2025-11-07
«Almasri in cella? Segnale forte alle milizie»
Il ministro della giustizia libico Halima Abdel Rahman (Getty Images)
Il ministro della giustizia libico, Halima Abdel Rahman, alla «Verità»: «L’arresto del generale dimostra che il tempo dei gruppi armati fuori controllo è finito e che anche la Rada deve sottostare al governo di Tripoli». Pd e M5s attaccano ancora l’esecutivo. Conte: «Italia umiliata».Il caso di Osama Almasri Anjim, arrestato e rinviato a giudizio delle autorità libiche ha scatenato una dura polemica politica fra governo e opposizione. L’ex capo di una delle più potenti milizie di Tripoli a gennaio scorso era stato rimpatriato con un volo di Stato dopo essere stato arrestato in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Il governo aveva motivato il suo allontanamento con la pericolosità del soggetto, che era stato accolto a Tripoli da centinaia dei suoi fedelissimi con bandiere e scariche di kalashnikov.Adesso, con il nuovo arresto, l’opposizione è tornata all’attacco. «L’arresto in Libia di Almasri è stata una figura imbarazzante e vergognosa per il nostro paese, perché evidentemente per la procura libica il diritto internazionale non vale solo fino a un certo punto, come per questo governo, per parola del ministro Tajani», ha ribadito ieri la dem Elly Schlein, mentre per Giuseppe Conte «ancora una volta il governo umilia l’Italia e l’Italia non se lo merita, perché l’Italia ha una grande tradizione in materia di politica estera, in materia di rispetto del diritto internazionale-umanitario, quindi siamo stati schiaffeggiati anche da un paese che è soggetto a una guerra civile dove le autorità si fanno la guerra con le milizie, ma almeno quando si tratta di un caso così clamoroso hanno dimostrato di avere la schiena più dritta del nostro governo». Ieri il ministro degli Esteri Tajani si è limitato a dire a riguardo che: «Le opposizioni fanno il loro mestiere, sennò non sarebbero opposizioni. Avranno tutte le risposte dai ministri resposabili, giá le risposte sono state molto chiare».Per capire il caso di Almasri serve però comprendere che cosa sia la Libia oggi. Dal 2011, al crollo del regime di Muammar Gheddafi e dopo il fallimento delle cosiddette Primavere arabe, la Libia è sempre rimasto un Paese spaccato a metà. Tripoli e una parte significativa della Tripolitania sono amministrate dal Governo di unità nazionale (Gnu) guidato da Abdul Hamid Dbeibah, che resta in carica nonostante il mandato scaduto per la dichiarata impossibilità di tenere nuove elezioni. La capitale e la regione occidentale sono in realtà ostaggio di decine di milizie che controllano il territorio e soprattutto l’economia. Lo stesso Dbeibah regge il suo fragile potere grazie all’alleanza con alcuni gruppi combattenti ai quali concede la gestione della forza, facendoli agire come polizia e forze speciali. Ma a inizio novembre dopo mesi di scontri feroci fra le Forze speciali per il contrasto al terrorismo e al crimine organizzato, meglio conosciute come Rada e le milizie fedeli al governo, gli scontri sono cessati improvvisamente. Fino all’estate scorsa Almasri era il vice-comandante di Rada, ma da alcuni mesi Abdel Kara, il salafita che dirige il gruppo, lo aveva totalmente esautorato. Il quadro politico libico è così totalmente mutato e la milizia Rada ha accettato che militari turchi, alleati di Dbeibah, li affianchino nel controllo dell’aeroporto di Mitiga e del porto della capitale. Almasri è un personaggio caduto in disgrazia e il procuratore generale Al Siddiq al Souri ha trovato il coraggio di arrestarlo e trasferirlo nel carcere di Misurata, proprio dove c’è la roccaforte dei miliziani più fedeli al primo ministro. Halima Ibrahim Abdel Rahman Elbousify guida il ministero della Giustizia dal 2021 ed è uno dei ministri più longevi della recente storia libica. «Ci tengo a ringraziare ed elogiare l’ufficio del pubblico ministero per la detenzione preventiva di Osama Anjim Almasri un alto funzionario del Dipartimento per le operazioni e la sicurezza giudiziaria in seguito alla morte di un prigioniero nella prigione di Mitiga. Voglio anche sottolineare che la nostra giustizia è in grado di far rispettare le leggi senza eccezioni e che il nostro governo sta lavorando in pieno ordinamento con il procuratore generale perché trionfi la legalità. Il tempo delle milizie padrone della Libia è finito e questo arresto dimostra come anche la potente Rada deve piegarsi al Gnu. Vogliamo restituire il monopolio della forza a polizia ed esercito, tutto deve rientrare nelle istituzioni statali. Abbiamo ripreso il controllo di tutte le strutture sovrane, dai porti agli aeroporti, un passo determinante per ripristinare la sovranità e il prestigio dello stato. Restano ancora degli incidenti isolati, ma stiamo dispiegando le forze sul territorio e presto la situazione sarà totalmente normalizzata», spiega il ministro libico alla Verità. L’arresto di Almasri rappresenta un punto cardine del percorso del premier Dbeibah per liberarsi dalle milizie di cui era diventato prigioniero. L’affievolirsi della minaccia da parte del generale Haftar, che adesso sta trattando politicamente con Tripoli, ha spostato gli equilibri sul campo ed ha permesso al Gnu di aumentare il numero di uomini nelle forze fedeli. Fino ad oggi nessuno in Libia si sarebbe sognato di arrestare Almasri, ma Dbeibah sfrutta la congiuntura internazionale per eliminare uno scomodo ex alleato, inviso ai turchi che da sempre lo sostengono e che puntano ai contratti dei pozzi libici. «Non voglio entrare nelle polemiche internazionali sul caso Almasri, l’unica cosa che conta è che adesso si trovi in carcere. Il nostro governo ha un rapporto solido e forte con l’Italia che è uno dei nostri partner principali, Tripoli e Roma sono legati da un legame storico e culturale che noi vogliamo che cresca ancora. La Libia sta recuperando la sua dimensione naturale anche a livello giuridico e non c’è un solo prigioniero fuori dalla giurisdizione della magistratura e questo è un importante risultato nazionale e una vittoria per la giustizia. Il nuovo corso ha avuto inizio con l’eliminazione della pericolosa milizia dell’Apparato di Supporto alla Stabilità guidata da Abdul Ghani Al-Kikli. La fase successiva vedrà una riorganizzazione della presenza di sicurezza unificando i quartieri generali e ritirando le forze dalle strade per migliorare le prestazioni professionali e il rispetto della legge. Lo Stato può essere costruito solo sulla giustizia e sulle sue legittime istituzioni», commenta Abdel Rahman Elbousify.
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Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
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