2022-11-27
Femministe, lobby Lgbt e antirazzisti hanno rovinato pure la fantascienza
Il genere è stato spoetizzato da autori con la fissa per le colpe ataviche dei bianchi, il sesso fluido e addirittura il marxismo. Così evaporano i lampi visionari, ispirati dal lato oscuro della tecnica. E il senso della meraviglia.La fantascienza ha esaurito la spinta propulsiva, come dichiarò Enrico Berlinguer della Rivoluzione di ottobre nel gennaio 1982, all’indomani della repressione di Solidarnosc? In questo caso s’intende il sense of wonder, il senso del meraviglioso che l’ha caratterizzata dalle origini all’inizio degli anni Sessanta, quando dall’Inghilterra irruppe la New wave, lo spostamento del nucleo narrativo dallo spazio esterno a quello del conscio e del subconscio, l’inner space, percorso non con astronavi bensì con droghe psichedeliche. Poi, nel 1981, il cyberpunk, rappresentazione di un futuro immediato, più che prossimo, dove il cosmo è quello dei chip. Nume tutelare, William Gibson, che per primo inventò il ciberspazio nel romanzo Neuromante. Fu lui stesso, poi, nell’antologia Mirrorshades a codificare il mutamento strutturale della fantascienza, con il racconto Il continuum di Gernsback, dal cognome del fondatore della prima moderna rivista del genere, Amazing stories, il cui numero iniziale apparve il 5 aprile 1926. Il protagonista intravede una realtà alternativa in cui si realizza il futuro dagli stili aerodinamici della fantascienza classica, contrapposto alla discarica di graffitari, hacker e smanettoni della società postindustriale.Oggi la situazione è andata oltre, in epoca di woke, cancel culture e Black lives matter. Il territorio di scienziati, ingegneri, tecnici e giornalisti passati all’estrapolazione futuribile è passato sotto il controllo di attiviste Lgbt, portatori di un giovanilismo stralunato per via chimica e visioni del domani che partono dalla riscrittura del passato secondo chi colpevolizza la semplice appartenenza etnica dei bianchi Wasp. Clamoroso fu quanto avvenne alla 75ª convention mondiale di fantascienza tenutasi a Dublino nel 2019. La scrittrice sinobritannica Jeannette Ng, nell’accettare il premio come migliore scrittrice esordiente per il romanzo Under the pendulum sun, deprecò la figura storica di John W. Campbell jr., storico direttore della rivista Astounding per la sua approvazione dello schiavismo. Al che gli editori di Analog, succeduta alla testata originale, dichiararono che il suo nome sarebbe stato cancellato dal premio.La casa editrice inglese Goldsmiths Press ha annunciato un nuovo marchio, Gold SF, dedicato alla «fantascienza femminista intersezionale». Il termine «intersezionalità» è stato creato nel 1989 dalla giurista e attivista afroamericana Kimberlé Crenshaw per definire l’incrocio fra identità e realtà sociali differenti, da cui derivano l’oppressione e la discriminazione. Si tratta di una forma di femminismo più selettivo di quello tradizionale, borghese, del passato.L’editrice Nero ha aperto a una serie di pubblicazioni italiane con ampio spazio alla fantascienza. Vi fa spicco Ursula K. Le Guin, nome di punta nella silloge Le visionarie, dove appaiono anche le campionesse della svolta in corso: Octavia Butler, Johanna Russ, Tanith Lee, Angela A. Carter e James Tiptree jr, notorio pseudonimo di Alice Bradley Sheldon, ex agente della Cia e molte altre cose. Si tratta di autrici che fin dagli anni Settanta avevano utilizzato la fantascienza per veicolare messaggi ideologici e sociologici più che suggestioni derivanti dalle nuove scoperte e dallo sviluppo tecnologico. La Le Guin, in particolare, si deve considerare un’anticipatrice del concetto di «sesso liquido», che supera l’Lgbt e approda alla definizione di queer.L’inglese China Miéville, con una laurea di primo livello in antropologia sociale a Cambridge e un dottorato di ricerca in relazioni internazionali alla London school of economics and political science, si proclama apertamente marxista e lo riversa nei suoi racconti e romanzi, specie la trilogia di Bas-Lag, che comprende Perdido street station, La città delle navi e Il treno degli dei. La cornice è quella di un mondo multietnico e multiforme in cui la magia convive con lo steampunk, l’industrializzazione a vapore dell’età vittoriana. Le trame pendono verso il fantasy, con ovvie sfumature politiche. Sembra una versione di sinistra de Il signore degli anelli, definito da Miéville un romanzo reazionario.Il connazionale Peter F. Hamilton non manca di sottolineare nella sua produzione letteraria istanze rivoluzionarie, nelle quali si può riconoscere il marxismo leninismo.Il Premio Hugo, il massimo riconoscimento nel campo fantascientifico, è stato assegnato quest’anno ad Arkady Martine per il romanzo A desolation called peace, un’epopea anticolonialista in cui lo scontro fra specie si consuma sul binario della cancel culture.Nell’Italia della crisi del libro, la nuova vena della fantascienza stimola iniziative editoriali specializzate che riempiono spazi alternativi ai grandi gruppi. Per esempio, Zona42, che fra gli altri pubblica China Miélville, Future Fiction, 451, Watson, Acheron Books e Multiplayer. Tutte foriere di un avvenirismo non più asettico e convenzionale, ma incubato nelle tematiche attuali. Perché il futuro non è altro che il proseguimento del presente con altri mezzi.
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