2022-06-03
Fuortes ha aperto le danze in Rai ma ora è sotto l’assedio dei partiti
Iv, Fi e Pd in ebollizione dopo il siluramento di Mario Orfeo, tra riunioni carbonare in giardino e tweet furibondi Carlo Fuortes, appoggiato da Mario Draghi, prepara una soluzione. Ma rischia. E la presidente Marinella Soldi scalda i motori.Ballando con le stelle edizione estate. Dopo il siluramento di Mario Orfeo, in Rai è cominciato il domino per la sostituzione del direttore dello strategico settore Approfondimenti. Nel carrozzone di Stato nulla avviene come nelle aziende normali, con un semplice avvicendamento, ma ogni mossa deve rispondere alle esigenze del manuale Cencelli che regola le quote politiche. Per l’ad Carlo Fuortes, protagonista dell’affondamento di Supermario («È venuta meno la fiducia»), il ponte del 2 giugno è una traversata del deserto alla ricerca di soluzioni accettabili da portare al cda dell’8 giugno, con il rischio di farsele bocciare da Pd, Italia Viva e Forza Italia, gli azionisti neppure occulti che sostengono il manager mandato a casa.Per cominciare serve una poltrona per l’Orfeo medesimo: sarà quella del Tg3 dal quale arrivò a novembre dopo il penultimo ribaltone. A farsi da parte sarà Simona Sala, rassicurata dalla promessa di andare a dirigere la sezione Intrattenimento, battezzata nel piano editoriale con un nome inglese, Day Time, in osservanza a un provincialismo che pretende di accostare l’azienda pubblica alla Bbc. Al posto di Orfeo sulla tolda degli Approfondimenti (quindi alla supervisione di Cartabianca, Report, Agorà e Porta a Porta) andrà ad interim Antonio Di Bella, giornalista di grande esperienza che conosce ogni curva e ogni disarmonia del servizio pubblico. E che oggi guida proprio l’Intrattenimento. Così il cerchio si chiude secondo i dettami di palazzo Chigi. Mario Draghi, informato del ribaltone voluto da Fuortes, lo ha sostenuto attraverso il capo di gabinetto Antonio Funiciello e il tramite Francesco Giavazzi, premurandosi di far sapere: «Serve una soluzione rapida e autorevole nell’interesse dell’azienda». Ironia della sorte, è la stessa soluzione che l’ad aveva proposto nel novembre scorso, vedendosela bocciare dai partiti di sinistra (tranne il Movimento 5 stelle) che ritenevano più rassicurante l’immarcescibile Orfeo. Al di là di ogni valutazione professionale, la vicenda conferma che il programma «Fuori i partiti dalla Rai» annunciato dall’ex direttore dell’Opera di Roma (e rilanciato con fragorosa applicazione dai molti media compiacenti) era una barzelletta neppure divertente.Mentre il Pd ha mosso rimostranze sottotraccia e Forza Italia ha mostrato i muscoli convocando l’ad in Commissione di Vigilanza per «doverose spiegazioni» (parole del presidente Alberto Barachini), i renziani proseguono nelle reazioni circensi, strappandosi le vesti con il consigliere Michele Anzaldi che riempie Facebook di ultimatum. «A 24 ore dalla notizia della revoca di Orfeo non c’è ancora un comunicato ufficiale della Rai né sono arrivati chiarimenti su cosa sia successo. Una situazione che non ha uguali in nessun’altra azienda, e qui parliamo di un settore che rappresenta il cuore del servizio pubblico, ovvero l’informazione. Il governo Draghi condivide questa assoluta mancanza di trasparenza e questo silenzio nei confronti degli organi istituzionali?». Scaramucce, lo schiaffo non è ancora stato assorbito. A conferma della sorpresa per il blitz di Fuortes c’è una fotografia di Prima Comunicazione a testimoniare una riunione similcarbonara ai giardinetti Rai dei direttori vicini a Orfeo: Marcello Ciannamea (ex braccio destro del vecchio ad Fabrizio Salini), Stefano Coletta (direttore Prime Time) e Felice Ventura (capo del personale) sembrano consolare l’inaffondabile affondato. Qualche sito specializzato aveva ipotizzato che il domino avrebbe premiato Fratelli d’Italia con un posto al sole per Angelo Mellone, vicedirettore di Raiuno fedelissimo di Giorgia Meloni, dimenticandosi due particolari: 1) l’opposizione ha già ottenuto Rainews (Paolo Petrecca), 2) ogni strapuntino in più deve passare al vaglio del Pd. L’unica variabile poteva essere il coinvolgimento nel giro di valzer fuori programma di un desaparecido eccellente: Giuseppe Carboni, ex direttore del Tg1 in quota grillina, da sette mesi parcheggiato senza incarichi, con stipendio da oltre 200.000 euro. Ma l’altro Giuseppe, Conte, in Rai non tocca più palla. Secondo il sito Tag43, a scatenare la guerra Fuortes-Orfeo sarebbe stata una «congiura di palazzo» con lo zampino di Lucio Presta, il potente manager dei volti Tv irritato perché, nei palinsesti abbozzati della prossima stagione, il direttore trasversale avrebbe privilegiato programmi con personaggi che fanno capo al rivale Beppe Caschetto. Questo corregge la teoria della «scatola vuota» uscita dal cda: Orfeo aveva già piazzato Marco Damilano, Ilaria D’Amico, Giancarlo De Cataldo, Ezio Mauro. Una squadra perfetta per cavalcare il conformismo mainstream della sinistra rosè.Mercoledì prossimo andrà in scena il cda più scoppiettante degli ultimi anni, con Fuortes sulla graticola e le sue scelte da vagliare. «Ci sarà da ridere», ipotizza un vecchio lupo di Rai, che invita a non sottovalutare il silenzio della presidente Marinella Soldi, in queste ore impegnata a mimetizzarsi con le pareti per non prendere posizione. In caso di clamorosi sviluppi sarebbe in pole position per sostituire l’ad. Il clima in Rai è pessimo, dominano diffidenza e paranoia che inevitabilmente si riverberano sul lavoro quotidiano: mercoledì il Tg1 della sera, la vera corazzata pubblica dell’informazione, è stato superato dal Tg5 (3.276.000 telespettatori contro 3.175.000). È la prima volta che accade da quando a guidare l’ammiraglia è la zarina Monica Maggioni. Uno smacco a colori mentre i manager ballano sotto le stelle.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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