2025-10-07
Garlasco: «Il carabiniere condannato e la pm si incontravano in un motel»
Mario Venditti. Nel riquadro, il maresciallo Antonio Scoppetta (Ansa)
Il maresciallo Scoppetta ha utilizzato 34 volte le camere di un albergo a ore, pagando un prezzo di favore. E l’ex aggiunto Venditti ha acquistato per 20.000 euro l’Audi Q5 noleggiata per circa due anni dalla Procura.Nell’inchiesta sui carabinieri di Pavia, la squadretta di militari che, secondo l’accusa, si muoveva fuori dalle regole e ostentava uno stile di vita lussuoso entra anche un hotel di San Genesio e Uniti, alle porte del capoluogo pavese. Un albergo che i militari ritenuti infedeli utilizzavano come alcova. Un uso che è stato considerato strumento di corruzione. In particolare il maresciallo Antonio Scoppetta, condannato a 4 anni e mezzo anche per tale reato, avrebbe approfittato delle stanze a prezzo di favore grazie all’intercessione del maggiore in quiescenza Maurizio Pappalardo, sotto processo a sua volta. Quest’ultimo avrebbe avuto, infatti, un rapporto speciale con il titolare della struttura, Filippo Pozzi.Un testimone, l’appuntato Danilo Tigre, ha raccontato ai pm: «Ho fatto un controllo presso un hotel di Bereguardo, di nome “De La Ville”» e Pappalardo «mi aveva intimato, letteralmente, “Andate via da lì!”, senza spiegare il motivo. Ho pensato che fosse amico del proprietario, lo stesso del motel Riz di San Genesio. Successivamente ho avuto conferma che i due sono molto amici». Pozzi con noi è stato vago e non ci ha voluto dare nessuna conferma alle notizie raccolte. Una particolarmente ghiotta. Infatti, Scoppetta avrebbe chiesto a Pappalardo la camera anche per appartarsi con una pm. Gli avvocati di due carabinieri che operavano al fianco del militare condannato ne sono sicuri.«Le prenotazioni all’hotel erano quasi tutte per incontri tra il maresciallo e una donna magistrato» ci ha confermato un legale.E di prenotazioni al Riz gli investigatori ne hanno contate 34. Tutte effettuate da Pappalardo che, a volte, saldava anche il conto. I messaggi in chat tra Scoppetta e il superiore erano quasi standard: richieste di prenotazioni con trattamento di favore e rifornimento di «vitamine» o di «pannocchie», che secondo i finanzieri altro non erano che «farmaci per favorire i rapporti sessuali». Scoppetta, davanti ai pm (e all’evidenza), ha confermato: «Ammetto l’utilità relativa all’hotel Riz [...] pagavo 40 euro per due o tre ore di permanenza, rispetto ai 60 di tariffa ordinaria. Prenotavo a nome di Pappalardo o lo faceva direttamente lui».Dunque, dopo l’esperta di geopolitica rumena, nell’affaire pavese entra anche un’altra storia rosa che potrebbe essere già stata attenzionata dalla Procura di Brescia che sta andando alla ricerca di presunti reati commessi dall’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, sospettato, tra l’altro, di avere intascato 20-30.000 euro per archiviare (nel 2017) la posizione di Andrea Sempio nel fascicolo per l’omicidio di Chiara Poggi.Scoppetta sosteneva di essere il braccio destro di Venditti. Anche se la loro sintonia non era stata immediata. È lui stesso a raccontarlo davanti ai magistrati: «Quando Venditti ha assunto la funzione di procuratore facente funzione, prima dell’arrivo di Reposo (Giorgio, ndr), ero stato convocato da Venditti che mi aveva accusato di controllarlo, di monitorare le persone che frequentava e che riceveva in ufficio e pertanto mi era stato detto che sarei dovuto andare via. […] Quando arrivò Reposo, anche grazie all’intermediazione della dottoressa Pezzino (Giulia, titolare del fascicolo su Sempio, ndr), mi fu concesso di restare. Improvvisamente, poi, divenni l’uomo di fiducia di Venditti, tra il 2018 e il 2019». Da allora ha iniziato a muoversi come un piccolo boss, con due compiti importanti, affidati dallo stesso Venditti: «Esaminare tutte le notizie di reato entranti in materia di reati contro la pubblica amministrazione» e valutare gli esposti anonimi che arrivavano in Procura».Il maresciallo, oggi ai domiciliari nella sua villetta con piscina (sequestrata per metà), ha raccontato anche i «diversi livelli delle riunioni con Venditti»: «La prima della mattina avveniva quotidianamente con me e Sapone (Silvio, capo dei carabinieri della Procura, ndr), poi successivamente spesso arrivava Pappalardo e non sempre io ero presente. In altre riunioni ancora Venditti incontrava persone esterne e io non ero presente».Il successore di Sapone, Salvatore Campa, ha denunciato un clima avvelenato: «Un giorno incontrai in corridoio Scoppetta con una giornalista. Venditti subito dopo mi convocò in ufficio e mi ordinò di non chiedere nulla ai suoi uomini e vietò di passare per le scale confinanti al suo ufficio perché non mi voleva assolutamente incontrare». Almeno in un’altra occasione l’ex aggiunto ribadì a Campa che non poteva «dire nulla ai suoi uomini».Un altro testimone ha raccontato un episodio emblematico. Nella mente di Pietro Picone, in servizio al Nucleo investigativo di Pavia sino al 2020, è rimasto impresso un particolare che stonava con il contesto: «C’era in corso una qualche emergenza», ricorda, «credo un omicidio. Io stavo lavorando, era sera inoltrata e li ho visti arrivare insieme su una unica macchina Pappalardo, Sapone, Scoppetta, D’Arena dell’Esitel (impresa che si occupa di intercettazioni, ndr) e credo il procuratore Venditti, vestiti eleganti come per una serata». Tutti insieme. Con la stessa divisa informale: «Avevano tutti le scarpe laccate nere. Lo ricordo perché non erano scarpe adeguate alla circostanza lavorativa, un sopralluogo non si fa con le scarpe da sera, quindi, probabilmente venivano tutti dallo stesso locale». Ma ci sarebbe stata un’altra anomalia: «Si chiusero tutti in un ufficio. Incluso D’Arena dell’Esitel. Me lo ricordo perché con qualche collega commentammo la circostanza, la sua presenza non c’entrava niente». Un esterno, un tecnico privato, al tavolo con gli investigatori e un procuratore.In Procura, il maresciallo della Guardia di finanza Antonio Pontillo ha offerto altri dettagli sul rapporto con la Esitel: «Quando hanno realizzato la stanza per le intercettazioni, mi venne detto da Scoppetta o da Sapone che il locale sarebbe stato allestito con i macchinari e gli arredi messi a disposizione dalla Esitel; io avevo rilevato che almeno avrebbe dovuto essere formalizzato un comodato d’uso e, infatti, così poi è stato fatto, che io sappia. Mi pare che l’accordo fu firmato dal dottor Venditti».Il carabiniere Antonio Rosciano riferisce un altro episodio: «I miei colleghi, per un periodo, andavano tutti i giorni a mangiare al ristorante di piazza del Lino, che è di proprietà del fratello di Cristiano D’Arena, il titolare della società Esitel (in realtà è anche di Raffaele D’Arena, ndr). Anche Venditti andava con loro e non mi invitavano mai […]. Non so se non pagavano, sicuramente so, dai commenti, che avevano un trattamento particolare quando andavano lì». Ma c’è un altro link tra Venditti e i D’Arena, un’Audi Q5 che attraversa gli anni e i fascicoli della Procura di Pavia. Allestimento Exclusive, 190 cavalli, lampeggiante montato e navigatore satellitare. È la stessa che la Guardia di finanza indica nero su bianco come una delle tre «autovetture di possibile interesse investigativo» in un’annotazione di polizia giudiziaria. Le fatture sono ben 55, emesse dalla Cr Service Srl e pagate con soldi pubblici per un totale di 85.876 euro. «Di cui», si legge nella nota, «78.823 a titolo di noleggio, 2.922 a titolo di oneri di circolazione, 934 per addebito Telepass e 3.195 per le spese di carburante». È stata assegnata, scrivono le Fiamme gialle, ai pm di diversi procedimenti. Quasi tre anni di utilizzo «pressoché ininterrotto»: dal 25 ottobre 2019 all’11 gennaio 2022. La notizia più interessante riguarda i passaggi di proprietà. Dalla Fratelli Giacomel, che la immatricola a fine 2018 e dichiara un valore di 54.550 euro, all’Alba Leasing, che la compra a 42.700 euro e la gira in locazione alla Cr service, la società che la noleggia alla Procura, alla modica cifra di 85.876 euro: circa 3.200 euro al mese. Poi, la curva imprevista: il 9 novembre 2022 la stessa auto, la stessa targa, finisce a Mario Venditti per 20.289 euro. Prima usata per le indagini, poi acquistata da chi le coordinava. La Q5 sembra essere un simbolo di intrecci. Anche Cr service, infatti, è dei fratelli D’Arena, ovvero i proprietari della Esitel e del ristorante Lino. La Procura di Brescia avrà certamente verificato la correttezza dell’acquisto da parte dell’ex procuratore aggiunto. Per l’avvocato Domenico Aiello, che difende Venditti, non sono stati riscontrati movimenti finanziari strani, non essendo contestati nel decreto di perquisizione.Il suo cliente ha il domicilio a Pavia, in un appartamento acquistato dall’attuale compagna, mentre una vecchia proprietà, un villino di 11 vani, è rimasto all’ex moglie. L’unico acquisto significativo fatto da Venditti, in tempi recenti, risale al 2018. Il 3 settembre ha firmato l’acquisto della sua casa sul mare. Un appartamento al terzo piano di un elegante condominio di Sori, sulla Riviera ligure. Prezzo pattuito e già pagato: 340.000 euro. La casa, di circa 80 metri quadrati, è composta da 4,5 vani: «Ingresso, cucina con soggiorno, bagno, due camere», terrazzo e, soprattutto, «accesso diretto al mare» e «posto auto scoperto condominiale assegnato a uso esclusivo». L’unico vincolo, al momento dell’acquisto, era un’ipoteca Unicredit, saldata direttamente da Venditti con un assegno circolare da 193.752 euro. La caparra, da 30.000 euro, è stata trasferita ai proprietari con un bonifico. Al momento dell’atto, invece, sono stati versati 6.068 euro al condominio e 110.179 come saldo ai proprietari. Nessuna intermediazione. Venditti ha acquistato l’immobile come prima casa e si è impegnato a trasferire la residenza a Sori. Cosa che ha fatto. Gli inquirenti bresciani avranno sicuramente già controllato che tutta l’operazione sia stata realizzata in modo regolare.
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