2024-12-01
Fiaccolata per Ramy (disertata dal papà). Fischi dalle «risorse» del Corvetto al Pd
La dem Carmela Rozza, contestata, si scusa per aver preso il microfono. Vittorio Feltri: «Musulmani inferiori». Ira di Fratelli d’Italia e Ucoii.Resta alta la tensione al quartiere Corvetto di Milano, a distanza di quasi una settimana dalla morte di Ramy Elgaml, il diciannovenne di origine egiziana che aveva provato a seminare una pattuglia dei carabinieri a bordo di un TMax guidato dal tunisino (senza patente) Fares Bouzid.La fiaccolata degli amici di Ramy per chiedere «verità» sull’incidente si è svolta in silenzio e senza particolari tensioni. Del resto, da giorni Yehia Elgaml, il padre di Ramy, lancia messaggi di pace e chiede che in nome del figlio i ragazzi del Corvetto non compiano atti di violenza. Per questo non ha partecipato alla fiaccolata di ieri sera. Le sue richieste sono state accolte.Gli unici momenti di tensione si sono registrati con i giornalisti e con un esponente del Partito democratico. A ricevere una bordata di fischi è stata infatti la consigliera del Pd, Carmela Rozza, che ha partecipato alla fiaccolata, come aveva promesso nei giorni precedenti. Ma quando l’esponente dem ha dato la disponibilità sua e del partito «a esserci» per i ragazzi del Corvetto, sono iniziate le contestazioni. Tanto che, alla fine del suo intervento, Rozza ha dovuto anche scusarsi per aver preso in mano il microfono e aver rubato troppo tempo al corteo. Segnale che i dem da queste parti non sono ben accetti.A gettare benzina sul fuoco nelle ultime 24 ore è stato soprattutto Vittorio Feltri, ottantunenne, consigliere regionale di Fratelli D’Italia e direttore editoriale del Giornale, che in diretta alla trasmissione La Zanzara ha attaccato la comunità islamica. «Non frequento le periferie, non mi piacciono», ha detto Feltri. «Sono caotiche, brutte e soprattutto piene di extracomunitari che non sopporto. Basta guardarli, vedi quello che combinano qui a Milano, come fai ad amarli? Gli sparerei in bocca. Non mi vergogno affatto di considerare i musulmani delle razze inferiori». Una frase che ha innescato subito la replica dei consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, tra cui Matteo Forte, presidente della commissione Affari istituzionali Regione Lombardia. «È finito il tempo della difesa d’ufficio di un collega di partito», dice l’esponente meloniano, secondo cui «quelle espressioni sono gravissime e davvero irresponsabili», perché in una giornata come questa, «in cui ai carabinieri non è nemmeno consentito per precauzione avvicinarsi al quartiere della periferia sud di Milano, il linguaggio dovrebbe essere più che pesato ed evitare ogni pretesto che possa risultare incendiario».Nella mattinata di ieri, proprio Fratelli D’Italia aveva tenuto un presidio al Corvetto. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, ha attaccato la giunta di Palazzo Marino «per chiedere sicurezza nelle periferie abbandonate dalla sinistra arcobaleno di Beppe Sala». Le frasi di Feltri però hanno scatenato anche la reazione dell’Unione delle comunità islamiche, che chiede un intervento del premier Giorgia Meloni. Perché sono frasi «di una gravità inaudita che incitano alla violenza fisica e all'uccisione, che minano la convivenza civile e istigano all'odio razziale». Ma ieri a farsi sentire è stato anche il Siulp, tramite il segretario generale Felice Romano. Il sindacato del comparto Sicurezza, difesa e soccorso pubblico, ha commentato le deliranti parole di Ginevra Bompiani: la scrittrice ha sostenuto che i poliziotti drogano i migranti. «Respingiamo al mittente questa oltraggiosa ed infondata accusa nei confronti dell’istituzione polizia e dei suoi appartenenti. Ma denunciamo soprattutto la pericolosità che queste parole rappresentano nell’immaginario collettivo dei cittadini onesti». Secondo Romano, «se non cominciamo dall’aspetto culturale e dalla responsabilità del ruolo e delle opportunità che vengono concesse a chi può parlare a milioni di italiani, le scene di guerriglia di Milano Corvetto e di Torino sono inevitabili, sperando che non sia anche scontato il ritorno agli anni bui del terrorismo e dello stragismo».Ieri ha parlato con l’Agi l’avvocato Barbara Indovina, che segue la famiglia di Ramy Elgaml. Era «un ragazzo perfettamente integrato nel quartiere dove viveva e aveva due famiglie: la sua, musulmana, e un’altra, profondamente cattolica, italiana, ed entrambe stanno soffrendo lo stesso lutto per la sua morte» ha spiegato il legale. «Il papà Yehia vuole che l’ultimo saluto al figlio avvenga in moschea, con un imam ma con un rito aperto a tutti». Il ragazzo sarà sepolto a Milano. L’autopsia non ha segnalato rilievi tossicologici. Si attende ancora chiarezza sulla dinamica dell’incidente, anche se dai primi accertamenti era già emerso come la macchina dei carabinieri non avesse colpito il TMax con a bordo i due ragazzi.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)