2022-04-05
Giuseppe Patanè. La sacralità pagana in mostra nel Duomo di Monreale
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L'installazione di Giuseppe Patanè, Athanor, nella Cappella di San Benedetto del duomo di Monreale/Ph. Elisabetta Cinà Pathos Adv
Una suggestiva installazione nel sontuoso Duomo di Monreale e una personale allestita (sino al 24 aprile 2022) al Museo Civico, nel complesso monumentale del Palazzo di Guglielmo II. La cittadina siciliana rende omaggio a Giuseppe Patanè, stilista e artista fra i più interessanti del panorama contemporaneo.Istrionico, empatico, ironico, simpatico come solo i siciliani sanno essere, avere la fortuna di incontrare Giuseppe Patanè è sicuramente un grande «valore aggiunto ». Perché prima dell’artista, ad emergere è il suo lato umano, la sua sensibilità per gli altri e la sua angoscia per i mali del mondo, che esterna e, in un certo senso, esorcizza, attraverso la sua arte. Lo spettro della guerra, il dolore di donne e bambini, il grido della natura che si ribella all’incuria e alla crudeltà dell’uomo, persino la violenza della corrida (che Patanè illustra con una straordinaria serie di opere intitolate (X)Orrida…), entrano di prepotenza nelle sue opere. Opere di una potenza straordinaria, che colpiscono gli occhi e il cuore. Opere dipinte con le mani! Mani sapienti, che dominano tele, plasmano magma, piegano metalli. Si. Perché Patanè, che dalla realtà e dalla natura trae ispirazione, usa la natura per creare. E così facendo la nobilita e la rende viva. Patanè può piacere o non piacere, ma davanti a ciò che crea non si può restare indifferenti. Perché davvero lui è energia pura. Ed energia pura sono le sue opere, così intense e forti, primordiali, contemporanee e barocche, proprio come la sua Sicilia, la terra delle sue origini, la custode delle sue radici, il suo buen retiro . E la sua Sicilia ha voluto ringraziarlo con un grande onore, mai toccato ad alcuno prima di lui: è infatti di Giuseppe Patanè la prima opera «profana» ad entrare in quella cascata d’oro che è il Duomo di Monreale, scrigno di mosaici bizantini fra i più belli al mondo, secondi solo – per estensione - a quelli di Santa Sofia ad Istanbul. Esposta fino all’8 aprile 2022 nella Cappella di San Benedetto, l’installazione, ispirata alle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri e realizzata in occasione delle celebrazioni per il 700° anniversario della morte del Sommo poeta, si intitola Athanor - nome che evoca il forno alchemico dove si alimenta il fuoco vivificatore e purificatore - e vuole essere messaggio di redenzione e di rinascita, non solo artistica e culturale, ma anche morale ed etica. L'opera, alta circa 6 metri, segue uno sviluppo verticale, suddiviso in tre pannelli sovrapposti, e si presenta come una composizione monumentale nella quale prevale la tensione plastica delle figure: in un vorticoso slancio verso il cielo, con un intreccio spettacolare di figure, forme e colori, le une che generano le altre, Patanè riassume il viaggio dantesco condensandolo in un’unica realtà immaginifica, che si trasforma in un viaggio interiore, dall’oscurità alla luce. Il «viaggio » alla scoperta delle opere di Giuseppe Patnè prosegue invece dal Duomo al Palazzo di Guglielmo II, complesso monumentale voluto e costruito nel XIIesimo secolo dall’omonimo re normanno noto come «il buono », sovrano colto e illuminato, a cui Dante riserva un posto in Paradiso, fra gli spiriti giusti. Qui, nelle sale del Museo Civico, si snodano 30 opere, tra dipinti e sculture, della produzione più recente dell’artista siciliano: Magma il titolo della mostra e, per ben capirne il senso più intrinseco, illuminanti sono le parole del curatore, il critico d’arte mantovano Carlo Micheli «Il titolo allude al materiale creativo che ribolle, puro e libero dalle costrizioni della forma, nelle profondità della mente di Giuseppe Patanè, Demiurgo estroso e ribelle, che, un po’ per noia e un po’ per incoscienza, rifiuta il ruolo di riproduttore seriale di archetipi, intervenendo direttamente sulla struttura stessa delle idee. Nascono così nuovi modelli estetici, complessi come romanzi russi nella formulazione, ma efficaci e diretti come slogan pubblicitari per quanto concerne la fruibilità». Di particolare interesse, all’interno del percorso espositivo, la serie dei Tori, che Patanè ritrae nel massimo della loro forza, potenza e bellezza e il gruppo di opere denominate Viscere, dove i volti degli eroi omerici e degli dèi greci, scolpiti nella pietra lavica, conducono il visitatore all’interno di una dimensione mitologica così presente nelle quotidianità della Sicilia.