2023-06-15
Cori da stadio e bandiere del Milan. La piazza si trasforma in San Siro
«Chi non salta comunista è» e «C’è solo un presidente»: il sagrato del Duomo è stato invaso dai tifosi rossoneri, pochi i vessilli di Forza Italia. Circa 15.000 le persone presenti, due i contestatori solitari.Chissà se è stato come se lo sarebbe immaginato. Una piazza Duomo blindata e gremita di persone giunte da tutta Italia, oltre 700 giornalisti accreditati da tutto il mondo, 1.800 personalità attese tra capi di Stato e delle istituzioni, applausi, cori, striscioni, gente in lacrime con il fazzoletto a portata di mano o gli occhiali da sole per coprire la commozione. Silenzio religioso e poi ancora applausi scroscianti.È questa la colonna sonora che ha accompagnato ieri l’ultimo viaggio di Silvio Berlusconi. I funerali di Stato del Cavaliere sono stati caratterizzati dall’affetto enorme di una piazza che ha voluto rendere omaggio al politico, all’imprenditore, al presidente, ma soprattutto all’uomo, come ha voluto sottolineare anche monsignor Mario Delpini durante l’omelia. Qualcuno ci ha confidato di essere giunto in piazza Duomo fin dalle prime ore del mattino, alle 6 addirittura. Alle 14 si contavano circa 15.000 persone assiepate dietro le transenne, disposte dalla prefettura per contingentare gli ingressi del pubblico in base alla capienza stabilita dal servizio di sicurezza.Sostenitori di Forza Italia ma, soprattutto, tifosi del Milan, con gli ultras della Curva Sud arrivati in piazza cantando cori e sventolando i bandieroni che, di solito, si vedono allo stadio. Ma c’erano anche tanti, semplici cittadini desiderosi di esserci. Desiderosi di salutare Berlusconi, per l’ultima volta. Qualcuno scandisce un «Silvio! Silvio! Silvio!», più volte si sente partire il coro «Un presidente. C’è solo un presidente. Un presidente», qualcun altro, invece, urla semplicemente un «grazie». E poi ancora: «Ora e per sempre, Silvio presidente» e «Uno di noi, Silvio uno di noi», oltre all’immancabile «Chi non salta comunista è». Da segnalare, tuttavia, due episodi isolati di contestazione nella giornata delle esequie di Stato. Una signora si è presentata in piazza indossando una maglietta con la scritta «Io non sono il lutto» e con un libro di Giovanni Falcone in mano. Appena notata, gran parte della folla si è rivolta alla contestatrice urlando «cafona», «comunista», «vergogna». Un signore l’ha esortata ad avere maggiore rispetto - «lei deve rispettare innanzitutto una persona morta» -, supportato da una donna che ha ribadito: «Se non è in lutto, stia a casa. Noi siamo venuti a salutare un morto».Un altro uomo, invece, a cui è stato strappato un cartello con la scritta «Vergogna di Stato», è stato scortato dalle forze dell’ordine all’esterno della piazza. Tutto questo mentre sul sagrato della cattedrale continuavano ad arrivare corone di fiori da ogni angolo del mondo. La prima a essere deposta è stata una composizione tricolore di anthurium e orchidee verdi, bianche e rosse, donata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Poi sono arrivate quelle del gruppo di Forza Italia del Senato con la scritta «La nostra forza, la nostra guida», mentre il Partito socialista italiano ha omaggiato Berlusconi con dei garofani rossi. E ancora quelle della Corte costituzionale, dell consolato generale del Kuwait, dell’ambasciata di Israele e moltissime altre.Alle 13.45 si sono aperte le porte delle navate laterali del Duomo per accogliere le 2.300 persone che hanno potuto assistere alla cerimonia dall’interno. I capi di Stato giunti a Milano per rendere l’ultimo saluto al Cavaliere, dal presidente ungherese Viktor Orbán all’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, fino al presidente iracheno Abdul Latif Rashid, sono entrati in chiesa dall’ingresso laterale di piazza Fontana, così come tutte le autorità italiane, dalla Meloni a Sergio Mattarella, entrambi applauditi dal pubblico quando sono comparsi sui quattro maxischermi disposti agli angoli della piazza. Stesso itinerario anche per il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Camera Lorenzo Fontana. Tutte le altre personalità invitate hanno fatto il loro ingresso dal sagrato: un lungo corteo all’interno del quale si è riusciti a distinguere il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, e quello della Lazio, nonché senatore di Forza Italia, Claudio Lotito. E poi la squadra del Monza di cui Berlusconi è stato il presidente, Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Massimiliano Allegri. Personaggi dello spettacolo come Gerry Scotti, Massimo Boldi, Lorella Cuccarini, Alba Parietti, Ilary Blasi, Belen Rodriguez e Nicola Savino.Il feretro con il corpo di Berlusconi, che ha lasciato Villa San Martino ad Arcore alle 14.21, è arrivato sul sagrato della cattedrale di Milano alle 14.55, seguito dai cinque figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi e la compagna Marta Fascina. Tutti visibilmente commossi. Subito è partito un lungo applauso e il coro della Curva Sud «Un presidente. C’è solo un presidente. Un presidente» quasi a coprire lo squillo delle trombe durante il picchetto d’onore. Poi l’ingresso in chiesa dal portone centrale e la messa cominciata alle 15.10 e terminata alle 16.09, con il feretro che è stato riposto sul carro funebre. La famiglia che, unita, ha voluto ringraziare il pubblico con chiari gesti delle mani, ha fatto sapere che il feretro di Berlusconi sarà poi trasferito a Valenza Po, in provincia di Alessandria, dove sarà cremato. Prima di tornare, una volta per sempre nella sua villa San Martino.Qualora ce ne fosse il bisogno, il funerale di stato celebrato ieri in piazza Duomo a Milano, ha dimostrato per l’ennesima volta, l’affetto e la riconoscenza del popolo italiano verso Silvio Berlusconi. «Un presidente. C’è solo un presidente. Un presidente». Sì, è stato proprio come se lo sarebbe immaginato.
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Donald Trump (Getty Images)