2024-05-10
Gerusalemme scarica Biden: «Hamas lo ama»
Joe Biden e Bibi Netanyahu (Ansa)
Il portavoce statunitense John Kirby conferma la linea della Casa Bianca: «Invadere Rafah rafforzerebbe i terroristi nei negoziati». Israele reagisce duramente: Bibi Netanyahu ribadisce di voler andare avanti anche da solo, poi il ministro Ben Gvir passa agli insulti.È nuovamente scontro tra Washington e Gerusalemme su Rafah. Ieri, il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americano, John Kirby, ha detto che un’operazione estesa contro la città «rafforzerebbe di fatto il ruolo di Hamas al tavolo dei negoziati», suggerendo come alternativa delle operazioni mirate contro la leadership della stessa Hamas. Parole, quelle di Kirby, che hanno fatto seguito a quanto affermato da Joe Biden mercoledì durante un’intervista alla Cnn. Nell’occasione, il presidente americano aveva detto di voler bloccare l’invio di bombe e proiettili d’artiglieria a Israele, qualora quest’ultimo avesse deciso di avviare un’invasione completa di Rafah. Una presa di posizione che ha creato non pochi malumori nello Stato ebraico. Di affermazione «molto deludente» ha parlato il rappresentante permanente di Israele all’Onu, Gilad Erdan. In un’implicita replica alla Casa Bianca, Benjamin Netanyahu ha invece postato su X un discorso di qualche giorno fa in cui diceva: «Se Israele sarà costretto a restare da solo, Israele resterà da solo». Ad alzare il tiro contro Biden è poi stato il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, che ha twittato: «Hamas ama Biden». Una critica durissima, che ha portato il presidente israeliano, Isaac Herzog, a intervenire per cercare di gettare acqua sul fuoco: oltre a bollare il commento di Ben Gvir come «offensivo», Herzog ha definito Biden «un grande amico dello Stato di Israele».Come che sia, a lasciare intendere la volontà israeliana di tirare dritto su Rafah è stato ieri anche il ministro della Difesa di Gerusalemme, Yoav Gallant. «Da qui dico ai nemici di Israele e ai suoi migliori amici: lo Stato di Israele non può essere sottomesso», ha detto, per poi aggiungere: «Raggiungeremo i nostri obiettivi, colpiremo Hamas, distruggeremo Hezbollah e porteremo sicurezza». D’altronde, secondo Nbc News, Netanyahu non sarebbe disposto ad accettare alcun accordo sugli ostaggi, che includa uno stop all’offensiva contro Rafah. Un’operazione, quest’ultima, che ieri Hamas è tornata a criticare, mentre una sua delegazione lasciava il Cairo, dopo aver partecipato a dei colloqui sul cessate il fuoco. A lasciare nel tardo pomeriggio di ieri la capitale egiziana è stato anche il team negoziale israeliano assieme al direttore della Cia, William Burns.Ma attenzione, perché la minaccia ventilata da Biden a Israele ha spaccato anche la politica americana, irritando innanzitutto il Partito repubblicano. «Ciò che Biden sta facendo nei confronti di Israele è vergognoso. Se qualche ebreo votasse per Joe Biden, dovrebbe vergognarsi di sé stesso», ha dichiarato Donald Trump. Il senatore Tom Cotton ha inoltre invocato un impeachment contro il presidente, mentre lo Speaker della Camera, Mike Johnson, e il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, hanno inviato una lettera congiunta alla Casa Bianca, chiedendo spiegazioni sulla questione della fornitura delle armi a Israele.Il Partito democratico americano, dal canto suo, si è ritrovato attraversato da significative fibrillazioni. Se la sua ala progressista ha salutato con favore le parole di Biden, il senatore della Pennsylvania, John Fetterman, si è detto «strenuamente in disaccordo» con il presidente. Probabilmente, con le dichiarazioni di mercoledì, Biden spera di evitare che, alle presidenziali di novembre, possano esserci delle defezioni tra l’estrema sinistra dem, che è collocata su posizioni radicalmente filopalestinesi. Il punto è che quest’area politica non si accontenterà e continuerà prevedibilmente a chiedere al presidente delle misure sempre più marcatamente anti-israeliane.Il vero problema è che Biden non si sta dimostrando in grado di creare le condizioni concrete per una svolta diplomatica. Peggio ancora, continua a trasmettere segnali contraddittori: prima firma un pacchetto di aiuti militari a Israele e, poco dopo, minaccia di bloccare l’invio di armi offensive allo Stato ebraico. Una contraddittorietà che indebolisce la credibilità internazionale di Washington, fiaccandone anche la capacità di deterrenza nei confronti dell’Iran. Proprio l’Iran è infatti il principale finanziatore di Hamas, oltre che di Hezbollah e degli Huthi. E, nonostante qualche recente sanzione, il presidente non ha ancora ripristinato la politica di «massima pressione» su Teheran, adottata dal predecessore. Anzi, due settimane fa il Dipartimento di Stato si è rifiutato di smentire che Biden stia ancora portando avanti dei colloqui indiretti con il regime khomeinista per ripristinare il controverso accordo sul nucleare iraniano. Assumendo una linea di maggiore severità verso gli ayatollah, Biden potrebbe indebolire Hamas, rassicurare i sauditi e avere una migliore leva negoziale per spingere Netanyahu a ridurre la pressione militare su Gaza.Eppure il presidente americano si ostina a non rilanciare la linea della «massima pressione», perché, se lo facesse, darebbe di fatto ragione a Trump nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali di novembre. Ed eccoci così all’impasse mediorientale. Biden ha minacciato di non fornire le armi offensive a Israele senza aver prima ripristinato un minimo di deterrenza verso Teheran. Ciò renderà gli ayatollah più disposti a osare: giusto ieri, Hezbollah ha lanciato nuovi missili contro Israele, mentre gli Huthi sono tornati a minacciare le imbarcazioni nel Mar Rosso. Biden, insomma, non sembra avere granché le idee chiare su come stabilizzare il Medio Oriente. Una regione sul cui destino aleggia l’incognita delle ambizioni -soprattutto nucleari- di Teheran.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco