2019-09-23
Fresco o secco, è un frutto sano. Ecco come sfruttare le sue proprietà «fichissime»
Patrimonio della storia alimentare e culturale dell'umanità, per gli antichi Greci era una pianta sacra. I Romani se ne nutrivano come augurio per l'anno nuovo. Tutti i segreti di un simbolo del Mediterraneo.A settembre l'uva rende e il fico pende, dice un noto proverbio toscano. Non a caso. Il fico, infatti, è il grande protagonista di questo mese perché è con la fine dell'estate che esplode la sua maturazione in tutta Italia. In realtà, il fico arriva da più lontano: la sua origine più probabile, stando all'Accademia internazionale del fico che ha sede a Giungano, nel Cilento, sarebbe l'Asia occidentale. Ma nel Mediterraneo il fico ha trovato il suo habitat naturale, visto che questa pianta ama il clima mite.Un prodotto atipicoRisolviamo subito un dubbio ricorrente: il fico è un frutto o un fiore? Il fico fresco è comunque considerato un frutto e, anche dal punto di vista botanico, lo è. Ma, in realtà, si tratta di un'infruttescenza del Ficus carica (il fico comune chiamato così dall'antica Caria), conosciuto anche come Fico mediterraneo. Insomma, un falso frutto perché i frutti veri sono i tanti, piccolissimi acheni: i granellini contenuti all'interno della polpa carnosa a forma di pera che tanto apprezziamo. L'infruttescenza deriva da un'infiorescenza perché l'albero del fico non fiorisce come il melo o il pesco: i suoi fiori si aprono all'interno e ogni fiore produce un frutto con un solo seme (gli acheni, appunto). La secrezione di colore bianco - detta anche lattice - visibile nell'apice del frutto una volta raccolto, era usata per cagliare il latte e produrre formaggi artigianali. Come narra già Omero nell'Odissea quando descrive il ciclope Polifemo che fa cagliare il latte nella sua spelonca, verosimilmente con succo di fico. Le foglie del fico, dalle grandi dimensioni e con una forma che vagamente richiama il palmo della mano, sono ruvide al tatto e dotate di un lungo picciolo. Il succo latteo contenuto in esse un tempo veniva usato per curare le verruche, anche se è meglio fare attenzione perché la sostanza è irritante. Non è l'unico utilizzo. Per secoli le foglie della pianta, infatti, sono state l'ideale copertura (metaforicamente e non) delle pudenda degli uomini. L'immagine dell'individuo nudo con la foglia di fico davanti al sesso ha addirittura un'origine biblica. Nel libro della Genesi si racconta come Adamo ed Eva, dopo aver mangiato (imbrogliati dal serpente) il frutto dell'albero che Dio gli aveva intimato di non toccare mai, «aprirono gli occhi [...] e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture». Non sempre i dipinti ispirati a vicende del Vecchio testamento hanno rappresentato la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre con le nudità coperte da foglie di fico. Di certo, il più celebre a usarle fu Daniele da Volterra che censurò gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina coprendo i genitali dei personaggi raffigurati con foglie di fico (e panneggi) ed entrando in tal modo nella storia della pittura con l'epiteto di «Braghettone». Più comune l'uso metaforico di «foglia di fico», inteso come paravento dietro il quale si nasconde qualcosa, talvolta anche celando un'azione disonesta.Le tracce in EgittoIndubbia l'importanza dei fichi nella storia alimentare e culturale dell'umanità. La raccolta di fichi è rappresentata nei geroglifici dentro una piramide di Giza, in Egitto. Nell'antica Grecia il fico era l'albero consacrato al dio Dioniso e a Priapo, forse anche per le sue proprietà afrodisiache. Il suo consumo era così prezioso da dare origine al termine sicofante (da sukon «fico» e phainen, «mostrare»): colui che denunciava il furto di fichi dagli orti sacri o l'esportazione clandestina di fichi dall'Attica. Ne erano ghiotti i filosofi greci Platone e Zenone mentre il poeta Ovidio ci dice che i romani usavano offrire fichi e miele come augurio per il nuovo anno. Anche qui il fico divenne una pianta sacra come l'ulivo e la vite.La produzione di fichi freschi nell'economia agricola italiana è emblematica. Ci troviamo, infatti, davanti alla solita parabola del frutto locale che annoia il gusto di molti palati nostrani mentre l'equivalente straniero, sconosciuto, li entusiasma. Da qui la conseguente scomparsa, parziale o totale, dei fichi italiani dalle tavole, dai fruttivendoli, dai supermercati e dalla cultura culinaria tricolore. La produzione italiana di fichi freschi, ahinoi, è sempre più di nicchia. Siamo passati da 13.600 tonnellate di fichi prodotti in Italia nel 2007 ad appena 10.000 tonnellate dieci anni dopo. L'80% della produzione, poi, si concentra in quello che potremmo definire il «triangolo del fico» ovvero Calabria, Campania e Puglia. Se le prime due regioni si dedicano soprattutto ai fichi per l'essiccazione e concentrano la coltivazione in aree che rispettano i disciplinari «dop» come il fico bianco del Cilento e i fichi di Cosenza (le cui radici antiche sono protette dal Consorzio fico essiccato del cosentino), è in Puglia che si raccoglie il 90% dei fichi destinati al mercato del fresco, specialmente «fioroni». Quanto alle varietà, ne esistono innumerevoli: fra queste, citiamo il brogiotto nero dal caratteristico colore violaceo, molto saporito e tipicamente autunnale.I turchi primi al mondo La tendenza del calo produttivo registrata in Italia riguarda anche altri paesi. Secondo i dati Fao, nel 2016 sono stati prodotti 1.050.459 tonnellate di fichi su una superficie coltivata di 308.460 ettari: un calo del 12% di quantità prodotta e del 10% di superficie coltivata rispetto a dieci anni prima. Il primo produttore mondiale di fichi è la Turchia con 305.450 tonnellate, il 29% del volume totale e una superficie di 49.987 ettari dedicati. Seguono l'Egitto (167.622 tonnellate), l'Algeria (131.798 tonnellate), l'Iran (70.178 tonnellate) e infine il Marocco (59.881 tonnellate). L'Italia è il secondo paese produttore dell'Ue con 11.297 tonnellate e 2.390 ettari di superficie coltivata mentre il primo è la Spagna con 25.224 tonnellate. Facciamo attenzione, quindi, a comprare il più possibile fichi italiani, freschi e secchi. Altro consiglio: se comprate il frutto fresco, preferire quello perfettamente maturo. Il fico è un frutto aclimaterico, la cui maturazione termina col distacco dalla pianta: se lo scegliete acerbo, non maturerà ulteriormente.Da ottobre in poi, come noto, sarà la volta dei fichi secchi: cercate quello naturale senza aggiunta di additivi e conservanti. Come, per esempio, quello di Carmignano nella provincia di Prato o quello Dottato, coltivato soprattutto al Sud. È proprio questo l'ingrediente base del «lonzino di fico», il dolce dell'anconetano recuperato e tutelato dal presidio Slow Food. Una ricetta contadina che rivisita il classico salame di cioccolato con fichi secchi, noci, mandorle, semi di anice stellato, cedro impastati nel mosto e avvolti nelle foglie di fico stesso. Del resto, vista la quantità di zuccheri che contengono, i fichi sono usati per altre prelibatezze come la famosa ficata (una crema spalmabile di fichi) e, ultima frontiera, cilentana, la soppressata di fichi. Ma nelle fredde serate invernali e per le feste natalizie sono ottimi da gustare anche «ubriachi» al rum, ricoperti di cioccolato o ripieni di noci. Dal fico si ricava anche un ottimo liquore, il mosto cotto, un aceto di fico balsamico dalle note molto aromatiche. E ancora, un patè salato da usare come condimento per la pasta, una mostarda dal sapore innovativo mentre i fichi acerbi messi sott'olio accompagnano superbamente il classico tagliere di salumi e formaggi. Il fico, peraltro, non ha solo un uso gastronomico ma è diventato la materia prima di molti prodotti di bellezza. Dal bagnoschiuma alla crema per il corpo, dall'olio contro la secchezza della pelle ai profumi fino all'essenza per l'ambiente che sprigiona in casa un sentore erbaceo dal sottofondo muschiato dolce-amarognolo.Un alleato per la saluteNell'antica Roma, i fichi erano un alimento amato da atleti e convalescenti grazie all'apporto calorico e alla facile digeribilità. I fichi rappresentano un'ottima merenda perché saziano e danno immediata energia, ma possono essere mangiati anche prima di andare a letto, per stimolare adeguatamente un intestino pigro. Il fico fresco assunto in buone quantità, in effetti, ha un effetto lassativo dovuto per lo più alla presenza di fibre (circa 2 grammi ogni 100 di polpa) in particolare lignina. Sono queste a stimolare la motilità intestinale insieme agli ossalati. Semi, mucillagini e zuccheri creano una sinergia che coadiuva la peristalsi intestinale, quindi non bisogna esagerare e mangiarne chili. Tre o quattro frutti al massimo, freschi o secchi, costituiscono una porzione perfetta. E se volete approfittare al meglio di questo aiutino naturale, fatelo bevendo insieme un bel bicchiere di acqua. I fichi freschi sono ricchi anche di zuccheri naturali (circa l'11-12%), ma hanno meno calorie di uva o mandarini: circa 47 ogni cento grammi. Questo li rende adatti al consumo, sempre in modiche dosi, anche in caso di dieta dimagrante. I fichi freschi sono, poi, ricchi di sali minerali soprattutto potassio, calcio, magnesio, ferro e rame. Perciò, questo frutto è un ottimo rimineralizzante in qualsiasi stagione ma tanto più alla fine dell'estate quando all'organismo serve un sostegno per l'autunno. Il potassio aiuta anche a tenere sotto controllo la pressione arteriosa e a contrastare l'eliminazione di calcio nella diuresi. Adatto a tuttiCome già detto, il fico apporta anche calcio e questa combinazione fra fornitura autonoma e tutela di quello già presente nell'organismo ne fa un alimento difensivo del tessuto osseo, adatto, per questo motivo, anche a bambini e anziani. I primi devono formare la propria struttura scheletrica, gli ultimi proteggerla. Rilevanti sono anche le quote di vitamine (A, B1, B2, PP, C, nella misura di 7 milligrammi ogni 100 grammi, e K). Insomma, il fico è buono e fa bene a tutti (a eccezione di chi soffre di diverticolosi o diverticolite per via dei semini e in dosi molto moderate per i diabetici a causa degli zuccheri). Quindi, da oggi, metteteli in tavola e usateli per prepararvi uno spuntino veloce o un dessert. Rigorosamente italiani, naturalmente.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
Continua a leggereRiduci