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Il Belgio si è sbarazzato di Siska, la giovane malata di depressione
Siska de Ruysscher (Facebook)
Praticata l’eutanasia alla ragazza che da anni lottava senza ricevere adeguate cure.

«Io sono il prodotto di un sistema fallimentare». È un reportage dall’Aldilà, è il grido di dolore di una giovane donna che poteva (doveva) essere salvata. È il testamento morale di Siska De Ruysscher, fiamminga, che a 26 anni è stata uccisa dalla cultura dell’eutanasia. E che lascia una lettera (sotto forma di post su Instagram) sulla quale medici allegri, psicologi intrisi di ideologia, attivisti frementi, politici pavidi, giudici al calduccio dentro la loro casta dovrebbero riflettere a lungo. Siska è morta domenica scorsa semplicemente perché il sistema sanitario belga, che ha pianificato il suicidio assistito come se fosse una semplice sequenza di passaggi tecnici, è privo di retromarcia, di paracadute, in definitiva di umanità.

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Il Belgio uccide una ventiseienne non malata
Siska De Ruysscher
La giovane fu vittima di abusi durante la scuola primaria e dai 14 anni in poi ha provato a suicidarsi diverse volte. Ora Bruxelles ha accolto la sua richiesta di eutanasia. Ma lei stessa denuncia le carenze del servizio sanitario: «Io lasciata sola con matti e tossici».
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iStock
Una ragazza scampa agli attacchi di Bruxelles ma ha un crollo. Il parere di due psichiatri le è bastato per ricorrere all’eutanasia.
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