2024-12-29
La Germania verso un governo pacifista. Musk tira dritto ed elogia ancora Afd
Merz, candidato dell’Unione, punta ad accelerare la trattativa sull’Ucraina, ma c’è l’incognita della possibile coalizione.Come da copione, il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha sciolto il Bundestag e indetto nuove elezioni. Nella storia della Germania postbellica, è la quarta volta che gli elettori vengono chiamati a un voto anticipato. Dal 1949 a oggi, infatti, solo in tre occasioni la legislatura era finita prima del tempo: nel 1972 con Willy Brandt (Spd), nel 1982 con Helmut Kohl (Cdu) e nel 2005 con Gerhard Schröder (Spd). Stavolta, invece, è toccato a Olaf Scholz, che ha visto crollare la coalizione semaforo a novembre, al termine di una crisi di governo inaugurata dalla sua lite con il leader della Fdp, Christian Lindner, che allora era anche ministro delle Finanze. Constatata l’impossibilità di comporre una maggioranza alternativa o, al limite, di andare avanti con un governo di minoranza fino alla naturale scadenza della legislatura (settembre 2025), lo scorso 16 dicembre Scholz è stato costretto a chiedere la fiducia al Parlamento. Che, ovviamente, gliel’ha negata, aprendo le porte a elezioni anticipate. E così l’altro ieri, dalla sua residenza di palazzo Bellevue, Steinmeier ha annunciato lo scioglimento del Bundestag e ha reso nota la data del voto: il prossimo 23 febbraio. Ossia proprio il giorno che avevano concordato Spd e Unione (Cdu/Csu). Ma come si presentano i partiti a questo inedito appuntamento elettorale? Allo stato attuale, l’Unione (formata dalle «sorelle» Cdu e Csu) guida la classifica con circa il 30% delle preferenze. Sebbene possa sembrare una percentuale molto elevata, in realtà per la «balena bianca» tedesca si tratta del minimo sindacale: nei decenni, infatti, l’Unione ha veleggiato anche oltre il 40% dei consensi. Per quanto siano lontani dal risultato horror del 2021 (24,1%), i cristianodemocratici non si sono ancora del tutto ripresi. Complici i disastri provocati da Angela Merkel, che ha decisamente spostato il partito a sinistra, l’attuale dirigenza della Cdu sta tentando in ogni modo di recuperare terreno a destra, soprattutto inasprendo i toni anti-immigrazione. Il punto debole dell’Unione, semmai, è rappresentato dal candidato alla cancelleria, ossia quel Friedrich Merz che - sondaggi alla mano - non scalda particolarmente il cuore dell’elettorato. Giusto l’altro ieri lo ha fatto notare sul Tagesspiegel l’esperto di elezioni Matthias Jung, che ha parlato esplicitamente di un «problema Merz» per l’Unione. Il primato dei cristianodemocratici, comunque, non sembra in dubbio. E questo aspetto può avere ripercussioni anche sul delicato conflitto russo-ucraino, dato che Merz pare intenzionato ad accelerare per le trattative di pace. Proprio ieri, infatti, il leader della Cdu ha dichiarato che la Germania parteciperà a una forza internazionale di peacekeeping in Ucraina solo su un chiaro mandato internazionale, che «per il momento non vedo», e in accordo con la Russia di Vladimir Putin.Al secondo posto nelle rilevazioni, invece, si piazza l’Afd, che si attesta intorno al 20%. Se il risultato fosse confermato alle urne, per i sovranisti tedeschi si tratterebbe di un risultato storico, che permetterebbe loro di raddoppiare i consensi rispetto al 2021. L’endorsement di Musk e i fatti di Magdeburgo, inoltre, potrebbero imprimere una spinta decisiva alla loro campagna elettorale. Proprio ieri, incurante degli attacchi di Steinmeier, il patron di X è tornato a tessere le lodi dell’Afd con un suo intervento sulla Welt am Sonntag, spiegando che il partito non può essere assolutamente definito di «estrema destra» e che, anzi, si tratta di una forza pragmatica in grado di bloccare l’immigrazione selvaggia e di risollevare le sorti dell’economia tedesca. L’articolo di Musk, peraltro, ha sollevato un vero polverone all’interno della redazione della testata, con alcuni giornalisti che avevano chiesto di non pubblicarlo. Ma l’editore è stato irremovibile: «Il giornalismo», ha dichiarato in una nota, «si fonda sulla libertà di espressione, che rimarrà la nostra bussola anche in futuro».Più indietro, con circa il 15% delle preferenze, si trova poi la Spd. Che, ovviamente, non se la passa per niente bene. A correre per la cancelleria sarà, ancora una volta, Olaf Scholz: a quanto pare, all’interno del partito non c’erano alternative credibili a un leader dimissionario e sfiduciato. In una situazione simile, del resto, si trovano anche i Verdi (dati al 12%) che, dopo innumerevoli scoppole elettorali, stanno ristrutturando tutto il loro organigramma. In mezzo a tanta confusione, l’ha spuntata di nuovo Robert Habeck, che potrà così rimanere incollato alla sua poltrona. Per quanto riguarda i partiti minori, la Fdp (3%) e la Linke (4%) dovranno lottare fino all’ultimo voto per garantirsi un posto in Parlamento: in Germania, infatti, la soglia di sbarramento è fissata al 5%. Stesso discorso per il Bsw della populista sinistrorsa Sahra Wagenknecht (5%), forte all’Est ma quasi inesistente all’Ovest (che però rappresenta l’80% dell’elettorato tedesco).Di fronte a questa geografia partitica piuttosto frammentaria, è difficile fare previsioni. Quel che è certo è che l’Unione - la quale ha escluso ogni accordo con l’Afd - potrebbe essere costretta a formare un governo piuttosto eterogeneo. Allo stato attuale, si parla di una possibile maggioranza Cdu-Spd-Fdp (già ribattezzata «coalizione Germania» dal colore dei tre partiti). Ma qui, appunto, è da vedere se le truppe di Lindner riusciranno a entrare al Bundestag. Se invece la «terza gamba» dovessero essere i Verdi, e cioè un’altra forza di sinistra, è probabile che Merz avrà serie difficoltà a mettere in pratica il suo programma conservatore.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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