2024-08-24
Francia in stallo totale sul governo. Mélenchon mollato dagli alleati
Jean-Luc Mélenchon, attuale leader de La France Insoumise, il principale gruppo politico di sinistra francese (Getty)
Iniziate le consultazioni, ma trovare i numeri per una maggioranza solida e duratura sembra impossibile. La France Insoumise chiede l’impeachment per Emmanuel Macron, però nessuno la segue. E i socialisti si allontanano.Iniziato il giro di consultazioni in Francia per la nomina del nuovo primo ministro dopo le elezioni politiche dello scorso 7 luglio. Il Nuovo Fronte popolare è stato sì la coalizione più votata, ma ha ottenuto solo 182 seggi, dunque ben 107 meno della maggioranza di 289. Non sufficienti dunque per governare. A seguire la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron (168 deputati) e la destra del Rassemblement National (Rn) e dei suoi alleati (143 deputati). In virtù del primo posto alle elezioni, il Nuovo Fronte popolare vorrebbe esprimere il primo ministro e ha individuato come propria candidata la funzionaria del comune di Parigi Lucie Castets. Solo il capo dell’Eliseo ha il potere di nominare il primo ministro: non ha l’obbligo di scegliere la candidata o il candidato del gruppo che ha più seggi all’Assemblea Nazionale e non sembra orientato ad accogliere la candidatura di Castets. Il Nuovo Fronte popolare non ha al momento una proposta di riserva e ha comunque deciso di presentarsi alle consultazioni ufficiali cominciate ieri con Castets. Macron, inoltre aveva anche esortato i partiti a trovare un accordo di maggioranza e che escludesse La France Insoumise (Lfi), il partito più a sinistra del Nuovo Fronte popolare, condizione che è però considerata irricevibile per le altre forze politiche della coalizione di sinistra. In Francia, la Costituzione non prevede l’obbligo per i governi di ottenere il voto dì fiducia, quindi, in pura teoria, Castets potrebbe essere nominata premier, ma è certo che dopo una settimana il suo governo cadrebbe a causa di una mozione di censura massicciamente votata da tutti gli altri partiti. Difficile trovare la quadra dunque. La stessa Castets nei giorni scorsi ha evidenziato la necessità per il Nfp di cercare «accordi» con altri movimenti politici in assenza di una maggioranza assoluta in Parlamento per attuare il programma della coalizione di sinistra.Il 18 agosto, con un testo pubblicato su La Tribune Dimanche, il leader Jean-Luc Mélenchon e altri esponenti di La France Insoumise hanno minacciato di avviare una procedura di impeachment contro il presidente Emmanuel Macron per il suo rifiuto di nominare un primo ministro o una prima ministra di sinistra. La lettera, che accusa Macron di «golpe istituzionale contro la democrazia» e di «abuso di potere», non è stata però apprezzata dagli altri partiti del Nuovo Fronte popolare, che se ne sono prontamente distanziati. Raphael Glucksmann, leader dei socialisti francesi al Parlamento europeo, prende atto, infatti, del fatto che in realtà Mélenchon è isolato a sinistra, perché né i socialisti né i verdi né i comunisti intendono sottoscrivere, e men che meno votare, la richiesta di destituzione di Emmanuel Macron. Nemmeno la sua candidata premier Castets la voterebbe. Ma, soprattutto, Glucksmann guarda alle complicatissime trattative per la formazione del governo con un non casuale appello al ritorno alla sottile arte del compromesso: «A sinistra si è terrorizzati di fronte all’idea di essere considerati come impuri se si negoziano dei compromessi. Ma perché mai fare politica se ci si condanna all’impotenza e alle pose fini a sé stesse?». Glucksmann, ha anche aggiunto «Giove (soprannome di Macron, ndr) e Robespierre sono finiti! È tempo di voltare pagina rispetto al presidente Emmanuel Macron e al leader di LFI Jean-Luc Mélenchon». Per formare una maggioranza in parlamento, i socialisti francesi avrebbero dovuto dialogare «dalla sera del secondo turno con i partiti politici che hanno partecipato al Fronte Repubblicano contro il Rassemblement National», ha aggiunto Glucksmann aggiungendo di voler costruire «una forza socialdemocratica intellettualmente dominante, con un progetto credibile di trasformazione della società […], che sia in grado di sconfiggere l’estrema destra» - molto probabilmente in vista delle elezioni presidenziali del 2027.In sintesi, la decisione di Macron di sciogliere il parlamento e di indire elezioni anticipate si è tragicamente tradotta in un disastro. È evidente che il risultato elettorale di luglio in Francia non permette la formazione di nessun governo di coalizione omogenea che goda di una maggioranza parlamentare, anche risicata, né di destra né di sinistra. A complicare tutto ci si mette la Costituzione che vieta di tornare al voto prima del giugno 2025. L’unica soluzione, quindi, è un governo di scopo: uno schieramento ampio che, partendo dai neogollisti, passi per i deputati di Macron arrivando ai socialisti. Esclusi invece La France Insoumise a sinistra e il Rassemblement National a destra. Obiettivi minimi: legge di Bilancio, provvedimenti contro il caro vita e a favore dell’occupazione e sostegno all’Ucraina. Ieri durante le consultazioni Macron ha incontrato il primo ministro uscente Gabriel Attal, il leader del partito di centrodestra Horizons, Édouard Philippe, e il presidente del Movimento Democratico centrista, François Bayrou, che all’uscita degli incontri non hanno parlato con i giornalisti. Nel pomeriggio invece gli incontri con Laurent Wauquiez e Bruno Retailleau, rispettivamente il rappresentante del partito di centrodestra dei Repubblicani alla Camera e al Senato francese.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)