2023-10-06
La strategia di Francesco: col green strizza l’occhio a Pechino e alla sinistra Usa
L’esortazione assolve il Dragone, grande inquinatore: una carezza a Xi dal Pontefice vicino ai Clinton, che sono sponsor della Cina nel Wto e finanziano gli attivisti radicali.La Santa Sede continua ad avvicinarsi alla Repubblica popolare cinese: è questo uno degli elementi che emerge dall’esortazione apostolica, Laudate Deum, presentata l’altro ieri da papa Francesco. Nonostante affronti la tematica ambientale, il documento ha anche un significato geopolitico. «Se consideriamo che le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri, possiamo affermare che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine», recita l’esortazione. Si tratta di un argomento molto simile a quello che il ministero degli Esteri cinese usò nell’ottobre 2020 per criticare le politiche ambientali dell’allora presidente americano Donald Trump. Non bisognerebbe poi trascurare due elementi. In primis, come dimostrato dal sito Our world in data, è vero che gli Usa producono più emissioni pro capite del Dragone. Tuttavia, mentre il dato americano è in diminuzione, quello cinese è in ascesa. In secondo luogo, a luglio, il Financial Times ha rivelato che, «secondo varie persone a conoscenza delle trattative, la Cina ha ostacolato i negoziati del G20 sul clima, rifiutandosi di discutere questioni cruciali come gli obiettivi sulle emissioni di gas serra». D’altronde, il Dragone resta il principale responsabile di emissioni al mondo. Eppure, il presidente della Cop28 (che si aprirà in novembre a Dubai), Sultan Al Jaber, incontrando di recente a Pechino il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha elogiato la Repubblica popolare per il suo «sostegno schiacciante» alla transizione verde. E proprio la Cop28 è vista dalla Laudate Deum come potenzialmente foriera di una «decisa accelerazione della transizione energetica». Fatto sta che, due settimane fa, l’inviato cinese per il clima, Xie Zhenhua, ha annunciato di non essere intenzionato ad appoggiare il phase out dei combustibili fossili in occasione del vertice di Dubai. Alla luce di tutto questo, suggerire che Pechino sia un esempio positivo in materia climatica lascia un po’ perplessi. Senza infine dimenticare che la Cina tende a cavalcare la retorica green per il proprio tornaconto, visto che potrebbe presto controllare fino a un terzo delle forniture mondiali di litio (che è fondamentale nella realizzazione delle batterie per l’auto elettrica). Questo per precisare che non sono soltanto i fautori dell’energia tradizionale a essere mossi da interessi. E veniamo quindi al rapporto con gli Stati Uniti. È pur vero che, in un breve passaggio dell’esortazione, Francesco sembra elogiare i vescovi americani per aver «espresso molto bene il senso sociale della nostra preoccupazione per il cambiamento climatico». Tuttavia, come abbiamo visto, egli non ha rinunciato rimarcare che la Cina produce meno emissioni pro capite rispetto agli Usa. Inoltre, ad agosto il Pontefice aveva pesantemente criticato la Chiesa statunitense, denunciandone una «attitudine reazionaria». Sullo sfondo si staglia la spinosa questione dell’accordo sinovaticano sulla nomina dei vescovi: una controversa intesa, siglata nel 2018 e rinnovata nel 2020 e nel 2022. Si tratta del perno dell’attuale politica filocinese della Santa Sede: una politica caldeggiata soprattutto dalla Compagnia di Gesù e dalla Comunità di Sant’Egidio. Non a caso, Francesco ha appena creato cardinale il vescovo di Hong Kong, Stephen Chow, che - gesuita - è tra i principali fautori dell’accordo e che si è recato in visita a Pechino lo scorso aprile. Chow era inoltre con il Papa nel suo recente viaggio in Mongolia: un viaggio nel cui ambito Francesco, dopo aver inviato «un caloroso saluto al nobile popolo cinese», ha esortato i cattolici cinesi a essere «buoni cittadini». Parole che, secondo quanto reso noto dallo stesso Chow, sono state «ben accolte» dal governo di Pechino. Eppure la Repubblica popolare ha più volte violato l’intesa con la Santa Sede. La situazione dei cattolici cinesi continua a rivelarsi drammatica, visto che sono sottoposti da Xi Jinping alla cosiddetta «sinicizzazione»: un processo d’indottrinamento secondo i principi del socialismo. In questo quadro, l’accordo sinovaticano risulterà uno dei dossier al centro del prossimo conclave: il braccio di ferro sarà, in particolare, tra chi spinge per proseguire verso l’avvicinamento a Pechino e chi spera di riportare a Occidente il baricentro della politica estera vaticana. In tal senso, l’intesa con la Cina è stata criticata da vari cardinali di area «ratzingeriana», come Gerhard Müller, Timothy Dolan, Joseph Zen e Raymond Burke. Ma non è finita qui. L’esortazione strizza anche l’occhio a quel mondo dem statunitense che promuove un’energica agenda green e che, guarda caso, è in rapporti tutt’altro che rigidi con Pechino. «Attirano spesso l’attenzione, in occasione delle Conferenze sul clima, le azioni di gruppi detti “radicalizzati”», si legge nel documento pontificio. «In realtà, essi occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta ad ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli». Giova forse ricordare che, a settembre, Francesco ha parlato di cambiamento climatico, intervenendo al meeting annuale della Clinton global initiative: un consesso a cui l’anno scorso furono invitate varie figure non estranee al network cinese (dal direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, al ceo di Blackrock, Larry Fink). Ebbene, a giugno è stato rivelato che una no profit fondata da Hillary Clinton, Onward together, ha dato - tra il 2021 e il 2022 - 300.000 dollari al Climate emergency fund, un fondo che finanzia attivisti climatici radicali (tra cui Ultima generazione). E fu Bill Clinton, da presidente americano, a spingere per l’ingresso della Cina nel Wto. Non è insomma da escludere che Laudate Deum sia stata molto apprezzata dalle parti di Pechino.
«Il delitto di via Poma» (Sky Crime)
A 35 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, la docuserie Il delitto di via Poma su Sky Crime ripercorre il caso con testimonianze e nuovi spunti d’indagine, cercando di far luce su uno dei misteri più oscuri della cronaca italiana.
Alberto Gusmeroli (Imagoeconomica)