2021-01-12
Francesco «consacra» il governo. «La politica non rompa l’unità»
Papa Francesco (Vatican Pool/Getty Images)
Il Papa formalizza il via libera alle donne lettrici e chierichette. Ma niente sacerdozio.«Cercare unità di fronte alla crisi», ha detto papa Francesco nell'intervista al Tg5, andata in onda dopo il meteo delle 20.30 di domenica scorsa. Papa Jorge Mario Bergoglio avrebbe così lanciato un salvagente a Giuseppe Conte e avrebbe, invece, scagliato una pietra in testa a Matteo Renzi. Perché, ha detto ancora il Pontefice al vaticanista Fabio Marchese Ragona, un politico «che non ha la capacità di dire “noi" invece di “io" non è all'altezza della situazione». L'interpretazione che vorrebbe Francesco intento all'endorsement al governo Conte è andata forte in talune redazioni. Tuttavia, se è vero che Palazzo Chigi ha un amico in Vaticano, così come al Colle del Quirinale, nel caso dell'intervista in prima serata la frase probabilmente sporgeva un poco oltre il cortile romano, riferendosi appunto al superamento di una crisi globale come quella che stiamo vivendo.Del resto tutta l'intervista ruotava intorno a problemi sociali epocali, Covid in testa ovviamente, ma anche immigrazione e aborto. La parola che è risuonata più volte è stata «vicinanza», eppure nel caso dell'immigrazione l'accoglienza è stata coniugata con «prudenza e saggezza» e per l'aborto il Papa è stato netto: non si può «cancellare una vita umana» rivolgendosi a un «sicario» pensando di «risolvere un problema». Dopo un colpetto ai fatti di Capitol Hill - «dobbiamo riflettere e capire bene e per non ripetere, imparare dalla storia» - il Papa ha fatto, questo sì, un endorsement enorme ai vaccini, dicendo che vaccinarsi «non è una opzione, è un'azione etica». Un'intervista sulla linea della recente enciclica Fratelli tutti, un documento promosso anche dal pulpito dell'ultima copertina di Vanity Fair, ma nel contesto la fede è sembrata un po' desaparecida. La campagna mediatica di rilancio del Papato, che in questo 2021 parte dalla Gazzetta dello Sport e arriva fino a Vogue Italia, passando appunto da Vanity Fair al Tg5, tambureggia sulla «fratellanza», ma non ha poi chissà cosa di rivoluzionario. Semmai prosegue una linea già ampiamente tracciata lungo questi anni di papato, quella di un cattolicesimo light con afflato evangelico. Nulla di particolarmente rivoluzionario nemmeno nel motu proprio Spiritus Domini, pubblicato ieri, che apre alle donne nel ministero del lettorato e dell'accolitato, fino a ieri riservati solo ai maschi. Nessuna rivoluzione perché già papa Paolo VI aveva declassato queste funzioni a quelle dei «ministeri non ordinati» e ora, collocandosi sulla scia del Vaticano II e del recente sinodo sull'Amazzonia, Francesco supera la riserva che era rimasta e apre alle donne. «Se rispetto ai ministeri ordinati», si legge nella lettera che accompagna il motu proprio, «la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale» (San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, 22 maggio 1994), per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva». Già si sente all'orizzonte il tambureggiare di chi immagina le meravigliose sorti e progressive di questa apertura, magari verso le diaconesse, così come si sentono i lai di chi, invece, si straccia le vesti di fronte alla nuova demolizione della dottrina. Saranno i posteri a stabilire chi potrebbe aver ragione, intanto rimanendo alla lettera dei documenti di ieri sembra ci sia sì un'apertura, ma ci sia anche un bel paletto piantato in mezzo al passo: per l'ennesima volta si ribadisce con Giovanni Paolo II che non ci sarà mai un prete cattolico di sesso femminile.
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«Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché verrebbe voglia di rispondere “perché c’è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo». «Noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni – ha aggiunto Meloni – e io non mi rassegno all’idea che non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli».
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(Ansa)
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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