2025-03-02
Foti in pressing: norme pro gestori per evitare le gare sull’idroelettrico
Tommaso Foti (Imagoeconomica)
Il responsabile Affari Ue: «Il meccanismo dei bandi è previsto nel Pnrr, ma favoriremo l’attuale concessionario che investe».È stata un’eredità del governo Draghi. L’ex premier, senza che nemmeno glielo chiedesse Bruxelles, ha voluto vincolare le concessioni per l’idroelettrico alle gare e al Pnrr. Una situazione che crea uno squilibrio con gli altri partner europei e espone il nostro Paese al rischio di conquiste predatorie da concorrenti stranieri. Ma ora il governo, sollecitato da un vasto fronte composto da imprese, associazioni di categoria, consumatori, sindacati e organizzazioni no profit che più volte ha lanciato un grido d’allarme per salvaguardare il settore idroelettrico italiano, cerca di correre ai ripari. L’impegno in questa direzione è stata confermata da Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, intervenendo al Forum in Masseria di Bruno Vespa. «Sull’idroelettrico l’Europa non ci aveva chiesto di fare le gare e invece qualcuno in precedenza ha deciso di inserire questo principio e così non c’è un criterio di reciprocità con gli altri Paesi», ha detto Foti. Poi ha spiegato che il meccanismo dei bandi è una strada obbligata, perché è un sistema «inserito nel Pnrr, non si può tornare indietro». Quello che si può fare, ed è la soluzione alla quale si sta lavorando, «è di aggiungere una condizione che nel caso in cui l’attuale gestione presenta un piano con efficientamento energetico, miglioramento infrastrutture, si possa concedere una novazione contrattuale, in modo che quei gestori possano andare avanti per altri 15 anni». Quindi si tratta di vincolare il rinnovo del contratto a un progetto economico. È in ballo la tutela della sovranità su un pezzo importante del nostro sistema infrastrutturale. L’idroelettrico in Italia, grazie alla morfologia del territorio (ci sono pendenze nel terreno sufficientemente alte da garantire un’alta produttività), è da sempre un settore strategico, fondamentale per economia e ambiente. Basta pensare che solo nel 2023, questa risorsa ha contribuito all’economia con circa 2 miliardi di euro, garantendo lavoro a migliaia di persone altamente specializzate. I quasi 5.000 impianti presenti sul territorio nazionale hanno generato energia pulita sufficiente a soddisfare il fabbisogno di oltre 15 milioni di famiglie.Le procedure delle aste per l’assegnazione delle concessioni rappresentano una minaccia per il futuro dell’idroelettrico italiano. Il rischio è, infatti, quello di scoraggiare gli investimenti necessari allo sviluppo di una moderna impiantistica, a causa dell’incertezza generata dalla mancanza di chiarezza a livello europeo e dall’apertura delle gare a operatori stranieri, anche provenienti da Paesi con mercati meno trasparenti. Le imprese del settore e le associazioni di categoria, a dicembre scorso, avevano pubblicato un manifesto sui principali quotidiani nazionali con il quale chiedevano l’intervento urgente del governo per salvaguardare la risorsa idrica, e i comparti industriali legati all’idroelettrico. Dalle colonne de La Verità, il ministro Foti alcune settimane fa aveva annunciato l’avvio della trattativa con la Ue per garantire all’Italia investimenti e concessioni di lungo termine. Il rischio dell’ingresso di gruppi stranieri nel settore è reale. Lo dicono i numeri. Secondo il rapporto dell’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, l’idroelettrico ha fornito nel 2020 un sesto della produzione mondiale di elettricità con quasi 4.500 Twh, il 55% in più del nucleare, attraverso una potenza impegnata di 1.330 Gw. Si configura quindi come la più grande fonte mondiale di energia pulita che produce più di tutte le altre rinnovabili messe insieme. È evidente che i nostri bacini idroelettrici interessano molto ai Paesi d’oltralpe che sarebbero ben contenti di metterci le mani sopra. Soprattutto perché la maggior parte di questi sono concentrati lungo l’arco alpino: ce ne sono infatti 1092 in Piemonte, 891 in Trentino-Alto Adige, 749 in Lombardia e 408 in Veneto. Questo patrimonio però richiederebbe grandi investimenti per la manutenzione. L’accumulo di sedimenti sta determinando una riduzione della produzione di energia. Negli ultimi due anni la quota di elettricità generata dalla potenza dell’acqua è scesa di 6 punti percentuali, passando dal 15% al 9%, in base alle elaborazioni realizzate da Ispi su dati Terna.Ieri sono arrivate altre reazioni al decreto bollette. Per la Cgil «è un provvedimento senza coraggio e senza visione alcuna che non affronta alla radice il tema del caro energia». Secondo il sindacato «si doveva intervenire sugli oneri di sistema e sulla riduzione strutturale dei costi energetici e disaccoppiare il costo dell’energia da quello del gas». «Un pannicello caldo», lo definisce Massimiliano Dona dell’Unione nazionale dei Consumatori. Il Pd parla di «provvedimento tampone che non dà risposte strutturali» e di «operazione di propaganda». Va ricordato che se l’aiuto straordinario sarà riconosciuto nel secondo trimestre 2025 a chi ha già presentato l’Isee, per gli altri (chi ha Isee tra 9.350 e 25.000 euro) il riconoscimento sarà nel primo trimestre utile, dopo presentazione dell’Isee.
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