2021-05-25
Giallo sulla proprietà dell’impianto. Pronti i primi avvisi di garanzia
Il procuratore: non è ancora chiaro se la linea appartiene alla Regione Piemonte oppure al comune di Stresa. La struttura del Mottarone aveva superato i collaudi (sulla carta). Arrivano anche gli ispettori del ministero Nonostante l'ultimo controllo delle centraline idrauliche di frenatura sia del 3 maggio scorso e la prova con simulazione di rottura dei cavi sia stata superata a dicembre 2020, il sistema dei freni di sicurezza sembra non aver funzionato, altrimenti la cabina della funivia che dal versante piemontese del lago Maggiore collega Stresa al monte Mottarone si sarebbe bloccata. O, almeno, avrebbe rallentato la sua corsa. E invece si è schiantata poco prima di raggiungere la fine del percorso. A pochi metri dall'attracco, con il manovratore pronto a far scendere i passeggeri, la fune si è spezzata e la cabina ha cominciato a tornare indietro. I freni d'emergenza avrebbero dovuto bloccarla e tenerla ferma lì fino all'arrivo dei soccorsi. E invece è ripartita in velocità, in discesa, e, dopo l'ultimo pilone che era stato superato durante la salita, si è staccata dagli altri cavi, rimasti intatti, ed è andata giù. La dinamica della tragedia è stata ricostruita più o meno così nella comunicazione informativa che i carabinieri hanno messo a punto per i magistrati con la prima ricostruzione dei fatti. Sulla copertina ci sono i nomi dei passeggeri. Tutti morti. Tranne uno, un bambino israeliano, Eitan, che è in ospedale. Le sue condizioni sono gravi. «C'è un cauto ottimismo, ma non possiamo dire che sia fuori pericolo», spiega Giorgio Ivani, direttore della Rianimazione pediatrica dell'ospedale infantile Regina Margherita. Il governatore del Piemonte Alberto Cirio, che è stato in ospedale per fargli visita, fa sapere che «non sono emerse lesioni né al cervello, né al midollo. E non ha subito traumi al volto». Tra i sanitari c'è chi ipotizza che «per essere riuscito a sopravvivere al terribile impatto è probabile che il papà, di corporatura robusta, abbia avvolto con un abbraccio istintivo suo figlio prima di morire». E mentre si sta cercando di stabilire se la funivia del Mottarone sia di proprietà del Comune di Stresa o della Regione Piemonte, è stato aperto un fascicolo per «omicidio colposo plurimo» e «lesioni colpose», ma si sta valutando anche il reato di «attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo». L'inchiesta sta andando avanti con una certa velocità. Il procuratore di Verbania Olimpia Bossi precisa che nella vicenda sono coinvolti più soggetti: «C'è la società che gestisce l'impianto, Ferrovie del Mottarone, ci sono le società che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione nel biennio 2014-2016, e c'è una società incaricata della revisione annuale». L'ultima sarebbe stata effettuata nel novembre 2020, sei mesi fa. «Stiamo acquisendo i report finali», spiega il procuratore, «che per legge devono essere trasmessi a un ufficio periferico territoriale del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Anche sulla scorta di quello che emergerà avremo un quadro completo». Potrebbe essere una delle cause che ha portato la caduta della cabinovia, nonostante la manutenzione dell'impianto, sulla carta, sembrerebbe in regola. L'azienda altoatesina Leitner, responsabile della manutenzione dell'impianto, si dichiara a disposizione della magistratura, e precisa che «i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore». Oltre ai controlli sui freni, del 3 maggio, erano state eseguite verifiche su tutti i componenti meccanici di sicurezza, come previsto dalla revisione quinquennale (erano in scadenza ad agosto 2021, ma sarebbero stati anticipati all'1 aprile), e anche le prove di funzionamento dell'intero sistema d'azionamento, eseguiti il 18 marzo 2021, erano andati a buon fine. Il 5 novembre 2020, poi, l'impianto avrebbe superato il controllo periodico delle funi. L'1 dicembre 2020, infine, sarebbe stata effettuata perfino la prova che prevede una simulazione della rottura della fune traente, con conseguente attivazione del freno d'emergenza. Qualcosa, però, non ha funzionato. «È un incidente impossibile», spiega Giampiero Orleoni, presidente di Arpiet, «certamente qualcosa lo ha scatenato, qualcosa al di fuori delle norme che vengono applicate. Sicuramente è subentrato qualcosa che va al di là delle norme previste. Se tutto fosse stato rispettato non sarebbe successo».Per le iscrizioni sul registro degli indagati manca un dettaglio importante: in occasione dell'ultima riqualificazione della funivia, durante la quale la Regione ha stanziato un importante contributo, era previsto il passaggio di proprietà dell'impianto al Comune. «Ma», fa sapere il procuratore, «non è ancora chiaro se questa procedura sia stata completata». Bisogna ancora chiarire, insomma, se l'ente proprietario è la Regione o il Comune di Stresa. Anche se il sindaco di Stresa, Marcella Severino, ha subito comunicato che, siccome la procedura non è stata finalizzata, «la proprietaria è la Regione».Da domenica l'area è sotto sequestro. Per consentire gli accertamenti irripetibili, che richiedono la presenza dei consulenti di parte, inoltre, i magistrati dovranno procedere alle iscrizioni nel registro degli indagati.E c'è aria di avvisi di garanzia. E mentre in Procura si sta scegliendo a chi affidare una superperizia (sembra che si stia pensando di rivolgersi al Politecnico di Torino, in particolare agli esperti di impianti a fune), anche il governo è impegnato ad accertare le cause della tragedia. Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha già inviato gli ispettori ministeriali. La Commissione di esperti sarà presieduta dal professor Gabriele Malavasi e dovrà redigere una relazione da presentare al ministro sulle cause tecniche e organizzative che hanno provocato l'incidente.