2021-04-01
Lettera alla Francia con tutti i nomi dei terroristi rossi da estradare
Il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il suo omologo francese Eric Dupont-Moretti (Ansa/Getty Images)
Il ministero della Giustizia scrive a Parigi: per colpa dei ritardi già archiviato un caso. Tra pochi giorni scade la prescrizione per altri due. Un vertice è slittato, Marta Cartabia darà un'accelerata per rimpatriare i latitanti?L'incontro tra il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il suo omologo francese Eric Dupont-Moretti, previsto originariamente per oggi è stato rimandato ad altra data. Secondo quanto risulta a La Verità, il vertice dovrebbe svolgersi la prossima settimana. Ma il suo posticipo rischia di avere conseguenze pesanti. Senza il vertice, i titolari della Giustizia di Italia e Francia non potranno discutere, tra l'altro, della spinosa questione dell'estradizione di ex terroristi degli anni di piombo, attualmente residenti in Francia. Questo rischierebbe di far scattare, tra pochi giorni, la prescrizione per i dossier che riguardano due latitanti.La Verità ha potuto visionare una lettera - indirizzata dal ministero italiano della Giustizia al suo equivalente francese - nella quale si parla dei procedimenti a carico di due latitanti: l'ex membro dei Pac-Proletari armati per il comunismo, Luigi Bergamin, e l'ex brigatista rosso Maurizio Di Marzio. Gli autori della missiva ricordano, innanzitutto, che le domande di estradizione sono state presentate il 29 gennaio 2020. Poi chiedono di sapere se tali domande siano state «trasmesse alle autorità giudiziarie competenti, perché queste possano fare le valutazioni e prendere le decisioni» necessarie. Via Arenula ricorda al ministero francese che la perdita di tempo ha già provocato il ritiro della domanda di estradizione riguardante Ermenegildo Marinelli, ex membro del Movimento comunista rivoluzionario, perché «la pena era prescritta». Poi, la lettera del ministero della Giustizia italiano allerta gli uffici del dicastero francese: «La scadenza dei termini di prescrizione delle pene» che riguardano Bergamin e Di Marzio «è ormai prossima [...]: l'8 aprile e il 10 maggio 2021». Il tempo corre, ma questo non sembra impensierire troppo dalle parti di Via Arenula. E dire che, come ha scritto il 24 marzo scorso La Verità, il ministro Cartabia ha dato la propria benedizione alla creazione della Procura europea (Eppo). Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato dell'Eppo, definendo la sua nascita come «la creazione di uno spazio comune per le garanzie dei diritti di tutti». Nel caso degli ex terroristi latitanti in Francia, con la creazione di uno spazio comune la collaborazione europea dovrebbe diventare ancora più concreta e immediata, considerate le scadenze citate. La palla ora è nel campo della Francia che dovrebbe disporre un fermo per i due latitanti e notificare loro gli atti.Per capire meglio la situazione, bisogna ricordare gli accordi internazionali che regolano queste fattispecie. Secondo l'avvocato Ciro Perrelli, penalista in Italia e in Francia esperto di estradizioni interpellato da La Verità, è necessario ricordare tre testi normativi. «In primis c'è l'articolo 2 della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957; tale articolo è dedicato proprio ai “reati motivanti l'estradizione". Esso dispone che diano luogo a estradizione i fatti che le leggi dello Stato richiedente (nel nostro caso l'Italia, ndr) e dello Stato membro (ovvero la Francia, ndr) puniscano con una pena di almeno un anno, o anche a pene più severe». «Non va dimenticato», prosegue il penalista italo-francese, «l'articolo 8 della Convenzione di Dublino del 27 settembre 1996, ratificato dall'Italia con la legge numero 66 del 19 luglio 2019. Tale articolo prevede che l'estrazione non possa essere rifiutata per il motivo che, secondo la legge dello Stato membro alla quale venga richiesta (in questo caso la Francia, ndr), l'azione penale o la pena siano prescritte». Pertanto, conclude l'avvocato, «qualora il Paese a cui è richiesta l'estradizione non procedesse alla consegna dei soggetti, questi potrebbero ricadere sotto il dettato dell'articolo 172 del codice penale italiano. Pertanto l'estinzione della pena della reclusione si estingue, decorso un tempo pari al doppio della pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a 30 anni e non inferiore a 10 anni». Nonostante la procedura suggerisca che sia opportuno muoversi con urgenza, sembra che non ci sia molta voglia di parlare dell'estradizione degli ex terroristi o di agire per scongiurarla. Va detto che, in origine, Marta Cartabia avrebbe dovuto recarsi a Parigi per incontrare il suo omologo. Nel frattempo, il governo francese ha adottato nuove misure restrittive per contenere la pandemia di Covid. Per questo, l'incontro sarebbe stato trasformato in un meeting via internet, fissato sempre per oggi. Poi questa data è saltata ma non se ne conoscono le ragioni. D'altra parte gli uffici stampa o i portavoce dei ministeri della Giustizia italiano e francese, nonché dell'ambasciata di Francia a Roma, non sono stati in grado di dare spiegazioni. Le strutture di comunicazione contattate non hanno fornito elementi utili per capire se e quando si terrà l'incontro tra i ministri, il dossier delle estradizioni degli ex terroristi rossi figurerà in agenda. Contattato via mail e per telefono dalla Verità, l'ufficio stampa del ministero francese della giustizia non ha mai risposto alle richieste. La portavoce di Cartabia si è limitata a rispondere che «non c'è alcuna visita a Parigi» e di essere «molto impegnata». La portavoce della rappresentanza diplomatica francese a Roma ha risposto piccata via mail di non essere in grado di «dare elementi» alle domande rivolte dal nostro quotidiano. Come anticipato dalla Verità lo scorso 17 marzo, oltre a Luigi Bergamin e a Maurizio Di Marzio, al di là delle Alpi risiederebbero anche Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Enzo Calvitti, Giorgio Pietrostefani, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi e Raffaele Ventura. Alla lista va aggiunto anche il nome di Marina Petrella. Tutte queste persone sono fuggite in Francia per beneficiare dell'impunità garantita loro da un'interpretazione estensiva della cosiddetta «dottrina Mitterrand». Che, nei fatti, è come se avesse posto la legge francese al di sopra di quelle di altri Paesi. In questo modo, i latitanti sono riusciti a evitare il carcere in Italia così come ha fatto, per 37 anni, l'ex membro dei Proletari armati per il comunismo Cesare Battisti. Per quest'ultimo, come disse l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini il giorno della cattura - «la pacchia è finita» il 12 gennaio 2019, quando è stato catturato in Bolivia, dove si era rifugiato, dopo aver vissuto in Francia e Brasile. Per qualche altro suo ex compagno di lotta invece, la «pacchia» potrebbe iniziare. Ma qualcuno dovrà spiegarlo ai parenti delle vittime di quegli anni.
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