2025-10-27
Il Belgio uccide una ventiseienne non malata
La giovane fu vittima di abusi durante la scuola primaria e dai 14 anni in poi ha provato a suicidarsi diverse volte. Ora Bruxelles ha accolto la sua richiesta di eutanasia. Ma lei stessa denuncia le carenze del servizio sanitario: «Io lasciata sola con matti e tossici».Belgio e Canada sono i due Paesi in cui la legalizzazione dell’eutanasia è più antica, e anche quelli in cui si può notare meglio l’operazione, portata avanti con metodo scientifico, di «allargamento delle maglie» della legge. Legge che viene usata sapientemente come un arpione per creare una breccia nelle Costituzioni e nel buon senso.In Belgio, infatti, una giovane di 26 anni, Siska De Ruysscher, ha optato per la via della «dolce morte» che, salvo un miracolo, dovrebbe ricevere il prossimo novembre. Denunciando al contempo le evidenti assurdità di un sistema sanitario che tratta i malati come numeri, e spesso numeri «in esubero» da falcidiare senza pietà.Secondo il blog di bioetica Génétique, la De Ruysscher era una «potenziale suicida» sin dalla tenera età di 13 anni», quando subì «violenze e abusi» durante la frequentazione della scuola primaria. La ragazza avrebbe poi tentato di farla finita «una quarantina di volte», la prima delle quali quando aveva «solo 14 anni».Ovviamente, per i progressisti il fatto che una persona abbia tentato di darsi la morte più volte è quasi la prova provata che si debba accontentarla. Ma proprio Siska, in una dichiarazione che ha voluto rendere prima di quell’iniezione letale che presto le toglierà per sempre la parola, ha denunciato «le carenze nella gestione dei disturbi psichiatrici in Belgio».Carenze riscontrate quando aveva bisogno di aiuto ed era invece sbattuta in centri e in reparti affollati da persone affette da «disturbi comportamentali» e perfino da «tossicodipendenza». Pazienti in qualche modo snobbati dal sistema, i quali spesso, secondo la De Ruiysscher «si influenzano a vicenda» e «alcuni prendono una cattiva strada»: l’unica davvero senza uscita.In pratica i malati giudicati «inguaribili» dagli specialisti, e perfino quelli affetti da «sole» malattie mentali (come la depressione cronica), tendono a divenire i nuovi reietti. Siska De Ruysscher, malgrado la scelta estrema che ha fatto, ha concluso così il suo messaggio ai legislatori: «A prescindere dal mio percorso, molte cose» dal punto di vista della cura e della tutela della vita umana «potrebbero essere diverse e migliori». Non va meglio nell’evolutissimo Canada, l’avanguardia eutanasica del nuovo mondo. Infatti, secondo Krista Carr, amministratrice delegata di «Inclusion Canada», «molti canadesi disabili» vengono messi «sotto pressione» per «porre fine alla loro vita con l’eutanasia» e ciò avverrebbe anche durante «visite mediche di routine».Sembra incredibile, ma da quando il Maid («Assistenza medica alla morte») è stato legalizzato nel 2016, c’è stata una corsa ad aggirare i paletti della primitiva legge «di tolleranza», al fine di legittimare culturalmente il «suicidio di Stato». Anche per chi - proprio per evitare «ingiuste discriminazioni» - soffre sì di malattie gravi ma non incurabili e senza alcun rischio di decesso a breve termine.La Carr, parlando in un’audizione pubblica organizzata dalla Commissione parlamentare per le Finanze, ha dichiarato che l’estensione continua del «diritto all’eutanasia» in Canada - inclusi «i malati non terminali» e in futuro probabilmente gli stessi «depressi cronici» come avviene in Belgio - ha portato le persone con disabilità a subire «forti condizionamenti» sociali per «farla finita».Fino al punto, davvero aberrante e spettrale, che in vari casi, i canadesi affetti da malattie inguaribili (Parkinson, gravi formi di autismo e altre malattie neuro-degenerative) «hanno ora paura» di presentarsi per una qualunque visita, in un ospedale del «sistema sanitario». Sapendo di correre il rischio di sentirsi proporre con forza dal medico (svuota-reparti) di turno la soluzione estrema alle loro sofferenze «inutili e intollerabili».I due esempi sopra visti mostrano che c’è un urgente bisogno di una crociata globale in difesa della vita umana, «dal concepimento alla morte naturale» (e non indotta), come ha ricordato con coraggio Papa Leone al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ecco #DimmiLaVerità del 27 ottobre 2025. Ospite Marco Pellegrini del M5s. L'argomento del giorno è: "La follia europea di ostacolare la pace tra Russia e Ucraina"
Matteo Salvini (Ansa)
«Chiederò che sul Piano casa, scoperto nel 2026, parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da parte di un sistema, quello delle banche, che sta facendo margini notevolissimi». Così il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. «Non c'è nessun accanimento nei confronti delle banche. Mi limito a leggere i bilanci. Negli ultimi tre anni le banche hanno fatto 112 miliardi di euro di utili, spesso una parte di questi investimenti coperti da garanzie dello Stato e, quindi, nel caso che tutto andasse bene si va a utile, nel caso non andasse c'è lo Stato che copre e garantisce». Il vicepremier ha spiegato che la richiesta non nasce da una volontà punitiva, ma dal principio di equilibrio e collaborazione tra pubblico e privato. Secondo Salvini, le banche, dopo anni di margini record, possono contribuire concretamente a sostenere misure sociali e infrastrutturali, come il Piano casa, considerato «Una priorita' nazionale per dare risposte a chi oggi non può permettersi un alloggio dignitoso».
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