2023-12-07
«Hanno fregato i nostri ragazzi rendendo smart il conformismo»
Nel riquadro Emilio Mordini, psicoanalista e docente universitario di bioetica e di etica (iStock)
Per lo psicanalista Emilio Mordini, «gli adolescenti si ribellano solo alla famiglia, per il resto piace loro stare nel gregge. Chi ha preso certe decisioni lo sapeva e ha agito di conseguenza. Ora però abbiamo a che fare con i disturbi».Li hanno obbligati a stare chiusi in casa, a studiare online, a vaccinarsi a forza, pena la fine della loro vita sociale. Eppure gli adolescenti e i ragazzi cresciuti in pandemia non si sono ribellati. E ora che le famose «evidenze scientifiche» hanno dimostrato che quelle restrizioni sono state non soltanto inutili ma dannose, non sono neanche arrabbiati. Perché? Secondo Emilio Mordini, psicoanalista, già docente universitario di bioetica e di etica e membro del gruppo di esperti su ricerca e innovazione per la sicurezza per la Commissione europea, le ragioni sono essenzialmente tre e fanno da sfondo a un contesto che spiega alcune situazioni di disagio mentale che si stanno creando tra i giovani.Partiamo dalla prima.«La Dad non ha disturbato granché i ragazzi perché ai giovani ogni tanto piace marinare la scuola. È stata data loro la possibilità di evitarla sentendosi impegnati in qualcosa di importante e di epocale. È stata offerta ai nostri figli un’ottima occasione per farli sentire moralmente affidabili».La seconda motivazione?«Alcune di queste restrizioni sono persino tornate utili ai ragazzi. Ad esempio, l’uso e l’abuso della comunicazione online ha consentito di sdoganare la dipendenza da computer e telefonini».E la terza?«La terza è che noi adulti pensiamo che i giovani siano anticonformisti: non è vero. I giovani sono molto più conformisti degli adulti. Quelli come me che manifestavano contro la guerra in Vietnam erano di un conformismo esasperante». Addirittura?«In questa fase della crescita, i ragazzi si emancipano soltanto rispetto alle figure di riferimento della loro infanzia: si devono differenziare, ma lì finisce». Cioè? «Spostano la dipendenza dalle figure di casa a personaggi o mode esterne, diventando di un estremo conformismo soprattutto riguardo a comportamenti che vengono spacciati come “nuovi”. Pensi a ciò che diceva Pasolini sull’omologazione: i giovani sono anticonformisti purché gli si offra qualcosa che è “venduto” come moderno».Nel caso delle restrizioni da Covid com’è andata? «Chi ha pianificato la comunicazione pandemica è stato bravo. Il marketing delle restrizioni sull’epidemia ha trasmesso l’immagine che chi è smart, chi è giovane, vi si poteva (e doveva) conformare senza problemi. Se tu riesci a vendere ai giovani un comportamento restrittivo come se fosse un segno d’innovazione, hai fatto centro. Ai giovani interessa soltanto differenziarsi dagli anziani». Chiara Ferragni e Fedez hanno fatto scuola…«Infatti, sono loro ad aver detto ai ragazzi che per difendersi dal Covid bisognava mettere la mascherina e vaccinarsi. E il fatto che dall’altra parte della barricata c’erano il vecchio Meluzzi, il vecchio Sgarbi o il novantenne Montagnier a dire il contrario, ha se possibile motivato ulteriormente i giovani ad accodarsi». Ne viene fuori un ritratto impietoso. «Si è sempre saputo. Rifletta: i governi chi mandano in guerra? I diciottenni, i ventenni. Lei crede che sia per motivi di migliori prestazioni fisiche? Sbaglia. In termini fisici una persona di trent’anni è molto più efficiente. I corpi scelti di tutti gli eserciti non sono mica composti da ventenni. Soltanto i diciottenni sono usati come carne da macello, perdoni la crudezza».È possibile che a nessuno sia venuto il dubbio di essere stato usato?«Quanti ragazzi negli anni Settanta avevano il dubbio che fare una manifestazione a Roma tutti i sabati pomeriggio tirando le molotov fosse una cosa da cretini, oltre che da delinquenti? Eppure lo facevano tutti». Tornando a oggi, nessuno si è ribellato.«Premesso che per fortuna qualche eccezione c’è stata, parliamo della quarta motivazione, che fa da sfondo alle altre. Durante l’epidemia c’è stato un sovraccarico di informazioni».La famosa infodemia.«Ecco. Ormai è prassi trattare un argomento e ripresentarlo producendo mille volte più d’informazioni di quanto sia logicamente necessario. Questo sovraccarico è percepito molto di più da chi vive sui social».I famosi «nativi digitali».«Sì, vivere al telefono e al computer è diventato assolutamente normale». Il passaggio successivo qual è? «Il bombardamento d’informazioni».I giovani sono come ipnotizzati?«Una delle tecniche dell’ipnosi è il sovraccarico di informazioni: oltre un certo numero di stimoli contemporanei, il cervello va in tilt. È sbagliato però parlare di ipnosi, perché nessuno può essere portato a fare ciò che non vuole. La tecnica ipnotica funziona nel disinibire una volontà latente». Mi sta dicendo che i giovani volevano subire quelle restrizioni?«Le sto dicendo che i ragazzi hanno da sempre la volontà di non andare a scuola, meglio ancora senza sembrare degli asini, adorano stare al telefonino e vogliono anche sembrare ribelli, pur essendo conformisti».C’erano le condizioni, insomma. «Aggiunga la spinta finale, ossia l’infodemia».Ora però le restrizioni non ci sono più.«Sì, ma questo rimbambimento non vale soltanto rispetto al Covid, non è selettivo. Il sovraccarico sensoriale è talmente incessante che la testa di questi ragazzi non riesce a processare tutte queste informazioni. Ciò ha provocato molti disturbi». Disturbi mentali? «Sì. Questo tipo di ottundimento mentale, quando capita in un’età critica come l’adolescenza, produce danni. Il sovraccarico informazionale ha lo stesso effetto negativo delle droghe e degli alcolici: crea stordimento in un periodo della vita dell’individuo in cui è particolarmente pericoloso». Come si può porre rimedio?«A livello collettivo, il problema è che coloro che dirigono i comportamenti son proprio gli stessi che hanno inflitto questi ottundimenti. Noi siamo governati da chi ha usato questi metodi».È una generazione senza speranza?«Mi conceda una battuta: alla fine l’unica speranza è che venga davvero introdotta, come si dice in questi giorni, l’educazione comportamentale e affettiva nelle scuole, perché sarebbe l’unico modo per rendere insopportabile questo sistema. Se la scuola del passato era riuscita a far annoiare i ragazzi con i Promessi sposi, immagini se non riuscirebbe a renderli allergici anche alla teoria del gender o a quella del riscaldamento globale!».
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