2025-06-29
Gay pride Budapest, tensioni e incidenti scongiurati. Contestatori fermati dagli agenti
Nella capitale ungherese il corteo è stato deviato due volte. Balletto sulle cifre, gli organizzatori: «Siamo 200.000».Sembra essere filato tutto liscio al Pride di Budapest di ieri. Nonostante il divieto all’evento Lgbt imposto dal governo a marzo e gli avvertimenti di «conseguenze legali» da parte del premier Viktor Orbán, si parla già di «affluenza record». I dati sulla partecipazione non sono ancora del tutto chiari. Stando a quanto comunicato da alcune fonti del comune di Budapest, sarebbero 100.000 le persone che hanno sventolato le bandiere arcobaleno, oltre a cartelli sfottò contro il primo ministro. Poco dopo, il presidente dell’evento, Viktoria Radvanyi, ha comunicato che «il numero» dei partecipanti «è tra 180.000 e 200.000», aggiungendo che «è difficile stimare il numero esatto».A guidare il corteo, partito da Varoshaza Park, il sindaco della capitale ungherese, Gergely Karacsony, che è stato accolto con un’ovazione da parte dei partecipanti. Il primo cittadino di Budapest è stato infatti il promotore dell’evento: ha cercato di aggirare la legge che impedisce il Pride, presentando la manifestazione come un evento comunale. E a chi gli chiede se teme la pena detentiva di un anno, ha risposto che, in tal caso, aumenterebbe la sua popolarità. Le polemiche e le frecciatine dalla strada si sono trasferite anche sui canali social. Lo stesso sindaco di Budapest, nel commentare l’elevata partecipazione, ha scritto ironicamente su Facebook: «Grazie, Viktor Orbán, per aver promosso una società più tollerante». Ma a lanciare una stoccata contro il premier ungherese è stato anche il leader dell’opposizione, Peter Magyar, che è intervenuto su X, scrivendo: «L’obiettivo del regime è quello di mettere gli ungheresi contro gli ungheresi, di instillare paura e dividerci». Ha poi lanciato un appello: «Chiedo a tutti di non cedere a nessuna provocazione. Se qualcuno a Budapest subisce danni oggi, se qualcuno soffre, la responsabilità ricadrà esclusivamente su di lui: Viktor Orbán». L’invettiva è proseguita, con Magyar che ha ribadito: «Il nostro Paese non può più avere un primo ministro che non protegga e rappresenti ogni ungherese. Il compito di un leader non è fomentare l’odio, ma colmare le divisioni. Non deve dividere e provocare, ma tendere una mano e proteggere tutti i nostri concittadini». Da parte del premier ungherese tutto tace: nella giornata di ieri non è intervenuto in merito all’evento, ma si è limitato a condividere una foto con i suoi nipoti su Facebook, scrivendo: «Sono orgoglioso di loro».L’allerta è stata comunque ai massimi livelli, visto che accanto al corteo Lgbt si sono affiancate due manifestazioni dell’ultradestra: una ha tentato di invadere la piazza da cui partiva il Pride, mentre un’altra, organizzata dal partito Patria nostra (Mi Hazank), ha cercato di bloccare il ponte Szabadsag, che però è stato schivato dai manifestanti del Pride. Un deputato di Mi Hazank, Elod Novak, aveva infatti annunciato: «Se la polizia non fa nulla per impedire la marcia Lgbt, faremo noi con i nostri mezzi». Poco dopo, quattro esponenti del ’64 Counties youth movement si sono piazzati alla fine del Ponte Elisabetta, esibendo lo striscione «Defend Europe» insieme al simbolo dell’arcobaleno contrassegnato dal segno del divieto. La polizia ha deciso di non allontanarli, lasciandoli però al margine del tragitto per evitare potenziali scontri con il corteo del Pride.
Niccolò Celesti (Instagram)