2019-12-07
Festival «Immacolata sovversione». Le femministe offendono la Madonna
L'8 dicembre il collettivo. Non una di meno organizza nel Mantovano una serie di incontri con tanto di workshop sul «tantra non binario», la «donna clitoridea», pratiche queer e le dimensioni del pene.Purtroppo già lo sappiamo. Non ci saranno parroci, tanto sensibili al crocefisso nelle mani di Salvini, che tuoneranno dai loro pulpiti contro questa blasfemia. Nel giorno in cui il mondo cattolico celebra Maria madre del Signore, immune da ogni macchia di peccato, il solito collettivo di disperate di Non una di meno festeggerà il primo Festival transfemminista dal titolo «Immacolata sovversione». Sulla locandina che annuncia per domani a Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano, dibattiti, laboratori «sul piacere e sul desiderio», campeggia la figura di una donna nuda che si masturba. C'era bisogno di oltraggiare la festività dell'Immacolata concezione per una giornata così triviale? Secondo le organizzatrici gardesane dell'appuntamento di trans, Martina Pasini e Letizia Benedini, la data dell'8 dicembre è stato scelta «non certo con la volontà di mancare di rispetto, semmai come pretesto», hanno cercato di giustificarsi sulla Gazzetta di Mantova. Per poi contraddirsi: «Proponiamo una riflessione sul tema del desiderio e del genere come costruzione sociale e politica». Quindi la provocazione, la sovversione era voluta e cercata. L'immagine stessa utilizzata per il manifesto «artistico» dell'evento, è un'evidente offesa alla Vergine. Per il resto, il programma della giornata nella Bassa Padana ripercorre i soliti temi e proclami dei collettivi, arricchiti dall'orgoglio di essere transfemministe: «Ci apre oggi nuovi mondi, nuove esplorazioni, per un piacere che vuole liberarsi dal genere, dalle costrizioni, dal bigottismo, dalle autocensure, dalla stretta necessità delle relazioni sentimentali... insomma, dal patriarcato che è anche dentro di noi». Al circolo Arci Dallò di Castiglione, che alterna conferenze sulle migrazioni a corsi di yoga, dalle 10 del mattino sarà tutto un susseguirsi di laboratori e dibattiti monotematici. Si comincerà con «Tantra non binario», workshop con tale Nita Keat definita «attivista e buffonx queer», una che si sente «parte di un movimento anticapitalista, antispecista, transfemminista, anarchico e per l'abbattimento di ogni confine». Per avere un'idea della sua performance, basta leggere le prime righe del programma di esercizi riferiti «alla pratica queer di disertare dal genere attribuito alla nascita, così come dall'ideologia del genere nel suo nefasto e urticante complesso». Posti limitati, avvertono le organizzatrici, ci sarà la ressa per partecipare. Il pomeriggio si apre con un momento di condivisione della lettura del testo di Carla Lonzi, La donna clitoridea e la donna vaginale, cioè simbolicamente una donna liberata e una dipendente dal mondo maschile (a detta dell'autrice), in compagnia di Daniela Pietta, classificata «esperta in educazione alla sessualità» e vicina al «transfemminismo intersezionale di «Non una di meno», per cogliere la complessità poliedrica dell'esistente». Non hanno nemmeno un filo di senso del ridicolo nello scrivere certe cose? «Altre maschilità. Laboratorio sul desiderio (del) maschile», con il gruppo bolognese Smaschieramenti, ripresenterà il primo questionario «attorno alla costruzione del «maschile» e del «femminile». Sono sei pagine spassose, dovrebbero «fare emergere mutazioni e desideri» solo rispondendo a domande del tipo: «Questa sera ti piacerebbe chiamarti Rocco, Virginia, Orlando o con il tuo nome?», oppure: «Ti viene in mente un momento in cui le dimensioni del pene (tuo o di altri) sono state determinanti?». Per fortuna gli autori dell'autoinchiesta premettono che si è liberi di mandarli a quel paese se le domande «ti infastidiscono o ti sembrano sceme». A Castiglione delle Stiviere le riproporranno, chissà quanti si scopriranno di sesso diverso da quello biologico. Poi cercheranno il confronto nell'ultimo appuntamento del festival, assieme al collettivo Malatempora, con protagonista «il corpo che desidera, racconta e si racconta in tutte le sfaccettature del margine e del confine (vecchix, grassx, stoprpix, razializzatx, asessuali, lesbicx, frocix, queer, nobinary, transfemministi xxxxxxxxxxx, noir, no border)». E chi saranno mai? Se il programma nella Bassa vi sembra troppo audace, oltre che di pessimo gusto e blasfemo, potete optare per un 8 dicembre a Torino, dove da ieri si svolge la seconda edizione di «Lesbicx» con diversi appuntamenti, compreso un focus «sull'intersezione tra lesbismo e migrazione». Per le strade hanno già posizionato controtarghe toponomastiche dedicate a femministe, lesbiche e trans «che hanno lasciato il segno».
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