2022-09-06
Gas contro elettricità, patto Macron-Scholz
Emmanuel Macron e Olaf Scholz (Ansa)
La solidarietà franco-tedesca emargina il resto d’Europa. Il 9 settembre il Consiglio Ue dei ministri dell’energia discuterà le misure anti crisi. Riduzione dei consumi, limite alle rendite inframarginali, fondi contro il caro bollette e sottrazione di risorse a Gazprom.L’ultimo flusso di gas rimasto dalla Russia verso l’Europa è quello che attraversa l’Ucraina ed arriva in Austria, pari a circa 40 milioni di metri cubi al giorno. Mosca chiude il gasdotto Nord Stream 1 a tempo indeterminato e l’Unione europea, risvegliata dal torpore estivo, abbozza una linea di difesa secondo quattro direttrici, di cui si discuterà al Consiglio europeo dei ministri dell’energia il prossimo 9 settembre. La prima è la proposta sulla cattura delle rendite infra-marginali nei mercati elettrici spot, fatta trapelare nei giorni scorsi, che servirà a ricavare un po’ di risorse per aiutare imprese e famiglie a sopportare gli alti prezzi dell’elettricità e di cui abbiamo già parlato. In sostanza una sorta di tassa sulle rinnovabili. La seconda è un piano di riduzione dei consumi per abbassare i picchi di domanda, anche questo già noto ed oggetto ieri, tra le altre cose, dell’incontro tra Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Riguardo ai razionamenti, Macron ha affermato che «occorre risparmiare il 10% di ciò che consumiamo, così il Paese potrà raggiungere i suoi obiettivi di sobrietà ed evitare il razionamento». In pratica, se abbiamo capito bene, verrà attuato un razionamento al fine di evitare... un razionamento. Scholz e Macron hanno poi annunciato un reciproco scambio di solidarietà, per cui gas francese andrà in Germania e questa esporterà elettricità in Francia.Gli altri due punti allo studio della Commissione sono due novità: il tetto al prezzo del gas russo e il supporto alla liquidità per le aziende del settore energetico in difficoltà. Sul primo punto, finalmente diventa chiara l’intenzione di Bruxelles in merito al celeberrimo tetto ai prezzi del gas. In un documento preliminare circolato ieri si parla esplicitamente di fissare un ricavo unitario massimo per il gas venduto in Europa dalla Russia. Il tetto ha il preciso scopo di limitare gli introiti di Gazprom. L’adozione di questo provvedimento nella forma di sanzione richiederebbe l’unanimità degli Stati membri, si dice nella proposta, ma esisterebbero anche altre possibilità procedurali che aggirerebbero l’ostacolo.Il tetto così congegnato dovrebbe essere in linea con il massimo dei prezzi registrati storicamente su Ttf fino alla primavera del 2021, cioè intorno ai 35 €/MWh, giudicati più che sufficienti a coprire i costi di produzione e fornire una adeguata remunerazione. Questo avrebbe il vantaggio di scoraggiare Mosca dal ridurre ulteriormente i quantitativi, perché i suoi ricavi si assottiglierebbero troppo. Il tetto potrebbe essere applicato direttamente oppure attraverso la creazione di una sorta di acquirente unico sovranazionale, la cui creazione richiederebbe però molto tempo. Il tutto, ovviamente, nel presupposto assai teorico che la Russia accetti di sottostare a questo meccanismo.Chi legge il documento non fa in tempo a farsi la domanda su cosa succederebbe se la Russia dicesse no, perché è lo stesso non-paper a chiarire che esiste il rischio concreto di una immediata e definitiva chiusura degli ultimi flussi di gas verso l’Europa. L’anonimo estensore avvisa, quindi, che questo «strumento» va utilizzato solo se l’Unione è pronta ad accettare l’azzeramento totale dei flussi. Visto che da settimane ormai in Europa si batte su questo tasto, cioè che dobbiamo prepararci ad una chiusura totale dei gasdotti dalla Russia, la sensazione è che la Commissione proporrà l’adozione di questo tetto, nella quasi totale certezza che ciò comporterà l’interruzione dei flussi di gas dalla Russia. Lo stesso documento afferma che ciò potrebbe innescare una cascata di richiami alla forza maggiore nei contratti a valle tra operatori, provocando sconquassi sul mercato, ma questi sono dettagli che al momento verranno trascurati. Si conferma dunque che la formula magica di cui tanto si è favoleggiato, ovvero un tetto ai prezzi del gas, non esiste. È assai fifficile che la Russia si pieghi a questa forma di limitazione, per cui la probabilità che molto presto i flussi di gas siberiano vengano a mancare totalmente è ora molto alta. Non a caso, negli ultimi giorni da parte europea si sono alzati i toni e la Russia, dal canto suo, ha risposto puntualmente. Nel documento circolato ieri si trova anche una lunga trattazione su una seconda ipotesi di tetto ai prezzi, relativa però al poco probabile sistema amministrato per regolare i flussi di gas tra Stati nel caso di prezzi molto alti al Ttf.L’altro tema scottante su cui si cerca un accordo tra i Paesi è quello delle garanzie finanziarie per il sistema energetico nel suo complesso. I prezzi altissimi e la grande volatilità stanno mettendo in difficoltà molti operatori per via della liquidità necessaria a garantire le posizioni i cui valori nominali sono sempre più grandi. L’eventualità di un default di uno o più soggetti scatenerebbe un effetto domino dagli esiti potenzialmente distruttivi. Per questo la Commissione starebbe preparando un intervento, forse nella forma di un fondo specifico. È però anche possibile che gli Stati membri preferiscano agire individualmente, purché Bruxelles lasci loro via libera per creare linee di credito garantite. Infine, mentre dagli Usa arrivano rassicurazioni sull’impegno americano nel supportare l’Europa in piena crisi energetica, ieri è stato annunciato un accordo tra Uniper e l’australiana Woodside, che fornirà alla società tedesca un miliardo di metri cubi all’anno di Lng (gas naturale liquefatto). La stessa Woodside che ha appena siglato un accordo ventennale per l’acquisto di Lng dal terminal della compagnia americana Commonwealth Lng in Louisiana.