Tra i massimi esponenti del Divisionismo italiano e fra i più sensibili osservatori del mondo naturale, a Giovanni Segantini Bassano del Grappa dedica una retrospettiva (sino al 22 febbraio 2026) di oltre 100 capolavori, mostra che inaugura ad oltre dieci anni dall’ultima esposizione italiana dedicata al grande Maestro trentino.
Nato ad Arco di Trento nel 1858, quando quella parte d’Italia era ancora terra austriaca, un’adolescenza travagliata, trascorsa tra Milano e la Valsugana, segnata anche da un arresto per vagabondaggio e un periodo in riformatorio, Giovanni Segantini (1858-1899), che nonostante le vicende personali riuscì a frequentare per quasi un triennio l’Accademia di Brera e stringere amicizie negli ambienti artistici cittadini che ne influenzarono profondamente la sua arte , è stato un artista innovativo e poliedrico, capace di catturare la bellezza della natura e la spiritualità dell'esistenza umana come pochi altri hanno saputo fare.
Visceralmente legato alla sua terra d’origine e all’Engadina (il luogo che lo ha ospitato negli ultimi anni della sua breve vita), il suo stile, caratterizzato da una profonda connessione spirituale con la montagna e la vita rurale, ha lasciato il segno nella storia dell’arte italiana e internazionale, che lo annovera fra il massimi esponenti ( se non il più importante..) del Divisionismo italiano : punto d’arrivo della sua parabola artistica , il «Segantini divisionista» abbandonerà via via i soggetti agresti per il «simbolismo naturalistico » e per una più personale interpretazione del rapporto panteistico tra Uomo e Natura, sostituendo alla tecnica tradizionale dei colori mischiati sulla tavolozza singole, piccole, nette pennellate posizionate l’una accanto all’altra sulla tela, per formare, nell’insieme, l’immagine. Mosso da una ricerca spasmodica, quasi ossessiva, di riscrivere in termini pittorici gli spazi naturali e di rappresentare la forza evocativa delle scene di vita montana che lo circondavano, Segantini, soprattutto nell’ultimo decennio della sua vita, visse quasi in totale isolamento, alimentando così il mito di un artista « eroicamente solitario ». In realtà, la sua figura e le sue straordinarie opere vanno inquadrate nei contesti artistici e culturali in cui visse e che lo influenzarono, elementi fondamentali per comprendere a fondo questo grande artista. Ed è questo l’obiettivo della mostra allestita fino al 22 febbraio 2026 ai Musei Civici di Bassano del Grappa, un'occasione davvero unica per ammirare la produzione artistica di Segantini in tutta la sua complessità e bellezza. Come ha ben sottolineato Barbara Guidi, Direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa, «…la mostra sfata il mito del genio isolato per consegnarci un Segantini perfettamente integrato nei dibattiti figurativi del proprio tempo, audace sperimentatore di tecniche pittoriche, inventore di un’iconografia della montagna così potentemente evocativa, carica di poesia e sentimento, da risultare eterna e inscalfibile nella sua laica sacralità. Un’eternità oggi messa in discussione dal repentino cambiamento climatico che rende questo soggetto prepotentemente attuale».
La Mostra
Fra le iniziative più attese dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, un’iniziativa che accompagna i Giochi Olimpici e Paraolimpici Invernali con un ricco calendario di eventi culturali diffusi sul territorio nazionale, la retrospettiva dedicata a Giovanni Segantini offre al visitatore un percorso espositivo vario e articolato, composto da circa 100 opere tra dipinti, disegni, incisioni, ma anche fotografie e documenti archivistici. Curata da Niccolò D’Agati, la mostra è divisa in quattro sezioni, ognuna delle quali esplora un aspetto diverso dell'arte di Segantini: si parte dalla fase milanese, segnata dall'incontro con il gallerista e sodale Vittore Grubicy De Dragon, che influenzerà radicalmente l'evoluzione del suo percorso artistico, per arrivare agli ultimi anni, quando l’arte di Segantini si fa più sperimentale e caratterizzate da una profonda ricerca sulla luce e il colore. Nel mezzo, il periodo brianzolo, con quel crescente interesse per la natura e la rappresentazione della comunione tra uomo, paesaggio e animali e poi la fase svizzera, forse la più nota, durante la quale Segantini si dedica alle sue grandi e celebri composizioni della vita montana, nelle quali si legge la sua personale interpretazione del rapporto tra l’Uomo e il Creato. Opera dopo opera, passando da Ave Maria a trasbordo a Ritorno dal bosco, da Pascoli di primavera a Dopo il temporale, quello che emerge è la straordinaria capacità di Segantini di catturare la bellezza della natura e di rappresentare la spiritualità dell'esistenza umana.












































