
I dati dell'Istat sprizzano ottimismo sugli occupati che hanno superato il record dei 23 milioni. In realtà su 100 nuovi impiegati quattro sono partite Iva, uno solo è indeterminato e 95 sono a tempo. Questi ultimi soppianteranno la vecchia spina dorsale del Paese. Ieri l'Istat ha diffuso i consueti dati sul mercato del lavoro. Per l'istituto ci sarebbe un «netto miglioramento» con la disoccupazione che si ferma al 10,7%, il valore più basso da metà 2012. E il calo è ancora più deciso per quella giovanile, seppure il tasso dei senza lavoro under 25, pari al 31,9%, resti tra i più alti in Europa: fanno peggio solo la Spagna e la Grecia. Cresce il numero degli occupati. A maggio il dato quasi raddoppia, con 144.000 occupati in più che portano il livello complessivo ad aggiornare il massimo storico. Stavolta aumentano anche i tempi indeterminati ma l'avanzata dei contratti a termine non si ferma. Ormai gli occupati a tempo sfondano la soglia dei 3 milioni, come non accadeva dall'inizio delle serie statistiche.Fin qui la mera cronaca dei numeri. Poi c'è l'aspetto sociologico, che è quello più importante. Come ha sottolineato ieri Francesco Seghezzi, ricercatore dell'Adapt, l'Italia sta definitivamente cambiando faccia. Crescono gli occupati temporanei, calano gli autonomi. Cresce l'occupazione femminile e quella degli over 50 per effetto della riforma Fornero. Di conseguenza scende il numero di chi ha un lavoro al di sotto dei 35 anni. Il dato che il nuovo governo dovrebbe studiare si muove sull'analisi verticale dei fenomeni del lavoro. Su 100 nuovi occupati nell'ultimo anno, quattro sono Partite Iva, uno solo è a termine e 95 sono a tempo determinato. Sono i cosiddetti precari. Se i flussi si manterranno costanti possiamo dire che gli attuali 3 milioni a tempo diventeranno in almeno quattro o al massimo cinque anni quasi 5 milioni. Mentre gli attuali 5 milioni di autonomi caleranno a 4,5 milioni. La stima è approssimativa e fatta dalla Verità, ma il trend in pocotempo porterà i precari a superare la compagine degli autonomi. Il giro di boa impatterà sulla mentalità produttiva dell'Italia. Il nostro Paese su basava tanto sulle piccole medie imprese, quanto su artigiani, commercianti e Partite Iva. Una peculiarità che ci ha caratterizzato per decenni e differenziato dal resto dell'Unione europea. è stato lo spirito imprenditoriale che ha consentito al made in Italy di raggiungere i livelli di notorietà attuali. Le partite Iva hanno sperimentato e lanciato idee che le strutture più complesse avrebbero fatto abortire. Poi sono arrivate le start up, ma la verità è che gli autonomi hanno inizato a fare la fame. Sottopagati e ipertassati. Sostituire anche gli autonomi con nuovi precari finirà con l'ammazzare quella poca libertà d'impresa rimasta e significherà azzerare la sperimentazione e pure il doppio lavoro. Non è certo un bene.Per questo il governo, se vuole smontare il Jobs act, deve tenere presente le curve sociali che stanno modificando l'Italia. «Oggi abbiamo segnato un record di precariato dello Stato italiano», ha detto ieri il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, invitando a non celebrare record a meno che non rappresentino un impiego «stabile e dignitoso». Al di là delle parole servirà però intervenire sul cuneo fiscale e trovare agevolazioni per tutti quegli autonomi che desidereranno portare avanti le proprie attivitàPer il resto, una costante si ritrova invece nei dati spacchettati per fasce d'età: a vincere sono sempre gli over 50 e maggio lo conferma, facendo registrare per questa classe quasi 100.000 occupati in più. Chiaro effetto dell'aumento dell'età pensionabile. L'allungamento delle carriere potrebbe avere spinto anche il tasso delle donne a lavoro, che ha raggiunto il 49,7%, altro record dall'avvio delle serie (1977). La cifra resta però bassa. La crescita occupazionale nell'ultimo mese coinvolge i chi ha tra i 25 e i 34 anni e i 50 e i 64 anni (entrambi registrano un aumento del tasso di occupazione di 0,5 punti percentuali). Il calo della disoccupazione è diffuso su tutte le classi di età.Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni diminuisce di un punto percentuale, attestandosi al 31,9%; l'incidenza dei disoccupati sulla popolazione di questa classe di età è pari all'8,3% (-0,4 punti). I dati Istat dimostrano singoli spicchi che vanno messi assieme per capire che l'Italia sta perdendo le vecchie peculiarità che l'hanno arricchita negli ultimi 40 anni.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





