2018-04-01
Valeria Favorito: «Fabrizio mi ha dato un’altra vita. Per salvarlo l’avrei sacrificata»
La giovane guarita dalla leucemia grazie al midollo osseo del conduttore televisivo ricorda l'ultimo incontro: «Era stanco ma fiducioso, voleva tornare in salute per essere il testimonial della ricerca sul cancro».La voce è rotta, prostrata dal dolore per la morte dell'uomo che per lei è stato un fratello maggiore, prima di essere uno dei volti più noti della televisione italiana. Stiamo parlando di Fabrizio Frizzi, sorriso amico del piccolo schermo scomparso lunedì scorso all'ospedale Sant'Andrea di Roma. Eppure, Valeria Favorito colpisce per le buone maniere e la disponibilità di chi, nel momento del cordoglio, ha la forza e il garbo per dedicare del tempo a chi, per mestiere, impara più o meno consapevolmente ad allevare una pallida vocazione all'assillo. «Sono stata sommersa di attenzioni da parte della stampa», si lascia sfuggire la ventinovenne nata a Erice (Trapani), da 22 anni residente a Verona. La motivazione di tale affannarsi mediatico scorre proprio nelle vene di Valeria, la cui vita fu salvata 18 anni fa dal conduttore che, a settembre, avrebbe dovuto presenziare al suo matrimonio in veste di testimone. Come è ormai noto, fu lui a donare il midollo osseo che consentì alla giovane siciliana, allora undicenne, di scansarsi dall'ombra ferale della leucemia mieloide acuta da cui era affetta. Mentre parliamo con Valeria, seduta nella stanza di un albergo romano dove si è rifugiata assieme ai famigliari dopo gli appuntamenti televisivi seguiti alle esequie del presentatore, la linea telefonica è interrotta da migliaia di manifestazioni d'affetto, su Facebook e Whatsapp. «La chiamerei dal telefono fisso, ma mi trovo in un hotel convenzionato con la Rai e non voglio far spendere soldi all'azienda», spiega con un alone di imbarazzo, quasi si sentisse in difetto per un intralcio indipendente da lei.L'abbiamo vista alquanto provata, ai funerali. Si aspettava una partecipazione così calorosa e trasversale?«Certo. Perché ho visto con i miei occhi l'affetto che la gente provava nei confronti di Fabrizio quando era in vita. Nelle trattorie e per la strada, quando eravamo insieme, le persone lo fermavano di continuo per abbracciarlo. Come ha detto il prete durante la cerimonia, è un uomo che ha seminato tanto e che oggi raccoglie i frutti delle sue azioni».È riuscita a scambiare qualche parola con la moglie, Carlotta Mantovan?«Ci siamo scambiate un abbraccio e un “Ti voglio bene". Non esistono parole che possano portare conforto in un giorno così. Rimanere vedova alla sua età e con una figlia piccola è assurdo».Fabrizio le parlava di sua figlia Stella?«Sempre. Una delle ultime volte che ci siamo visti, mi ha mostrato alcuni suoi ritratti. Per lui era tutto. La famiglia, in generale, era al primo posto nella sua vita».Lei sapeva della sua malattia?«No, non sapevo nulla».Si rese conto della gravità delle sue condizioni, quando Frizzi le disse che non era sicuro di poter presenziare al suo matrimonio?«Sì, ma non mi aspettavo che se ne andasse. Non così in fretta. Che si trattasse di qualcosa di serio lo avevo capito dai suoi occhi e dalla debolezza che aveva l'ultima volta che l'avevo visto. Io lo so, perché ci sono passata».A quando risale il vostro ultimo incontro?«Al primo weekend di marzo. Di solito, quando scendevo a Roma, Fabrizio veniva a prendermi con la sua macchina e mi portava a cena in un posto scelto da lui. Conosceva bene i miei gusti, siamo molto simili. Quella volta, però, arrivò nel pomeriggio a bordo di un taxi e chiese a me di scegliere un bar. Era troppo stanco per trascorrere una serata in giro».Come vi siete salutati?«Come sempre, con un abbraccio. Gli ho detto: “Ti voglio bene, Fabrizio". Lui mi ha battuto la mano sulla spalla e mi ha risposto: “Anch'io"».Ha avuto l'impressione che «sentisse» qualcosa?«No, era molto fiducioso, mi parlava dei suoi futuri impegni come testimonial per la ricerca sul cancro. Se non mi ha rivelato nulla per non ferirmi, non glielo so dire. Io non gli ho fatto domande, era un uomo molto riservato, sensibile».Che rapporto avevate?«Eravamo come fratello e sorella. Fabrizio sapeva tutto di me. Ogni volta che lo sentivo, per me era un'emozione. Ho conservato tutti i suoi messaggi. Quando capitavo a Roma, pur di vedermi mi faceva stare tra il pubblico nei programmi in cui era ospite. Mi ha dato l'occasione per testimoniare in tv l'importanza della donazione del midollo: ora mi chiamano tutti per parlarne, ma prima non era così. Mia nonna mi ha insegnato a fare le cose quando le persone sono in vita, non solo quando accadono fatti tristi».Il cantautore Renato Zero, sul suo profilo Instagram, ha scritto un messaggio toccante per Frizzi: «Mi ha rassicurato sapere che c'eri in un mondo dove le favole sono state avvelenate dall'ipocrisia e della crudeltà umana». Il gesto che Fabrizio ha fatto per lei sembra uscito da una favola.«È così. Mi ha dato l'opportunità di vivere una seconda volta. E ciò che più importa è che nella favola ci sono anche i miei genitori. Chi se ne va non se ne accorge, la sofferenza è per chi resta».A quanto pare, però, dall'ipocrisia di cui parla Zero nemmeno Fabrizio era immune. Sul lavoro, per esempio.«Non abbiamo mai parlato dei problemi di lavoro. Credo che lui amasse stare con la sua famiglia perché sapeva che non l'avrebbe mai lasciato solo. Era il suo porto sicuro, come lo è la mia famiglia per me. Per questo, in ogni messaggio che gli inviavo, salutavo sempre Carlotta e Stella. Anche se non lo mostrava, data la sua esperienza, Fabrizio aveva una sua fragilità».Questi giorni sono stati un coro unanime di elogi a volte ridondanti. Me lo dice un difetto di Frizzi?«Era permaloso. Come me, pensandoci. Era allegro, ma non amava fare battute sarcastiche sugli altri perché non gli piaceva che gli altri le facessero su di lui. Se lo prendevano in giro, ci rimaneva male».Senta, è vero che quando la ricoverarono in ospedale a 11 anni, all'inizio era sollevata perché, in classe, i suoi compagni la prendevano di mira chiamandola «terrona»?«Sì, ma nel mio cuore non ce l'ho con loro. Ce l'ho con gli insegnanti che non facevano nulla affinché i miei compagni capissero che ero come loro anche se venivo dal Sud. Oggi, se ho delle insicurezze, lo devo alle professoresse che non hanno saputo fare il loro mestiere».Purtroppo, la sua guerra contro la leucemia non si concluse allora. Nel 2013 fu colpita da una forma acuta di leucemia linfoblastica.«Un caso rarissimo: solitamente, colpisce i soggetti di sesso maschile sotto i 15 anni. La leucemia mieloide, invece, attacca gli adulti. Io ho fatto tutto al contrario, le cose normali mai. Cinque anni fa, però, sono convinta di essermi ammalata a causa dello stress lavorativo».Perché?«Quando pubblicai il libro Ad un passo dal cielo, raccontando la mia storia per sensibilizzare sulla donazione del midollo, tanti clienti si complimentavano con me e nel mio ufficio serpeggiava l'invidia. I datori di lavoro me la facevano pagare, sottraendomi la pausa o impedendomi di andare al bagno. Quando guarii, fui spostata in un altro reparto».In quell'occasione, Frizzi non era più un donatore misterioso. Come la prese?«Si offrì di aiutarmi ancora, ma non poteva essere donatore per la seconda volta dato che mi ero ammalata portando dentro di me cellule sue».In un'intervista, lei ha dichiarato che i donatori di midollo sono «angeli in terra». Con le vendite del suo libro, è riuscita a donare oltre 13.000 euro per la ricerca al reparto di ematologia del Policlinico di Verona Borgo Roma. Si sente un po' angelo in terra anche lei?«No, perché non si finisce mai di donare agli altri. Mi sono sentita impotente per ciò che è successo a Fabrizio. Se avessi saputo che stava così male, avrei fatto qualsiasi cosa. Ho provato la sensazione terribile di un genitore che vede il proprio figlio soffrire senza poterlo aiutare».Cosa lascia Fabrizio Frizzi alla televisione italiana?«Tutto e insieme il vuoto. Con la sua dolcezza ha seminato qualcosa ovunque. La gente si sintonizzava su L'eredità perché c'era lui. Credo che le persone non si rendano ancora conto di cosa hanno perso. Lo capiranno tra un po'».Cosa hanno perso?«Una persona vera, trasparente. Fabrizio era un uomo limpido, senza maschere. Per questo ci capivamo».Riesce a intravedere un possibile erede?«Guardo poco la televisione. Per quel che ho visto, mi piace molto Antonella Clerici. Come Fabrizio, è una persona che sa donare agli altri».A lei cosa mancherà di più di Fabrizio?«Il suo amore smisurato. E il suo messaggio quando scendevo a Roma. Non potrò più scrivergli “Ciao fratellone, sono qua"».
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