2021-09-28
Il cda di Generali diviso su Donnet, ma definisce le regole del gioco
Philippe Donnet (Getty Images)
Tracciato l'iter per una lista del Consiglio. Nagel (Mediobanca) si aumenta lo stipendio.L'ultima battaglia della guerra di trincea per governare le Generali si è combattuta ieri in un cda durato cinque ore che ha deliberato a maggioranza la procedura che consente al Consiglio uscente di definire la lista di nomi per il nuovo board da votare in assemblea a primavera con Philippe Donnet candidato a essere confermato nel ruolo di amministratore delegato. In sostanza si tratta di un criterio, già usato per la governance di Tim e di Unicredit, per il quale sono state fissate regole e calendario dei lavori affidando un ruolo centrale al presidente Gabriele Galateri. L'iter va concluso almeno un mese prima dell'assemblea, quindi tra fine marzo e inizio aprile 2022. Ieri è stato inoltre deciso di costituire un comitato nomine ad hoc, composto solo da indipendenti, senza più rappresentanti degli azionisti, i cui lavori saranno guidato dallo stesso Galateri. Ma come era giù successo nel comitato nomine di venerdì, anche ieri il cda è rimasto spaccato: sarebbero stati quattro i voti contrari e nove quelli a favore. Da una parte del tavolo si è seduto il patto tra Francesco Gaetano Caltagirone (al 6,2% del Leone) e Leonardo Del Vecchio (il 22 settembre ha comprato ancora portandosi al 5,13%), a cui poi si è unita Fondazione Crt (all'1,2%). La «triplice alleanza» ora raccoglie il 12,56% del capitale. Sul fronte opposto, ci sono i rappresentanti di Mediobanca che il 23 settembre è salita al 17,2% con un prestito titoli sul 4,42% della durata di otto mesi, assicurandosi una maggioranza anche assembleare. Nella stessa squadra giocano De Agostini (all'1,7%) e la maggior parte degli altri consiglieri non esecutivi che già si sono espressi il 14 settembre (otto sì, tre no e un astenuto) per la riconferma di Donnet al timone. La battaglia per ora si gioca sul campo di Trieste ma con un occhio a quello di Piazzetta Cuccia, di cui Del Vecchio è socio con il 18,9% e Caltagirone con il 3%. L'anno scorso il patron di Luxottica aveva votato contro le politiche di remunerazione del 2020 dell'istituto guidato da Alberto Nagel ma a favore di quelle previste per il 2020-21. Nel corso dell'attuale esercizio il compenso dello stesso Nagel è salito a 4,17 milioni (+34% rispetto al 2019/2020) per effetto della componente variabile, quasi raddoppiata a 1,8 milioni. Per il direttore generale Saverio Vinci l'aumento è stato del 15%, riconducibile a una crescita da 1,17 a 1,5 milioni del bonus, mentre per il presidente, Renato Pagliaro, che non percepisce bonus, l'incremento è stato del 6% a 2,29 milioni. Va detto che nel 2020-21 l'utile netto di Mediobanca è balzato del 35%, il risultato di gestione del 20% e i ricavi del 5%, con una correlazione quindi tra retribuzione e risultati. Nella relazione sulla remunerazione si legge inoltre che il cda di Piazzetta Cuccia ha deciso di limitare il compenso variabile di ad e direttore generale a «una volta la remunerazione fissa».Vedremo come si muoveranno Del Vecchio e Caltagirone anche sul campo dell'assemblea di Mediobanca che si riunirà il 28 ottobre. Già dopodomani, giovedì 30 settembre, si terrà comunque la riunione dei soci del patto di consultazione della banca milanese, anch'esso incentrato sul bilancio e sulla preparazione dell'assemblea. Il patto light, che a fine 2018 con l'uscita di Unicredit ha sostituito lo storico patto di sindacato di Piazzetta Cuccia, dopo l'addio di Fininvest vincola il 10,73% del capitale. Nell'istituto guidato da Alberto Nagel si è intanto rafforzata, fino a diventarne primo socio col 19%, la Delfin di Del Vecchio. Nell'accordo parasociale la presenza di maggior peso è quella del gruppo Mediolanum della famiglia Doris (con una quota pari al 3,28%) e di Edizione dei Benetton (2,1%), questi ultimi presenti anche in Generali con quasi il 4%. Per entrambi, gli ultimi giorni sono stati caldissimi. E non per la «bora» che arriva da Trieste. Lo scorso 21 settembre il cda di Banca Mediolanum ha infatti preso atto delle dimissioni dalla carica di presidente e amministratore rassegnate dal fondatore Ennio Doris che dovrebbe comunque rimanere presidente onorario. Quanto ai Benetton, proprio mentre la holding Edizione stava valutando di unirsi al patto Caltagirone-Del Vecchio-Crt, il suo presidente (nonché mediatore fra i vari rami della famiglia) Enrico Laghi ieri è finito agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza sull'Ilva di Taranto, di cui era commissario straordinario. Vedremo se e come le due novità impatteranno sulla sfida in corso sul Leone.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo