2022-09-06
Il gas non c’è: l’Europa ci vende aria fritta
Il commissario Ue all’Energia, Kadri Simson (Getty Images)
A sentirli, i vertici dell’Ue avevano chiaro da mesi che Vladimir Putin avrebbe usato contro di noi l’arma del metano. Però, per schivarne il ricatto, si sono affidati a «resilienza», immaginarie flotte di navi con Gnl e razionamenti domestici. E ora le bollette s’impennano.Franco Bechis su Verità & Affari è andato a riprendersi le dichiarazioni di alcuni esponenti politici nei mesi scorsi, quando la crisi del gas non era ancora così devastante per l’economia del Vecchio continente. Tralascio le parole pronunciate dai leader di casa nostra, che sono talmente imbarazzanti e così prive di aderenza alla realtà che non meritano neppure di essere prese in considerazione. Mi limito dunque agli interventi di chi ci rappresenta in Europa, non nel senso dei parlamentari italiani distaccati a Bruxelles, ma dei vertici delle istituzioni Ue. Il primo intervento è di Kadri Simson, il cui nome forse non vi dirà nulla, ma si tratta della donna che ha in mano i nostri destini in quanto a lei è affidato il tema più delicato del momento: l’energia. Per tre anni ministro dell’Economia e delle infrastrutture dell’Estonia, Paese che ha meno abitanti di Milano città, la Simson non ha grandi esperienze di governo, prova ne sia che su Internet il suo curriculum si riduce a cinque righe, spazi e capolettera compresi. Beh, sentite che cosa diceva la responsabile dell’energia europea pochi giorni prima che i carri armati di Putin invadessero l’Ucraina. «La crisi ci ha dato la misura della resilienza del sistema europeo, con le forniture di Gnl (gas liquido, ndr) che hanno in parte compensato la riduzione di gas proveniente dai gasdotti russi». In altre parole, secondo la commissaria, l’Unione poteva continuare a dormire tranquilla con lei che vegliava sul gas, perché grazie alla resilienza dell’Europa, anche se Putin avesse chiuso i rubinetti ci avrebbe fatto un baffo.Così a quanto pare la pensava anche la sua capa, Ursula von der Leyen, che il 16 febbraio, quando già il rumore dei cingolati di Putin ai confini dell’Ucraina cominciava a farsi sentire, si dimostrava di una calma olimpica, per nulla preoccupata delle conseguenze del conflitto sulla nostra economia. «Abbiamo esaminato tutte le possibili perturbazioni se la Russia sceglie di usare l’energia come leva di pressione e posso dire che quest’inverno siamo al sicuro. Con gli Stati membri abbiamo messo a punto misure di emergenza che possiamo mettere in campo se arriva una crisi totale: oltre 200 navi di Gnl sono in arrivo in Europa». Non so a quale inverno si riferisse la presidente della Commissione Ue, se a quello di febbraio scorso o a quello che deve ancora arrivare. Tuttavia, di una cosa sono certo ed è che la flotta schierata da Ursula von der Leyen si è dissolta come neve al sole. Le navi cariche di Gnl non sono mai arrivate né c’è da credere che arriveranno. Le navi tanker pronte per essere noleggiate o comprate sono poche e quelle a disposizione si contano sulle dita di una mano. Dunque, disporre di un numero sufficiente a garantirci l’indipendenza dal gas russo è quasi impossibile.Del resto, a questa storia della flotta di rigassificatori galleggianti da usare nei porti europei per far fronte alla sospensione delle forniture di metano da parte della Russia, già nei mesi scorsi non sembrava credere molto neppure il vicepresidente della commissione Ue, l’olandese Frans Timmermans. Il quale ai primi di marzo indicava la strada per liberarsi dal ricatto di Putin: «Si può ridurre il termostato nelle case di un grado. È importante che i cittadini siano informati sul fatto che il loro comportamento può avere un impatto positivo sul consumo energetico. Cambiando il nostro comportamento da cittadini possiamo in parte ridurre la dipendenza dal gas russo». Chiaro no? Se non consumate metano, Putin non potrà più ricattarvi. Come diceva tempo fa il nostro presidente del Consiglio, la libertà si conquista anche abbassando i termosifoni o alzando la temperatura del condizionatore. Insomma, sudando un po’ d’estate e battendo i denti in inverno si può sconfiggere Putin.Peccato che né la resilienza europea cara a Kadri Simson, né la flotta immaginaria schierata da Ursula von der Leyen o il razionamento di Timmermans siano riusciti a raffreddare il prezzo del gas o ci abbiano consentito di trovare qualcuno disposto a farci lo sconto sulle forniture. Anzi, dopo settimane trascorse a cercare di introdurre un tetto al prezzo del gas per non finanziare la guerra dello zar del Cremlino, è Mosca a tagliarci le forniture, con il dichiarato scopo di metterci in difficoltà. Nonostante quel che pensano a Bruxelles, al momento non esiste alternativa al metano russo. Si possono ridurre le esportazioni e anche cambiare i comportamenti privati, risparmiando, ma senza le forniture di Putin siamo alla canna del gas. Oltre a non riuscire a pagare le bollette, famiglie e imprese rischiano di trovarsi sul lastrico. E dire che si sapeva tutto prima ancora che la guerra scoppiasse. Le prove? Anche qui ci sono le parole di Josep Borrell, socialista spagnolo di lungo corso, subentrato tre anni fa a Federica Mogherini come Alto rappresentante della politica estera della Ue: «Le questioni energetiche sono centrali in questa crisi perché la Russia non esita a usare le significative forniture di energia all’Europa come leva per i giochi geopolitici». Ecco, lo sapevano, ma dopo averne preso coscienza non hanno fatto niente, salvo invitare tutti quanti a cuocere la pasta a fuoco spento.