2025-03-07
Il cdm vara il reato ideologico: femminicidio
I ministri Calderone, Roccella, Casellati e Piantedosi dopo il cdm sul reato di femminicidio (Ansa)
La pena prevista in caso di discriminazione o odio di genere sarà dell’ergastolo. Ma le aggravanti erano già nel Codice. Il ministro Casellati esulta: «Fermiamo la mattanza in corso». La nuova fattispecie vale solo per i due sessi biologici.Meno margini di interpretazione dei fatti per i tribunali e pena esemplare sempre. Il governo introduce il reato ad hoc di femminicidio e lo punisce con l’ergastolo. Una norma bandiera, approvata dal consiglio dei ministri alla vigilia della Festa della donna, che reagisce a un fenomeno in aumento cambiando il codice penale. Le aggravanti per l’ergastolo ci sarebbero già, come la premeditazione, la crudeltà o i futili motivi, ma evidentemente si è ritenuto che non bastino più. E del resto perfino una garantista come Maria Elisabetta Casellati, ministro delle Riforme, ha parlato di «mattanza in corso che va fermata». Molto più misurata Giorgia Meloni, soddisfatta del «passo avanti» e che ha parlato di «intollerabile piaga».Uccidere una donna diventa quindi un reato a parte, a patto che abbia a che fare con la discriminazione e l’odio della vittima in quanto donna. Uccidere la vicina di casa per una lite condominiale, a seconda delle aggravanti, in teoria già oggi può condurre all’ergastolo, ma se un altro vicino rivelerà alla polizia che i due avevano una relazione, o comunque l’assassino la desiderava, l’ergastolo sarà automatico. Lo stesso fatto potrà quindi essere punito in modo diverso. E sempre in tema di eguaglianza davanti alla legge, il ddl approvato dal governo non affronta il capitolo dell’omicidio di un omosessuale o di un transessuale, da parte di un eterosessuale o di un gay. Se ne ricava che al momento, in Corte d’Assise, i generi punibili restano due: uomo e donna. Nella bozza di provvedimento, al primo articolo si trova subito la novità: «Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo». Se ricorre una sola circostanza attenuante, «la pena non può essere inferiore ad anni ventiquattro», e quando ne ricorrono più d’una e prevalgono sulle aggravanti, la pena comunque non può essere inferiore ai quindici anni. Il fatto che il femminicidio diventi reato autonomo farà sì, per esempio, che avrà una priorità di valutazione: se una donna viene uccisa, deve essere il primo reato a venire ipotizzato. Del resto nel 2024, secondo il «Sole 24 Ore», sono state uccise 113 donne, delle quali ben 99 in ambito familiare e affettivo e 61 dal compagno o dall’ex. Con il nuovo reato, come ha spiegato Meloni, «il governo compie un altro passo avanti per contrastare la violenza nei confronti delle donne e tutelarne le vittime». Sono norme che il premier considera «molto importanti e che abbiamo voluto per dare una sferzata nella lotta a questa intollerabile piaga». Se la previsione dell’ergastolo è in qualche modo giustificato dall’allarme sociale e dalla pressione mediatica, il ddl però ne approfitta per intervenire su tutta la filiera dei reati contro le donne. Vengono aumentate le pene contro i maltrattamenti «da un terzo alla metà», tra familiari o conviventi, se «il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità». Identico aumento di pena per altri reati come le minacce e il revenge porn. Attualmente i maltrattamenti in famiglia sono puniti con la reclusione da tre a sette anni.Nel provvedimento ci sono anche novità importanti sulla possibile prevenzione dei femminicidi, atteso il fatto che purtroppo molti di questi crimini sono estemporanei o scatenati da un odio che non si mette a calcolare ergastoli o aggravi di pena. Per evitare che le forze dell’odine possano sottovalutare un allarme, di fronte ai possibili reati da «codice rosso» come lo stalking o le minacce, diventa obbligatoria l’audizione della vittima da parte del pm. E quando l’uomo chiederà di patteggiare condanne per questa famiglia di reati, dallo stupro ai maltrattamenti, sarà obbligatorio acquisire il parere della donna, anche se non vincolante. Ci sarà poi una maggiore possibilità di disporre gli arresti domiciliari per i denunciati e si stabilisce l’estensione oltre i 500 metri fissati dalla legge Roccella (168/2023) della distanza minima da tenere, rispetto ai luoghi frequentati dalla persona offesa.Impossibile oggi non pensare a quanto avvenuto solo due mesi fa, quando la Corte d’Assise di Modena diede trent’anni di galera a un uomo che aveva ucciso la moglie e la figlia. Si scatenarono polemiche feroci, pur in assenza delle motivazioni della condanna, perché non era stato dato l’ergastolo. Ergastolo che con le nuove norme sarebbe praticamente automatico. In quell’occasione l’Unione della Camere penali osservò: «la Corte ha fatto solo il suo dovere, ha valutato il contesto in cui è maturato il gesto gravissimo dell’imputato», sottoposto per anni «a una prolungata ed esasperante conflittualità familiare», e ha ritenuto di «riconoscerlo come elemento valido per il bilanciamento fra le aggravanti contestate e le circostanze attenuanti generiche». Questo bilanciamento delle circostanze non sarà vietato, d’ora in poi, ma rischia di partire da una posizione infinitamente sfavorevole (l’ergastolo come regola) anche per un reo provocato o maltrattato per anni. La pena «dev’essere proporzionata, non esemplare né vendicativa», ricordavano i penalisti italiani. Invano. Ieri, tra le prime reazioni c’è stata quella di Carlo Nordio, ministro della Giustizia, che si è tenuto sulle generali, parlando di «riforma epocale». Senza dubbio. Mentre Maria Elisabetta Casellati, ministro per le Riforme istituzionali ed ex avvocato, ha commentato così: «E’ una riforma dirompente del diritto penale, un progresso decisivo per la tutela delle donne vittime di violenza. Una mattanza che va fermata». Ma quando i numeri producono i reati non c’è alcun progresso, solo demagogia.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)