2019-06-03
Altro che festa
della Repubblica, è diventata la festa dei rom
Il presidente della Camera Roberto Fico trasforma la parata per la Repubblica nel solito inno all'accoglienza. Un insulto alla nazione e ai militari solo per provocare la Lega. Ma Matteo Salvini non ci sta: «Qui c'è gente che rischia la vita».Cento immigrati salvati dalla Marina approdano in Liguria. Il Viminale: «Nessuno resterà, pronti altri Paesi e il Vaticano». Barca abbandona 70 pakistani in Puglia.Lo speciale contiene due articoli.L'aspetto più triste di tutta la faccenda è che a Roberto Fico non interessa davvero difendere le minoranze. Gli interessa soltanto fare polemica con Matteo Salvini. Sembra un po' il compagno di classe delle medie lasciato in disparte che, per ripicca, cerca di rovinare la festa agli altri annacquando la cola del discount. Che mancanza di originalità, tra l'altro: da Fausto Bertinotti a Laura Boldrini, di presidenti della Camera ostili al patriottismo ne abbiamo visti anche troppi, negli anni.Fico arriva buono ultimo, e pretende pure di dare lezioni di umanità. «Oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio», ha detto il grillino parlando ai giornalisti prima della parata del 2 giugno. «È dedicata ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui e hanno gli stessi diritti». Poi ha aggiunto: «La forza della Repubblica è quella di non fare differenze di sesso, razza o opinioni politiche. Sotto la bandiera italiana si ritrovano tutti». Vero: sotto la bandiera tutti si possono ritrovare. Il problema è che alcuni dei soggetti citati da Fico non hanno alcuna intenzione di riconoscersi nei valori e nei costumi del nostro Paese, figuriamoci poi nel Tricolore.Il problema è che Fico, nel tentativo di compiacere gli osservatori progressisti, ha snocciolato una robusta quantità di banalità e di falsità. La festa del 2 giugno non è la celebrazione di chi si trova sul nostro territorio. Altrimenti, dovremmo organizzare anche una parata dei turisti, una sfilata dei passanti e via dicendo.È, invece, la festa della nazione e dei cittadini. Si tratta di un particolare non da poco. Giusto: la Repubblica non fa differenze di sesso, colore e opinioni politiche, tutti hanno gli stessi diritti. Tutti i cittadini, però. La cittadinanza è un discrimine fondamentale. Essere cittadini significa riconoscersi nei valori e nella cultura di questo Paese. Significa esercitare diritti, ma anche ottemperare a doveri. Il rom cittadino italiano che lavora, vive in una casa acquistata o pagando regolarmente l'affitto (ce ne sono parecchi, in giro) è un italiano a tutti gli effetti e infatti viene trattato come tale. Il rom che, al contrario, è irregolare, abita in un campo guadagnandosi da vivere con mezzi illeciti e magari costringe i figli minorenni a chiedere l'elemosina, non ha ragione di condividere la festa.C'è un motivo se il migrante clandestino non diventa immediatamente cittadino italiano appena mette piede sul nostro territorio: prima, deve dimostrare di far parte della nazione, di amarla e onorarla, di condividerne i tratti fondativi. Cosa che un bel po' di migranti non fanno. E infatti il 2 giugno non è la loro festa.«Nel cielo sventola la bandiera della Repubblica, che significa libertà, democrazia e rispetto di tutte le persone che si trovano sul nostro territorio», pontifica Fico. Dimentica che a garantire la libertà e l'esercizio dei diritti è proprio quella sovranità che lui tanto detesta perché la considera materia per destrorsi. A rendere il nostro Paese una terra libera sono i confini. I confini ci differenziano da altri Stati in cui l'autodeterminazione degli individui non è garantita, in cui i diritti primari sono negati. Per difendere i confini, e per renderci sovrani in casa nostra, sono morte migliaia e migliaia di persone. Altre, ancora oggi, rischiano la vita indossando una divisa. E il presidente della Camera ha paragonato tutti costoro a un rom che vive in una baracca abusiva trattando la moglie come una sguattera. Li ha paragonati al migrante che si lagna perché la coop che lo ospita a spese nostre non gli permette di vedere le partite via satellite.Alla base di tutti questi insulti, dicevamo, sta la volontà dell'esponente pentastellato di stuzzicare il ministro dell'Interno. Il quale, giustamente, si è irritato. «Oggi è la festa degli italiani, non dei migranti e dei rom come ha detto qualcun altro. Poi nei campi rom di legalità ce n'è poca quindi preferisco festeggiare gli italiani oggi», ha risposto Salvini a distanza. Le parole di Fico, ha aggunto il capo leghista, sono «un torto alle migliaia di ragazzi e ragazze che hanno sfilato. Qua c'è gente che rischia la vita per difendere l'Italia nel mondo e sentire il presidente della Camera che si tratta della festa dei migranti e dei rom a me fa girare le scatole».Il 2 giugno è, tra le altre cose, l'anniversario di un voto importante. La festa celebra pure questo: il diritto di voto. Ecco: gli italiani, nei giorni scorsi, questo diritto lo hanno esercitato, e hanno duramente punito il Movimento 5 stelle. Ma Fico, a quanto pare, non ha recepito il messaggio. In un momento di estrema tensione, egli continua a bearsi della polemichetta da quattro soldi in nome delle minoranze. Continua a buttare benzina sul fuoco della divisione all'interno del governo. E lo fa in nome di cosa? Della difesa degli stranieri e di persone che rivendicano la propria diversità.La grande Ida Magli, nel suo splendido Omaggio agli italiani, elencava i «veri beni che i popoli possiedono»: «L'identità, la lingua, l'indipendenza, la patria, il territorio, la libertà». Questi beni, ancora adesso, non sono garantiti. Anzi sono continuamente messi a rischio da chi tenta di cancellare la nostra lingua imponendoci idiomi presunti «universali»; da chi ci dice che la patria è roba da rottamare; da chi vuole privarci dell'indipendenza per sottometterci a poteri sovranazionali; da chi ci spiega che l'identità è intercambiambiabile e sostituibile.Fico, con la sua retorica stantia, ha preso le parti di chi vuole cancellare l'Italia e gli italiani. Ha insultato i militari e i combattenti morti, ma anche i nostri poeti, i nostri musicisti, i nostri pittori: tutti coloro che ci hanno resi grandi e non meritano le pernacchie di un presidente della Camera piccolo piccolo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fico-fa-la-boldrini-e-sputa-sul-2-giugno-e-la-festa-dei-nomadi-e-dei-migranti-2638654703.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pressione-sui-porti-sbarco-a-genova" data-post-id="2638654703" data-published-at="1758150945" data-use-pagination="False"> Pressione sui porti: sbarco a Genova I migranti sbarcano a Genova e il governo imbarca un'altra polemica. Infatti, mentre 70 pakistani sbarcavano in Puglia, i 100 immigrati salvati dalla Marina militare giovedì scorso scendevano a Calata Bettolo (nel capoluogo ligure) e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, annunciava che nessuno di loro rimarrà a carico dell'Italia ma di cinque Paesi europei oltre che del Vaticano. Nel frattempo il presidente della Camera, Roberto Fico, faceva la sua ultima esternazione pro migranti e anti governo gialloblù ai Fori imperiali, prima dell'inizio della parata del 2 giugno: «Oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio, è dedicata ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui e hanno gli stessi diritti». Un calcio dunque alla politica sull'immigrazione portata avanti dall'alleato leghista che sta riducendo il numero di sbarchi e morti nel Mediterraneo, e che prevede anche la chiusura di tutti i campi rom. Per una volta, a prendere le distanze da Fico, oltre a Matteo Salvini, è arrivato anche il leader pentastellato, Luigi Di Maio: «Le parole di Fico? Io e Roberto su queste questioni siamo molto diversi e non è una novità. Io non avrei mai alimentato questa polemica di distrazione di massa sui migranti il 2 giugno. È una sua opinione, lui è il presidente della Camera, io il capo politico del M5s. Ad ogni modo mettiamo tutti da parte le polemiche e godiamoci questa festa». E praticamente una festa è stato anche lo sbarco dalla Cigala Fulgosi della Marina militare dei 100 migranti, tra cui 23 minori e 17 donne, recuperati al largo della Libia la scorsa settimana, non senza le polemiche delle Ong che oltre a denunciare il ritardo dei soccorsi avevano dato la notizia di una bambina morta a bordo. Una bufala con cui le Ong hanno strumentalizzato l'intervento della nostra Marina, nel rispetto dei tempi e degli accordi con la Libia. I migranti, accolti da un presidio di circa 300 manifestanti del gruppo «Genova porto aperto», appena scesi sono stati sottoposti alle visite mediche confermando la provenienza da diversi Paesi africani. «Stanno tutti bene e non hanno patologie particolari», ha detto Sergio Gambino, consigliere della Protezione civile del Comune di Genova. Inoltre, come spiegato dal vicepremier leghista: «Nessuno di loro sarà a carico dei contribuenti italiani e ringrazio i vescovi italiani per la solidarietà concreta dimostrata», visto che saranno ridistribuiti «tra il Vaticano e altri cinque Paesi europei». Nel frattempo, però, una barca abbandonava una settantina di migranti sulla spiaggia di Torre Colimena, a Marina di Manduria, nel Tarantino. Si tratta di un gruppo di uomini, tra cui una ventina di minorenni, forse di nazionalità pakistana, subito trasferiti nell'hotspot di Taranto, dopo che a tutti sono stati distribuiti acqua, latte e pane nello stadio comunale di Avetrana. Le forze dell'ordine stanno indagando per individuare l'imbarcazione che li ha portati sul litorale ionico. E sempre ieri, nel primo pomeriggio, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e la Guardia costiera libica hanno comunicato sui loro profili Twitter di aver recuperato 73 persone, tra cui anche donne e bambini, davanti alla città costiera di Gasr Garabulli. Pare che a bordo del barcone, che si è rovesciato, vi fossero 95 migranti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)