2020-09-12
Giuseppi voleva fare lo show alla Rai ma ha finito prima ancora di iniziare
Giuseppe Conte in una delle sue ospitate in Rai (Ansa)
La sua partecipazione a «Domenica in», per la ripresa della scuola, è stata goffamente annunciata e smentita nel giro di poche ore, terremotando la tv di Stato. E arrivano pure i rilievi del Quirinale sul dl Semplificazioni. Il premier italiano non è Giuseppe Conte ma una soubrette. Anzi la decana delle soubrette, Mara Venier, che a metà pomeriggio è stata costretta a rimediare all'ennesimo incidente diplomatico di palazzo Chigi. «Mi sarebbe piaciuto che il presidente del Consiglio mandasse un augurio agli studenti e agli insegnanti per la ripresa del nuovo anno scolastico. Era un'idea in corso ma il presidente ha preferito declinare la registrazione del videomessaggio per evitare che la scuola diventi occasione di polemiche. E allora il buon rientro a scuola lo farà la zia Mara». Quella dell'«idea in corso» è una giustificazione traballante perché Conte scalpitava e aveva organizzato tutto per salire in cattedra. Confermando una predisposizione da maestro Manzi, aveva pianificato di parlare alla nazione domani alle 14 con un videomessaggio a Domenica In. Sarebbe uscito da uno schermo ripreso dalle telecamere nella trasmissione della Venier su Rai 1, nell'orario di massima audience, per «rivolgere un in bocca al lupo a studenti e docenti». Almeno questo aveva annunciato in mattinata la conduttrice alla conferenza stampa di presentazione del programma. Conte compare, parla, scompare. Un ologramma. Il motivo ufficiale è la ripartenza della scuola. L'Italia è l'ultimo paese in Europa a rimandare in classe gli studenti, i nuovi banchi da distanziamento non ci sono (né quelli a rotelle, né quelli fissi), le regole di trasporto e permanenza sono confuse, le mascherine vanno portate da casa e la febbre va misurata dai genitori sulla fiducia; lo scenario sarebbe da film satirico, se non si trattasse della salute dei nostri figli. E allora il presidente aveva pensato di ammortizzare le critiche con un'operazione simpatia nazionalpopolare e messaggio stile Kim Jong-un, il dittatore coreano, per prendere tempo. C'era anche qualcosa di psicanalitico nell'intento dell'inquilino di Palazzo Chigi, quasi a voler indicare alla scuola la strada che lui predilige: gli alunni a casa e il docente in videoconferenza, secondo i dettami del lockdown permanente dei cervelli che il governo auspica. Il messaggio a distanza lo avrebbe sollevato ancora una volta dal più fastidioso degli inconvenienti che l'informazione porta con sé: il contraddittorio, le domande, i giornalisti. Nel coprire di panna i problemi il premier è insuperabile e Domenica In sarebbe stato il contenitore ideale per farlo. L'idea era venuta a Mara Venier, che in un primo momento aveva espresso l'intenzione di invitare il ministro Lucia Azzolina e poi aveva tentato l'upgrade, trovando porte aperte da Rocco Casalino. La conduttrice aveva informato il direttore di Rai 1, Stefano Coletta, che superficialmente le aveva dato il via libera senza valutare le curve a una settimana dalle elezioni regionali. Così l'annuncio in conferenza stampa ha sorpreso i vertici Rai all'oscuro di tutto, l'ad Fabrizio Salini e il presidente Marcello Foa, quest'ultimo molto attento al rispetto della par condicio e particolarmente irritato. Dopo una burrascosa riunione in azienda, Coletta ha deciso di fare retromarcia sulla bislacca idea post sovietica e Conte ha accettato per tre motivi: la scuola è un tema da non intestarsi, le opposizioni erano sul piede di guerra. E soprattutto stavano per uscire le valutazioni negative del capo dello Stato, Sergio Mattarella, sull'operato del governo. Dopo aver firmato il decreto Semplificazioni, il presidente della Repubblica ha mandato un warning a Palazzo Chigi con una lettera di rilievi sulla cattiva abitudine di farcire le leggi con i più disparati emendamenti, come se tutto fosse un eterno Milleproroghe. Il Colle invita il governo a «vigilare affinché nel corso dell'esame parlamentare dei decreti legge non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto alle finalità dei provvedimenti d'urgenza». Come dire che per finanziare biciclette e monopattini c'è sempre tempo. Senza contare che il Quirinale (Mattarella è stato ministro dell'Istruzione) ha fatto trapelare preoccupazione per la gestione proprio del ritorno a scuola dei ragazzi italiani. A questo punto Conte ha preferito defilarsi. Una conversione a U determinata anche dalla reazione dell'opposizione per il possibile inopportuno spot del premier a sette giorni dalle elezioni regionali, che avrebbe costretto il governo a dare eguale spazio di replica al centrodestra immediatamente insorto. La prima a sottolineare l'anomalia è stata Giorgia Meloni: «Rai 1 ci fa sapere che, a una settimana dal voto, il presidente del Consiglio rivolgerà un messaggio alla nazione durante Domenica In. Benvenuti in Corea del Nord». Fratelli d'Italia ha anche comunicato che avrebbe presentato un'interrogazione parlamentare in commissione di vigilanza Rai e un esposto all'Agcom. Matteo Salvini ha commentato: «Sono sicuro che la Rai darà lo stesso spazio al capo dell'opposizione lo stesso giorno e sulla stessa rete. In caso contrario abbiamo pronte le denunce». Maretta fra gli stessi grillini: «Conte a Domenica in era una scelta indifendibile», ha tuonato il senatore Primo Di Nicola, dicendo «no alla politica spettacolo». La minoranza non ha fatto altro che riaprire un dossier di metà gennaio, quando un intervento del leader della Lega a Porta a Porta (fra il primo e il secondo tempo di Juventus-Roma di Coppa Italia) aveva suscitato la clamorosa reazione della sinistra, a pochi giorni dalle regionali in Emilia Romagna. Allora Filippo Sensi, deputato del Pd ed ex portavoce di Matteo Renzi, aveva twittato: «Ma sbaglio o quello che ho visto nell'intervallo di Juve-Roma era quello del citofono, senza contraddittorio, in un imbarazzante comizio elettorale?». L'indignazione fa giurisprudenza per tutti e Conte non suonerà la campanella.
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)