programma, senza analisi di sostenibilità del debito, senza condizioni poste in ordine alla destinazione di quelle somme. Potremmo costruire nuovi ospedali a prescindere dalle spese sostenute per la crisi da Covid 19 oppure fare assunzioni per rinforzare gli organici di medici e infermieri ridotti all'osso da anni di tagli - in termini di mancata fisiologica crescita - al bilancio del Servizio sanitario nazionale. Il tutto nel pieno esercizio dei poteri del governo e del Parlamento. Invece da mesi il dibattito appare paralizzato dalla discussione su uno strumento di finanziamento, come il Mes, concepito per Paesi sull'orlo del fallimento, i cui titoli del debito pubblico non trovano compratori. Ieri abbiamo documentato l'inspiegabile esitazione nelle emissioni di titoli pubblici avvenuta a marzo. Con i rimborsi (58 miliardi) che hanno superato le emissioni (35 miliardi) per ben 23 miliardi. Nel momento del maggior bisogno, con titoli in scadenza per 58 miliardi, il Tesoro ha pensato bene di procedere con il freno tirato e fare leva sulle disponibilità liquide ridottesi al minimo dai tempi della crisi dello spread di fine 2011.Che a marzo ci siano stati sobbalzi di notevole entità sui flussi finanziari riguardanti il nostro Paese è stato confermato anche dai dati relativi alla bilancia dei pagamenti pubblicati da Bankitalia. Vendite nette per 51 miliardi di titoli pubblici da parte degli stranieri, oltre a 13 miliardi in azioni e obbligazioni private. Ma soprattutto il primo dato va letto congiuntamente con le mancate emissioni del Tesoro. In altre parole, come accade ogni anno in agosto, se i rimborsi di titoli superano le emissioni, cos'altro possono fare gli stranieri se non alleggerirsi di nostri titoli pubblici? Abbiamo quindi ritenuto opportuno allargare l'orizzonte di osservazione e comparare le emissioni di titoli pubblici italiani sia con gli anni precedenti sia, soprattutto, con quelle degli altri tre maggiori Paesi dell'eurozona (Germania, Francia e Spagna). I risultati avvalorano i peggiori dubbi sulle tensioni e i tentennamenti che ci sono stati in quelle settimane a Roma, tra via Nazionale e via XX Settembre.Nel primo trimestre 2020, le emissioni nette italiane sono state pari alla modesta cifra di 13 miliardi. Negli stessi mesi Germania, Spagna e Francia, mietevano a piene mani raccogliendo rispettivamente 33, 24 e 64 miliardi. Il dato della Spagna, rispetto a quello dell'Italia, risulta ancora più clamoroso, considerando che il debito italiano (in cifra assoluta) è circa il doppio di quello spagnolo e quello francese è quasi uguale. Ma l'anomalia dei 13 miliardi del primo trimestre risulta ancora più evidente facendo il confronto con il primo trimestre del 2019 e del 2018, quando l'Italia effettuò emissioni nette, rispettivamente, per ben 48 e 35 miliardi. Confrontando il primo trimestre 2020 rispetto a quello dell'anno precedente, le emissioni nette francesi sono cresciute da 48 a 64 miliardi, quelle spagnole da 22 a 24 miliardi, quelle tedesche esplose da 10 a 33 miliardi. Solo noi siamo rimasti al palo.Finalmente ad aprile, soprattutto nella seconda quindicina, il Tesoro ha battuto un colpo. Le emissioni nette sono salite a 37 miliardi e quelle lorde a 66 miliardi. Un dato sicuramente rilevante, ma ancora inferiore a quello della Francia che ha emesso titoli per 95 miliardi. Nel frattempo il nostro governo, con un Paese già proiettato verso un calo del Pil annuale intorno al 10-12% (qualcosa come 170 miliardi) si baloccava ancora con una richiesta di maggior indebitamento per soli 20 miliardi. I dati, reperibili sul dabatase della Bce, rivelano ancora un altro aspetto interessante. Il tasso nominale medio del nostro debito è pari al 2,6%, ma le nuove emissioni hanno un tasso medio che da gennaio decresce fino allo 0,4% di aprile, mentre i titoli rimborsati hanno un tasso medio del 1,4%. C'è un'occasione d'oro per mettere fieno in cascina, facendo entrare titoli con rendimenti storicamente bassissimi.Ma qui arriva il convitato di pietra: il Presidente della Bce, Christine Lagarde. Pur con tutti i limiti «autoimposti» - ma dopo le sentenze della Corte di giustizia Ue e della Corte di Karlsruhe sull'Omt (2015-2016) e sul Qe nel (2018-2020), sappiamo che sono limiti superati i quali l'azione della Bce sarebbe giudicata in violazione dei Trattati - senza la Bce la speculazione martellerebbe senza pietà sul debito italiano. È lo «short» perfetto. Il programma Pspp partito a novembre 2019, ma rinforzato considerevolmente a marzo col Pepp, ha fatto registrare acquisti settimanali consistenti sin dalla seconda metà di marzo, fino a giungere a circa 45 miliardi medi settimanali a maggio. Su 26 miliardi di acquisti di debito degli Stati membri di aprile, il debito italiano ha fatto la parte del leone con 11 miliardi, il 42%. Il programma Pepp è arrivato a 182 miliardi al 15 maggio e conosceremo a breve la quota italiana.Pur con molte remore e limitazioni, la Bce sta svolgendo il suo ruolo da tempo. Perché, se la fontana era aperta, il cavallo non è stato portato ad abbeverarsi? Lo si vuole condurre verso la pozza maleodorante del Mes?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/gli-altri-aumentavano-le-aste-noi-dormivamo-2646056249.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-4-giorni-con-i-btp-avremmo-potuto-incassare-come-con-il-salvastati" data-post-id="2646056249" data-published-at="1590097913" data-use-pagination="False"> In 4 giorni con i Btp avremmo potuto incassare come con il Salvastati l Btp Italia anti Covid ha permesso al Tesoro di raccogliere in soli 4 giorni più di 22 miliardi di euro. Accettando le domande non accolte sarebbe arrivato quasi a 35 miliardi, più o meno la cifra promessa dal Mes, il fondo Salvastati. I sostenitori duri e puri dell'Europa sostengono che solo uno Stato sciocco preferisce andare sul mercato domestico e approvvigionarsi con un tasso dell'1,4%, quanto può ottenere soldi dal Mes a un tasso dello 0,1%. La differenza però sta nel fatto che nel secondo caso ci sono numerose condizioni, riassumibili nel fatto che il denaro può essere usato esclusivamente per il comparto sanitario e che impone una verifica ad ampio spettro da parte della ex Troika. debito pubblico È vero, gli ultimi governi sono stati un disastro i materia di debito pubblico. In generale, tutti gli italiani sono un disastro in materia di debito pubblico, per il semplice fatto che tutti noi abbiamo subito l'aumento delle tasse e ci siamo fatti fregare dalla bufala degli evasori che contribuiscono a peggiorare la situazione debitoria. Il risultato finale è che siamo arrivati ad affrontare la pandemia con il fardello più pesante dentro il perimetro dell'euro. Consegnare però le chiavi di casa ad altri significa non vedersele più restituire. Lo insegna la storia. Ecco che dall'altra parte si apre la strada della ricchezza privata. E quanto sta accadendo in questi giorni spiega come il risparmio possa essere un salvagente, seppur pieno di pericoli. Lo Stato italiano è certamente costretto a garantire ai cittadini che gli prestano i soldi un rendimento un po' più goloso. In compenso, ottiene la stabilità che il mare aperto delle aste non garantirebbe. Non a caso chi ha acquistato i Btp Italia otterrà un premio se non vende prima della scadenza. Ma il contentino dell'8 per mille non è il solo vantaggio. I Btp Italia sono nei fatti una protezione dalla patrimoniale. Qui sta l'equilibrio delicato della politica. Se ci fidassimo di chi ci governa, avremmo probabilmente già risolto il problema del debito pubblico. Su 2.400 miliardi investiti e di proprietà degli italiani basterebbe metterne 500 in una emissione extra e tutto rientrerebbe. Solo che i contribuenti temono (a ragione) che in due anni tutta la cifra si possa sprecare, magari con maxi redditi di cittadinanza o altre regalie elettorali. Così si è costretti a procedere con una sorta di mediazione. E questo nei fatti è il Btp Italia. Fornire liquidità in modo volontario renderà molto meno probabile che a fine anno, in occasione della legge Finanziaria, venga applicata la patrimoniale. Come abbiamo già spiegato su queste colonne, non ci riferiamo al prelievo forzoso di Giuliano Amato, ma a ulteriori tasse o, peggio, (se ne discute al Mef) la conversione di una parte dei conti correnti in obbligazioni permanenti. Queste - è bene spiegarlo - non garantirebbero alcun vantaggio a chi le detiene, ma solo a chi le emette. Purtroppo chi elogia la bontà del Mes dimentica che il costo del denaro non è tutto. Il rischio patrimoniale con il Mes non diminuisce, ma aumenta. Dunque dove starebbe il vantaggio per i cittadini italiani? La politica non è fatta solo di cedole e tassi, ma di valutazioni di pancia. E di scelte strategiche. Come ha sintetizzato bene il mese scorso in una lunga intervista Giovanni Bazoli che, ovviamente sul Corriere, ha sollecitato gli italiani a partecipare a una maxi emissione. E Bazoli non si può certo tacciare di sovranismo. È un banchiere che ha fatto tanta politica. il capo di intesa Non a caso ieri sul tema è intervenuto anche il capo di Intesa, Carlo Messina. «L'eccellente esito del collocamento del Btp Italia, con una considerevole sottoscrizione da parte degli investitori istituzionali e retail è la dimostrazione di quanto il debito italiano sia considerato sostenibile in un'ottica di medio e lungo periodo», ha spiegato, aggiungendo che «allo stesso tempo la forte domanda conferma l'elemento di forza rappresentato dal risparmio degli italiani. Quando si verificano le condizioni, il risparmio privato italiano manifesta interesse nei confronti del nostro debito pubblico, con l'effetto di stabilizzarlo ulteriormente e di migliorare le prospettive generali della nostra economia. Tanto più in un contesto che può godere di maggiore fiducia nell'evoluzione delle politiche europee come quello attuale». Come dire, prima ci si rafforza in casa, poi si cerca un dialogo in Europa. In sintesi, è meglio chiedere soldi quando se ne ha meno bisogno rispetto a quando si ha l'acqua alla gola. E in questi gironi il sistema bancario e pure quello del risparmio gestito si stanno muovendo compatti a favore della stabilità del nostro debito. Ad esempio, Unicredit, per bypassare la situazione di mezzo lockdown, ha collocato il 43% dell'offerta per gli investitori individuali attraverso i canali digitali. Ed è tanto, perché il Btp è un tipico prodotto da sportello destinato alla clientela agée. Significa che anche la banca di Jean Pierre Mustier ha spinto il prodotto. E che il momento è maturo. Ieri, Assogestioni ha diffuso i dati della raccolta del trimestre. C'è stato un calo di 12 miliardi. Ma su una massa di oltre 2.140. Significa che non c'è alcuna fuga in atto. E che i margini per collocare Btp lungo la Penisola possono crescere ancor di più.
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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