2023-10-17
L’Ue vuole imporre ai contadini di non seminare grano per un anno
Raccolta del grano in Piemonte (Getty Images)
Bruxelles esige uno stop di 12 mesi per almeno il 4% dei terreni destinati a cereali. Motivo: sono coltivazioni che creano troppa anidride carbonica. Per la nostra agricoltura mazzata anche dalla «sostituzione» del riso. «Quando lo abbiamo saputo ho pianto: stanno distruggendo la nostra economia, la nostra anima». Pasquina Pachi Attanasio è la presidente del Gal Daunia Rurale in prima fila nel rilancio del Foggiano, di Lesina, del Gargano per ridare prospettiva a una terra che rischia di perdersi nella morsa di bande senza scrupoli. Si parla di vino di San Severo, antichissima tradizione da risollevare, si parla soprattutto di grano duro. Qui Nazzareno Strampelli creò il grano Senatore Cappelli, quello che rende unica la pasta italiana. Qui ancora fa ricerca e il «suo» Centro nazionale di cerealicoltura: «Per colpa dell’Europa», sottolinea Pachi, «rischiamo di perdere questo patrimonio inestimabile». C’è un altro dispetto che l’Europa desiderosa di liquidare in fretta l’agricoltura (rea, a suo di dire, di emettere troppa CO2) ha fatto alla gente di Capitanata: eliminare il grano arso. È scritto nella Pac - politica agricola comunitaria - che impone la rotazione di almeno il 4% delle superfici coltivate a cereali. Vuol dire sospendere la produzione di mais (ne facciamo 11 milioni di tonnellate, per sfamare gli animali ne importiamo almeno 6 milioni) grano duro, frumento e riso per un anno. Ai coltivatori viene dato un contributo compensativo di 110 euro a ettaro, ma se non si fa la rotazione si perde. Nella Pac è scritta un’offesa per la gente del Foggiano: è vietato bruciare le stoppie dopo la mietitura. Tutti hanno mandato a memoria La spigolatrice di Sapri, ma pochi sanno chi fossero le spigolatrici. Erano le donne che finita la mietitura andavano a raccogliere i chicchi di grano dimenticati, le spighe ritorte. Da sempre, fatta la raccolta si incendiano le stoppie. Lo si fa per fertilizzare i campi: bruciando si abbattere il rapporto azoto-carbonio che dopo la mietitura è troppo alto. L’Europa è convinta che questa combustione liberi troppa anidride carbonica nell’aria e dunque la vieta. Nel Foggiano si faceva raccolta dei chicchi e delle spighe combuste per fare la farina di grano arso. La cariosside che avvolge il chicco lo protegge dalla combustione, ma il calore lo tosta e i pani di Daunia, i taralli sono straordinariamente sapidi perché si mescolava (e anche oggi si fa, ma la farina di grano arso è prodotta con la tostatura in forno dei chicchi) farina bianca con farina «nera» che in passato era il solo sostentamento delle famiglie povere ottenuta dalla macinatura del raccolto delle spigolatrici. L’Europa in nome di un green cervellotico cancella tutto questo. Ma rischia di desertificare la già scarsa superficie cerealicola italiana: in cinque anni abbiamo perso oltre 200.000 ettari coltivati a grano. Nel caso del riso c’è poi un sospetto in più. L’Italia è il primo produttore europeo di riso japonica (quello da risotti: ne produciamo circa 1,2 milioni di tonnellate, il 56% le vendiamo all’estero), ma Bruxelles vuole usare il cereale come strumento diplomatico. Per fare accordi con i paesi asiatici vuole favorire l’importazione di riso indica (il Basmati, per capirci). Secondo Coldiretti lo scorso anno l’import id riso da noi è aumentato dell’82% e a livello comunitario solo da Myanmar e Cambogia è arrivato un terzo in più di riso: 292.000 tonnellate. Va aggiunto che un altro 10% di terreni deve restare incolto. Il nuovo regolamento Pac si chiama ecoschema 4 e di fatto pone i coltivatori di fronte a un bivio: accettare i contributi e smettere di produrre oppure affidarsi totalmente al mercato. Una cosa è sicura: in Pianura padana, nel Senese, in Maremma e nelle Marche - dove si produce gran parte del frumento e del mais italiano - si rischia non sia più conveniente coltivare. Aggravando la nostra dipendenza dall’estero. L’Italia ha bisogno tra tenero e duro di circa 39 milioni di tonnellate di grano, ne importiamo oltre 20 milioni. Compriamo all’estero più della metà di frumento e circa un terzo del duro che ci serve a fabbricare 2,9 milioni di tonnellate di pasta (di cui il 60% venduto oltreconfine). Nessuna meraviglia se il prezzo del pane schizza a 5 euro al chilo o se la pasta aumenta del 48% in un anno. È la fluttuazione dei prezzi internazionali resi del tutto instabili da 20 mesi di guerra in Ucraina. In questa condizione l’Europa impone di produrre meno. Lo fa anche limitando i pesticidi e i fertilizzanti. L’Alleanza delle cooperative suona con Davide Vernocchi un nuovo allarme: «Se la Commissione non terrà conto delle obiezioni del Parlamento sulla necessitò di rivedere lo stop ai pesticidi, per l’agricoltura, e l’ortofrutta in particolare, si aprono scenari di profonda crisi.» Bruxelles dice no ai pesticidi ma promuove il glifosato. Se ne è discusso senza esito il 13 ottobre: l’Italia ha votato sì alla proroga di 10 anni dell’erbicida su cui ci sono molti sospetti d’insalubrità, ma perché pare che si possa arrivare a due importanti condizionalità: l’esclusione dei trattamenti con glifosato in pre raccolta e il no all’uso come disseccante dei cerali. Se ne riparla a novembre. Va rilevato che limitando la coltivazione dei cereali, di fatto l’Ue apre le porte a chi usa indiscriminatamente il glifosato. Non è un mistero - per dirne una - che il Canada da cui compriamo oltre il 20% del grano duro lo usa sui semi insilati. Ma cosa importa, basta salvare la faccia green.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.