2023-09-09
«La fantascienza oggi parla anche italiano»
Il direttore della celebre collana Urania Franco Forte: «Alcuni nostri autori sono superiori a molti anglosassoni, che traduciamo solo perché siamo un popolo di esterofili. La mia passione per il genere nasce da ragazzo, ma l’ultimo libro che ho scritto è un romanzo storico».Dietro il rinnovato interesse per la fantascienza in Italia c’è Franco Forte, un caposaldo dell’editoria italiana. Giornalista, scrittore, sceneggiatore, traduttore, curatore, editor e direttore delle collane da edicola della Mondadori: per intendersi periodici che hanno fatto e fanno storia, come Il Giallo Mondadori, Sherlock, interamente dedicato agli apocrifi holmesiani, Urania, Segretissimo. La sua corposa produzione narrativa spazia dal thriller alla fantascienza, passando per la spy-story e soprattutto il romanzo storico. A quest’ultima vena appartengono le serie su Gengis Khan, sul notaio criminale Niccolò Taverna, che indaga nella Milano del XVI secolo, su Giulio Cesare e sui Sette Re di Roma. Ha firmato, tra l’altro, con Scilla Bonfiglioli La bambina e il nazista, struggente escursione nell’orrore dei lager, e con Vincenzo Vizzini L’uranio di Mussolini, che getta una luce inattesa sulle potenzialità degli armamenti italiani durante il fascismo. Un percorso altamente creativo che comincia in che modo?«Comincia in parallelo agli studi, prima al liceo scientifico poi alla facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano. Ma in realtà è una passione che fin da ragazzino mi prudeva sottopelle, grazie agli Urania che mio padre acquistava in edicola insieme ai Gialli Mondadori e a Segretissimo, di cui era un forte lettore. Quando sono diventato il direttore di queste collane, la mia soddisfazione è stata doppia: coronavo un sogno personale, ma rendevo anche orgoglioso mio padre». John W. Campbell jr., leggendario editor di Astounding Science Fiction, sostenne che quando smise di scrivere per occuparsi della narrativa altrui si divertiva ancora di più, perché gli sembrava di produrre in contemporanea più racconti. Non è il caso di Franco Forte, che seguita a firmare libri e nello stesso tempo fa da supervisore a quelli di altri autori…«Indubbiamente quello dell’editor è un bellissimo mestiere, anche se credo che lo si debba fare sapendo dosare i pesi e le misure, cioè dando agli autori consigli utili a migliorarsi ma senza troppe ingerenze. Però scrivere è la più straordinaria delle magie, e io non riuscirei mai a rinunciarci. Per fortuna riesco a conciliare queste due attività senza problemi».Si approda alla scrittura per vocazione, scelta espressiva di un talento artistico in generale o per caso?«Non so se esiste una risposta unica a questa domanda, anche perché credo che per ciascun autore potrebbe essere diversa. Da parte mia tutto nasce dalla passione, una passione interiore scaturita dalle tante letture fatte da ragazzo, che poi nel corso del tempo si è trasformata in ossessione, il che ha contribuito a darmi la carica giusta per far diventare un mestiere quello che inizialmente era solo il sogno di un ragazzo come tanti».Il rilancio della fantascienza in Italia non passa soltanto per la pubblicazione di opere nuove, la cui origine non è più soltanto angloamericana bensì globale, ma anche per l’incoraggiamento ad autori peninsulari. Si vedano le antologie che escono annualmente nella collana Millemondi Urania. È possibile ravvisare nomi destinati a diventare emblematici?«Le raccolte tutte italiane dei Millemondi Urania, che escono ogni anno a luglio, sono una sorta di biglietto da visita per gli autori italiani che pubblico, che finalmente hanno la possibilità di farsi leggere dal vasto pubblico che legge fantascienza e che segue Urania. Nomi interessanti ce ne sono molti, alcuni già abbastanza noti fra gli appassionati, altri che lo diventeranno presto. Manca però una riconoscibilità di questi autori a livello nazionale, al di fuori del ristretto gruppo dei lettori di fantascienza. Sto lavorando in questo senso, ma serve soprattutto l’aiuto dei lettori: devono provare a leggere di più gli autori italiani, dargli fiducia, senza discriminarli a prescindere, per semplice pregiudizio». C’è una diversità con la fantascienza italiana degli anni Sessanta, politicizzata e spesso distante da quella d’oltreoceano per ritmo, semplicità stilistica e coinvolgimento?«Direi che c’è un abisso, di mezzo. Tutte le cose che hai detto oggi non esistono più, anzi la capacità degli autori italiani di intrattenere è spesso, a mio avviso, superiore a tanta roba che arriva dal mondo anglosassone e che viene tradotta solo perché siamo un popolo di esterofili e preferiamo sempre leggere John Smith prima di Giovanni Rossi, anche se non li conosciamo e non abbiamo idea della qualità dei loro testi. Ma come dicevo le cose sono cambiate negli ultimi dieci anni, e adesso i nostri autori sono allo stesso livello di molte penne americane o inglesi. Magari non tutte, ma una buona parte sì, e i margini per crescere ci sono tutti». La Mondadori sta ripubblicando Philip K. Dick. Il culto di quest’ultimo, già pervasivo, ne trarrà nuova linfa?«Senza dubbio. Anche perché si tratta di un autore multiforme, che è stato capace di scrivere romanzi dozzinali per la necessità di sopravvivere ma anche veri capolavori, non solo della science fiction. La valorizzazione di Dick è dunque un’operazione che gli Oscar Mondadori stanno portando avanti con determinazione, e i risultati sono molto incoraggianti: la risposta del pubblico è notevole».Da qualche mese è uscito Karolus, un grande romanzo su Carlo Magno che ha richiesto a Franco Forte dieci anni di lavoro. Di qui presentazioni, partecipazioni a rassegne letterarie importanti e interviste televisive. Un passo avanti nella già nutrita produzione di narrativa storica?«Il romanzo storico ha un grande fascino, perché consente al lettore di compiere un viaggio in un mondo esotico, straordinario, quasi un fantasy... se non fosse che è tutto vero. E durante questo viaggio ci si immedesima in personaggi forti, che hanno costruito mattone dopo mattone il mondo come lo conosciamo oggi. Carlo Magno, Karolus in latino, è stato uno dei più grandi precursori dell’Europa unita, un visionario e un uomo al di fuori del suo tempo, che ha saputo fare cose grandiose, ben al di là di quanto ci tramandano i libri di scuola. Un protagonista della Storia che ci tenevo a far conoscere, le cui avventure sono raccolte in un volume che mi sta dando grandi soddisfazioni, anche in termini di vendita e di riconoscimento da parte del pubblico».
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