2018-08-02
Freni alla volatilità e benefici fiscali: tredici certificati ad alto rendimento
I contratti quotati danno cedole in base a specifiche condizioni di mercato e permettono di guadagnare anche se i titoli collegati perdono. In un anno gli scambi sono aumentati del 16%. Ma esiste il rischio bail inQuello dei certificati di investimento è un mondo poco noto, ma in grande crescita. Si tratta di contratti di investimento quotati in Borsa e pertanto scambiabili come azioni che permettono un rendimento se i titoli sottostanti si troveranno a una certa condizione di mercato. Il volume dei certificati scambiati a Piazza Affari nel primo semestre 2018 è aumentato del 16,28% rispetto allo stesso periodo del 2017. Inizialmente erano ritenuti più adatti agli investitori esperti ma, con il passare del tempo, i consulenti finanziari hanno iniziato a proporli anche a una clientela meno avanzata. Il motivo? In passato si sono rivelati prodotti validi per combattere le oscillazioni dei mercati. Inoltre, permettono un beneficio fiscale che altri investimenti non consentono. «L'attenzione verso questi strumenti finanziari», spiega Pierpaolo Scandurra, amministratore delegato di Certificatiederivati.it, uno dei maggiori siti dedicati all'educazione finanziaria su questi strumenti, «è accresciuta dalla partenza della Mifid 2 (la nuova norma europea sulla trasparenza degli investimenti finanziari, ndr), dal momento che questi prodotti garantiscono dei benefici fiscali, in termini di compensazione delle minusvalenze, altrimenti preclusi con fondi ed Etf».Il vantaggio dei certificati è che si possono ottenere rendimenti anche quando i titoli azionari hanno il segno meno. Certo, in questi casi è ancora più consigliato il ricorso a un consulente che sappia consigliare adeguatamente gli investitori. Diversamente, il rischio di scottarsi potrebbe essere dietro l'angolo. Ma quali certificati scegliere? «Partiamo dai certificati su titoli quali Deutsche bank, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Saipem (tutti emessi da Banca Imi, ndr), con i quali è possibile ottenere implicitamente rendimenti superiori al 10% anche qualora perdano più del 30% dai prezzi attuali: per esempio, il certificato scritto su Deutsche bank permette, se il titolo si posiziona alla scadenza del prodotto al di sopra di 6,73 euro, di ottenere rendimenti superiori al 8%», spiega Scandurra. «C'è anche quello emesso da Natixis, che permette di ottenere una cedola trimestrale del 2,5% qualora i tre titoli del paniere sottostante si posizionino, nelle diverse date intermedie di valutazione, al di sopra delle rispettive barriere, che al momento sono fissate, ad esempio, a 1,77 euro su Intesa Sanpaolo, ma che per una particolare opzione potranno scendere ulteriormente seguendo gli eventuali minimi toccati dai tre titoli entro metà settembre 2018».C'è però anche il rovescio della medaglia. Chi sottoscrive questi prodotti deve sapere che, in caso di fallimento di chi emette il certificato, non ci sono molte garanzie. In primis, va detto che questi strumenti non sono garantiti dal fondo interbancario di tutela dei depositi. Inoltre, se la banca finisce a gambe all'aria i certificati sono trattati proprio come le altre obbligazioni, pertanto seguono le regole del bail in: prima si tutelano gli azionisti e poi gli obbligazionisti subordinati e senior (e i possessori di certificati). Detto questo, sono sempre più gli investitori che dedicano una piccola parte del loro portafoglio ai certificati. L'idea di godere di un beneficio fiscale e di combattere la volatilità ingolosisce. Attenzione, però. Un consulente vi potrà aiutare a non scottarvi.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)