2023-05-19
Giorgetti a gamba tesa sulla Juve: «Le andrebbe sequestrato lo stadio»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro: «Se colpevole di falso in bilancio, al club non toglierei punti ma soldi. Si potrebbe agire su un bene di proprietà». Lunedì i bianconeri conosceranno l’esito del ricorso sulla penalità: coppe europee a rischio. Se al posto della giustizia sportiva ci fosse l’Agenzia delle Entrate, alla Juventus andrebbe sequestrato lo stadio di proprietà. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle finanze, entra duro come Giorgio Chiellini in partita e butta lì un’idea per nulla banale per risolvere i vari processi al club degli Agnelli Elkann. È una battuta, ovviamente, e lo ha spiegato il ministro stesso, ma a quattro giorni della sentenza che deve decidere quanti punti togliere ai bianconeri è un’uscita che tiene alta la tensione e fa anche un po’ capire che cosa pensino al governo della giustizia sportiva. Il ministro leghista, grande tifoso di basket, mercoledì ha parlato di calcio con la Gazzetta dello Sport di Urbano Cairo e non ha certo fatto sfoggio di diplomazia, come era uso fare quando c’era qualche polemica che riguardava la Juventus di Gianni Agnelli. «Ultima battuta: se la Juventus, e dico se, ha fatto un falso in bilancio, perché togliere i punti?», ha osservato Giorgetti, «Se ragionassimo come l’Agenzia delle Entrate, le sequestrino lo stadio che nel caso della Juve è un bene di proprietà». Un ragionamento del genere, pronunciato dal ministro da cui dipende l’Agenzia delle Entrate, avrà fatto scorrere un brivido lungo la schiena degli amministratori bianconeri. L’Allianz Stadium è il puntello decisivo dei bilanci della Juve, da anni regolarmente in perdita. Tuttavia è stato lo stesso Giorgetti a precisare che stava facendo una semplice battuta e se proprio vogliamo dirla tutta, per la Juventus il vero rischio non erano le misure cautelari per gli ex manager, misure che la Procura di Torino aveva chiesto e il gip negò, ma un eventuale provvedimento di commissariamento della società da parte del Tribunale. Commissariamento che avrebbe compreso anche la gestione dello Stadium. Ma tornando alla proposta choc del sequestro, va ricordato che in serie A soltanto Juve, Udinese e Sassuolo hanno un impianto di proprietà e quindi si aprirebbe il problema di che cosa confiscare a tutti gli altri, che sono in affitto dal Comune o dal Coni. Al di là delle battute, Giorgetti si è fatto portavoce anche di un certo fastidio per il mondo della giustizia sportiva, che risponde a logiche tutte sue, spesso incomprensibili ai più. Il ministro ha sottolineato che la domanda di giustizia «nel calcio è talmente forte e articolata che bisognerebbe ripristinare la correttezza nei comportamenti e nei commenti». Ma non basta. Per il ministro, «purtroppo si sta verificando una situazione parossistica con i tifosi che fanno il tifo per i giudici sportivi. Mi rendo conto che il tema è delicato, ma certo va ripensato tutto. È evidente che il sistema di giustizia sportiva degli anni Sessanta e Settanta non può più funzionare». Non solo: «La terzietà c’è, però non è possibile che gli organi di giustizia sportiva vengano nominati dal vincitore delle elezioni federali. E poi ci sono consiglieri di Stato, avvocati dello Stato e consiglieri della Corte dei Conti che sono impegnati gratuitamente in faticosissimi processi sportivi, ma ognuno deve fare il suo mestiere». Del resto non è un mistero che il ministro dello Sport, Andrea Abodi, stia pensando a una riforma della giustizia sportiva. Anche se si tratta di un campo minato per la concomitanza delle inchieste sulla Juventus e sulle altre società coinvolte nel pasticcio delle plusvalenze farlocche. Giorgetti a parte, per la Juventus non è davvero un bel periodo, nonostante l’orgogliosa rimonta in campionato fino al secondo posto. Una posizione in classifica che garantirebbe l’accesso alla prossima Champions League, ma che è doppiamente posticcia per via delle inchieste in corso in Italia e in Europa. Lunedì, la corte d’appello federale deciderà quanti punti togliere ai bianconeri sul filone delle plusvalenze: saranno probabilmente meno degli iniziali 15 punti, ma se già fossero nove la Juve scivolerebbe al quinto posto e con 12 sarebbe in settima posizione. Nei prossimi giorni, poi, è atteso il deferimento per i filoni d’inchiesta chiusi il 12 aprile e che riguardano «manovre stipendi, partnership e agenti». Anche qui si andrà al processo sportivo, con rischio di nuove penalizzazioni e squalifiche, anche se sono possibili patteggiamenti. Poi c’è il fronte Uefa, del quale si parla poco ma che a Torino è forse il più temuto. La giustizia sportiva europea può aspettare quella italiana, ma può anche procedere autonomamente entro agosto e valutare se due anni fa la Juventus mentì sul fairplay finanziario. Il club rischia almeno un anno di esclusione dalle coppe e, visto che la condanna si applicherebbe alla prima qualificazione centrata, ovviamente converrebbe ottenere subito un piazzamento Uefa. Infine, c’è l’attesa della Cassazione per il processo penale. Nei giorni scorsi i giudici di Torino hanno valutato come più che consistente la richiesta dei legali juventini di spostare il procedimento a Milano per competenza (la Juve è quotata in Borsa e il reato più grave sarebbero le false comunicazioni al mercato). Per la sentenza della suprema corte serviranno alcuni mesi e almeno qui la Juventus avrà una tregua dalla giustizia.
Marta Cartabia (Imagoeconomica)