2018-06-15
Fbi smascherato. I suoi dicevano: «Trump non sarà presidente, lo impediremo»
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Secondo l'indagine dell'ispettore generale Michael Horowitz, il Bureau ha commesso azioni inappropriate durante la campagna elettorale tra The Donald e Hillary Clinton. Il messaggino di un ex funzionario che indagava anche sul Russiagate: «Lo fermeremo». L'ex ministro William Barr dice alla Verità: «Non ci sono più motivi per sostenere l'impeachment».Una bufera si è sta abbattendo sull'Fbi. Ieri, Michael Horowitz, ispettore generale del Dipartimento di giustizia statunitense, ha presentato i risultati della sua indagine sui comportamenti non esattamente cristallini del Bureau. Si tratta di un'indagine iniziata nel gennaio del 2017, che ha messo sotto esame l'inchiesta federale condotta nel 2016 sull'allora candidata del Partito democratico, Hillary Clinton, accusata di un uso controverso del suo server mail quando ricopriva l'incarico di segretario di Stato (il cosiddetto scandalo Emailgate). Nel rapporto di circa 500 pagine, l'ispettore evidenzia elementi particolarmente inquietanti. Innanzitutto, viene duramente criticato l'ex direttore dell'Fbi, James Comey, accusato di aver commesso una serie di azioni inappropriate: nella fattispecie, a essere attaccata è stata la modalità con cui l'allora direttore ha condotto l'indagine, allorché prima - nel luglio del 2016 - ne annunciò la chiusura, per poi procedere a una sua riapertura pochi giorni prima del voto novembrino. Secondo Horowitz, Comey - pur non essendo per lui mosso da partigianeria politica - avrebbe «usurpato» le funzioni del ministro della Giustizia (da cui il Bureau dipende), arrogandosi poteri e una libertà d'azione che non avrebbero dovuto in realtà competergli. Ma non è tutto. Nel suo rapporto, l'ispettore ha evidenziato anche la presenza di uno scambio controverso di sms tra due ormai ex funzionari del Bureau nell'agosto del 2016: Peter Strzok, all'epoca inquirente sia nel caso Emailgate sia nella vicenda Russiagate, e Lisa Page, avvocato dell'Fbi. «Non diventerà mai presidente, vero?», scrisse Page a Strzok riferendosi a Donald Trump. «No. No non lo diventerà. Lo fermeremo», rispose Strzok. In tutto questo, la polemica politica dilaga. E ciascun partito dà una interpretazione differente del rapporto. Secondo i democratici, il documento proverebbe la vecchia teoria secondo cui, se Comey non si fosse messo di mezzo con l'inchiesta delle email, Hillary sarebbe riuscita a conquistare la Casa Bianca senza troppi problemi. Ciononostante è forse Trump che potrebbe paradossalmente ottenere i principali benefici dall'esito dell'inchiesta di Horowitz. In primo luogo, gli sms dei due funzionari avvalorano le critiche che il magnate da tempo muove al Bureau: critiche di partigianeria e parzialità politica. In secondo luogo, il discredito in cui è ormai piombato Comey potrebbe rivelarsi un'autentica manna per il presidente: soprattutto in riferimento all'indagine sui suoi rapporti con Mosca. Non dimentichiamo infatti che il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, sta conducendo la sua inchiesta su due fronti: la presunta collusione del comitato elettorale di Trump con il Cremlino e l'altrettanto presunta ostruzione alla giustizia di cui il presidente si sarebbe macchiato, silurando Comey nel maggio del 2017. Già l'anno scorso, in un articolo apparso sul Washington Post, il ministro della Giustizia di George Bush senior, William Barr, aveva difeso Trump, sostenendo che avesse le prerogative (oltre che buone ragioni) per licenziare Comey. Gli stessi legali del presidente si erano del resto mossi su questa linea, inviando al procuratore speciale, Robert Mueller, una lettera per respingere l'accusa di ostruzione alla giustizia. Anche l'avvocato del magnate, Rudy Giuliani, c'è andato giù duro nelle ultime ore: l'ex sindaco di New York ha infatti invocato la sospensione di Mueller e chiesto che gli ex funzionari del Bureau responsabili degli sms su Trump vengano arrestati. Dello stesso avviso, il leader della maggioranza alla Camera, Kevin McCarthy, che ha chiesto di interrompere l'inchiesta di Mueller. Su Twitter, il presidente si è scatenato: «Il rapporto è un disastro totale per Comey, i suoi seguaci e, purtroppo, l'Fbi. Comey diventerà ufficialmente, di gran lunga, il peggior capo nella storia dell'Fbi. Ho fatto un grande servizio al popolo licenziandolo. Buon istinto!». Del resto, contattato dalla Verità, lo stesso Barr ha usato parole poco amichevoli verso l'inchiesta Russiagate: «Sono scettico sul fatto che ci sia stata una collusione illegale. Il fatto che non siano emerse prove dopo più di due anni di indagini rende sempre più improbabile l'esistenza di un'illegalità», ha a dichiarato l'ex ministro. «Penso che Mueller dovrebbe portare presto le sue indagini a conclusione. Non dovrebbe avere il permesso di interrogare il presidente perché non sembra avere una base fattuale sufficiente». A questo punto, ha concluso Barr, «non credo che l'impeachment sia probabile perché non ci sono fatti apparenti a sostenerlo». Insomma, la polemica politica non accenna a placarsi. Il tutto, mentre l'Fbi si riduce a vivere forse il momento più buio della sua storia.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.