2023-03-03
«Basta con le estradizioni in Cina»
No della Cassazione al rimpatrio di una donna accusata di reati finanziari. Un tribunale statale per la prima volta segue la sentenza Cedu sulla «giustizia violenta» nel Paese.La Corte di cassazione ieri ha risposto con un no definitivo a una richiesta di estradizione presentata dalla Repubblica popolare cinese. La decisione è la prima a essere presa dalla massima autorità giudiziaria non solo in Italia, ma in tutti e 46 gli Stati membri del Consiglio d’Europa, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che nell’autunno 2022 ha stabilito l’esistenza di una «situazione generale di violenza» nel sistema giudiziario e penitenziario cinese. Le motivazioni della sentenza, che annulla una decisione assunta alla fine del 2022 dalla Corte d’appello di Ancona, non sono ancora pubbliche, ma i supremi giudici sembrano essere stati convinti - oltre che dai princìpi enunciati dalla Cedu - anche dalle prove fornite dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Enrico Di Fiorino. Lo stesso sostituto procuratore generale, Lori Perla, si era detta contraria all’estradizione. La vicenda era cominciata nell’estate del 2022, quando la Cina aveva chiesto all’Italia la consegna di un’indagata, già ad di un colosso cinese del fintech, ricercata per presunti reati economici. La donna era stata arrestata in base a una «red notice», un avviso dell’Interpol, mentre era di passaggio in Italia (per la precisione ad Ancona) e stava per recarsi in Grecia, dove l’aspettavano i figli. Ammessa dopo mesi di detenzione agli arresti domiciliari, aveva dichiarato di essere stata sottoposta a dure pressioni da parte delle autorità cinesi. A un certo punto, tra il giugno e il dicembre 2021, suo fratello, l’unico parente rimasto in Cina, era letteralmente scomparso. In seguito, la donna aveva scoperto che era stato arrestato e che in prigione era stato sottoposto a trattamenti inumani e degradanti: gli erano stati confiscati gli occhiali, per esempio, e questo di fatto l’aveva reso cieco per tutti e sei i mesi di detenzione. I maltrattamenti avevano l’unico scopo di premere sulla manager affinché tornasse in Cina. Non è una novità: la stessa pratica è stata più volte denunciata da Safeguard defenders, tra le organizzazioni non governative più impegnate nella difesa dei cittadini cinesi espatriati. La Cedu, che in qualche misura ha fatto giurisprudenza per la Cassazione in questa importante sentenza-pilota, risale al 6 ottobre 2022: il caso ha riguardato un procedimento di estradizione avviato da Pechino nei confronti di un cittadino taiwanese, Liu X., arrestato in Polonia dall’Interpol in base un’indagine congiunta di Cina e Spagna su una presunta frode internazionale. Cinque mesi fa, la Corte di Strasburgo aveva obbligato la Polonia a bloccare l’estradizione: se consegnato alla Cina, infatti, Liu X. - che pure non risultava essere un dissidente politico - sarebbe «incorso nel pericolo di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani e degradanti, costantemente in uso nei penitenziari» della Repubblica popolare. La Cedu aveva respinto come «non convincenti» le rassicurazioni fornite da Pechino, anche «a causa dell’inesistente cooperazione della Cina con il comitato contro la tortura delle Nazioni unite». La sentenza «Liu contro Polonia» è divenuta definiva il 30 gennaio 2023, dopo che il ricorso di Varsavia è stato rigettato.«Non possiamo che essere estremamente soddisfatti della decisione della Cassazione», dice alla Verità l’avvocato Di Fiorino, «La sentenza rappresenta il culmine di un percorso di opposizione sempre più consapevole ai Paesi che non conoscono né rispettano lo Stato di diritto e i principi del giusto processo».Ieri anche Safeguard defenders ha manifestato soddisfazione: «Molti sono i casi ancora in corso», ha scritto l’organizzazione sul suo sito, «e ci auguriamo non solo che la tendenza continui, ma anche che i governi che ancora mantengono trattati bilaterali di estradizione con la Cina si muovano finalmente verso la loro sospensione».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)