2020-09-26
Fazioni in lite sulle finanze «sacre». Sferzata di Pell: «La pulizia continui»
Il monsignore dimissionario si difende: «Spero che il Papa non sia stato manipolato».Non ci sono motivi dottrinali, né scandali legati agli abusi. Ma soldi, soldi anche della carità del Papa, che secondo l'accusa sarebbero stati distorti metodologicamente dal loro utilizzo dall'ex cardinale Angelo Becciu. Per anni una sorta di capo di gabinetto della Santa Sede, l'altro ieri sera, intorno alle 18, si è trovato davanti papa Francesco che gli ha duramente esposto le accuse di peculato che lo riguarderebbero. Il Papa gli ha quindi chiesto di lasciare la carica di prefetto alle Cause dei santi e rinunciare ai diritti del cardinalato. Un modus operandi, quello di Francesco, che gli inquilini dei sacri palazzi hanno imparato a conoscere bene in questi anni. Quando un prelato cade in disgrazia ai suoi occhi, indipendentemente dal fatto che si tratti solo di illazioni o accuse di inquirenti, papa Jorge Mario Bergoglio batte i pugni sul tavolo e agisce. Secondo lo stesso Becciu, che ieri ha parlato in conferenza stampa, giovedì «fino alle 18.02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa. Poi il Papa dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato». Insomma, la linea di difesa di Becciu è quella di chi si sente giudicato senza un processo e si proclama innocente: i 100.000 euro su cui, dice, si fonderebbe l'accusa, «li ho destinati alla Caritas [di Ozieri, ndr]. È nella discrezione del Sostituto destinare delle somme che sono in un fondo particolare destinato alla Caritas, a sostenere varie opere. […] So che nella mia diocesi c'è un'emergenza soprattutto per la disoccupazione, ho voluto destinare quei 100.000 euro alla Caritas» e, aggiunge, «quei soldi sono ancora lì, non so perché sono accusato di peculato». Dalla Sardegna riceve l'appoggio del vescovo di Ozieri, Corrado Melis, che in una lettera spiega modalità di gestione della Caritas e si dice vicino al prelato dimesso. Anche il legale della famiglia Becciu, Ivano Iai, sostiene che si tratta di «riferimenti, fantasiosi e indimostrabili, a presunte erogazioni provenienti dall'obolo di San Pietro e dirette a membri della famiglia del cardinale ».Ma la decisione del Papa svela il verminaio che abita i sacri palazzi, soprattutto perché a fare le spese del decisionismo di Francesco questa volta è un uomo considerato a lui vicino. Basti pensare, ad esempio, quando nel 2017 Francesco incaricò proprio Becciu di vigilare sullo sconquassato Ordine di Malta dopo l'esautoramento, sempre per volontà del Papa, del cardinale Raymond Burke dal ruolo di patrono dell'Ordine. Questa volta però il benservito è toccato al pastore sardo con fama di «duro» e fedelissimo, al punto che anche il sito paravaticano Il Sismografo, spesso impegnato a formulare ipotesi di fronde conservatrici contro il Pontefice argentino, per mano del suo direttore, Louis Badilla, scrive che «il Papa, nonostante i suoi poteri, non è un giudice né un tribunale». Aggiungendo che «occorre ricordare che sono decine le persone, alcune collaboratori vicini a papa Francesco, che hanno finito di colpo le loro mansioni, senza ricevere spiegazioni, prove o ringraziamenti».Dall'Australia arrivano le parole che più aiutano a inquadrare le beghe interne di questo Papato. «Spero che la pulizia nelle stalle prosegua», ha scritto ieri il cardinale George Pell, già super segretario dell'economia vaticana fino al 2017, quando ha dovuto lasciare Roma per difendersi da accuse di abusi su minori a Melbourne. Condannato, dopo 14 mesi di carcere, è stato assolto dall'Alta corte australiana; Pell non ha mai nascosto che il suo calvario australiano forse aveva anche regie romane. Gli scontri tra il cardinale Pell e Becciu sono risaputi, in quanto il «ranger» australiano voleva procedere a un accentramento del controllo delle finanze nel suo ufficio (peraltro come da mandato ricevuto dal Papa), mentre Becciu (e Pietro Parolin) hanno sempre voluto salvaguardare l'autonomia della Segreteria di stato.«Il Santo Padre venne eletto per pulire le finanze vaticane», dichiara Pell. «Ha fatto un lungo lavoro e deve essere ringraziato e congratulato per i recenti sviluppi».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)