2025-06-28
        Gay pride, qui Sala sfila. La comunità ebraica no
    
 
        Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Ansa)
    
Il sindaco si unirà alla manifestazione milanese pro Lgbt. Le associazioni gay israelite, invece, disertano: «Nel comunicato si parla di genocidio in Palestina».Come da consuetudine, anche quest’anno il sindaco di Milano Giuseppe Sala parteciperà al corteo del Milano pride 2025 che si tiene oggi. Il primo cittadino si unirà alla parata intorno alle 17.30, entrando nel corteo all’altezza di via Melzi d’Eril, e vi resterà fino alla conclusione della manifestazione. La serata, che si protrarrà fino alla mezzanotte, si aprirà con gli interventi delle associazioni, le istanze avanzate dalla comunità Lgbt e le rivendicazioni portate avanti dagli attivisti. Non mancheranno i saluti istituzionali e momenti dedicati all’intrattenimento. Successivamente, il pride in piazza Sempione continuerà con le esibizioni musicali di artisti « che condividono e sostengono i valori promossi dal Milano pride». Tra coloro che non ci saranno spiccano la comunità ebraica di Milano e Keshet Italia-Associazione ebraica Lgbtqia+ che non prenderanno parte al corteo. Alla base della decisione, il disaccordo sull’adozione del termine «genocidio» per descrivere la situazione nella Striscia di Gaza. «Purtroppo, per la prima volta nella mia vita, non potrò sfilare al pride di Milano insieme ai miei amici», afferma Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica, «perché è stato legittimato l’uso di termini che mettono a rischio la sicurezza della comunità ebraica, in particolare di chi è ebreo e Lgbti». Romano denuncia un clima crescente di ostilità, citando episodi recenti come le contestazioni avvenute a Roma contro l’associazione «Keshet Europe», che riunisce ebrei Lgbt europei, bersaglio di insulti come «assassini» e «terroristi». Episodi simili si sono verificati anche in occasione del Toscana pride, che ha rifiutato la partecipazione di «Keshet Italia» e delle sue bandiere arcobaleno con la stella di Davide. «Perché tanto odio contro gli ebrei Lgbti?», si chiede Romano. «È sconcertante che chi, a ragione, presta grande attenzione al linguaggio che genera odio e violenza, non si ponga alcun problema nell’adottare una parola tanto grave quanto pericolosa come “genocidio”. Un termine che, com’è noto, alimenta l’antisemitismo e mette nel mirino l’intera comunità ebraica italiana». Il documento politico ufficiale del Milano pride parla infatti di «genocidio documentato perpetrato dal governo israeliano in Palestina», un’espressione che Romano contesta fermamente. «Sono il primo a provare dolore e solidarietà per tutte le vittime civili di Gaza», chiarisce. «Ma definire ciò che accade come un genocidio è non solo falso, ma anche pericoloso. Nessuna figura istituzionale autorevole della Repubblica italiana ha mai utilizzato quel termine: non il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non il capo dello Stato Sergio Mattarella, né la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, e nemmeno la piattaforma della manifestazione pro-Gaza del 7 giugno. Persino la senatrice Liliana Segre ha respinto l’uso di quella parola orrenda». «Mi dispiace, ma non possiamo partecipare a un pride che adotta il linguaggio dell’odio e di chi perseguita le minoranze», conclude Romano, «siano esse ebraiche o Lgbt. Non va dimenticato che a parlare di genocidio in Palestina sono gli ayatollah iraniani, Hamas, Hezbollah, gli Huthi: gli stessi regimi e gruppi che imprigionano, torturano e impiccano le persone per il solo fatto di essere Lgbt. Io sto dalla parte di tutte le minoranze, sempre. Ma il pride di Milano, da che parte sta?». La risposta purtroppo è fin troppo semplice e lo stesso vale per il sindaco Giuseppe Sala.
        Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
    
        Francesca Albanese (Ansa)
    
        Emanuele Fiano (Getty Images)