2024-01-11
La Bce ha sbagliato tutto: lo scrive pure lei
Christine Lagarde (Getty Images)
Uno studio Eurotower riconosce che i rincari sono stati causati da choc esterni. Ecco perché la «cura» non ha funzionato.De Guindos spinge su Patto di stabilità e verde mentre in Italia crollano i prestiti. Con meno investimenti saremo più poveri.Lo speciale contiene due articoli.La Bce ci ripensa e ammette che forse si era sbagliata: ad alimentare la fiammata dei prezzi negli ultimi anni è stata solo in parte la bolletta energetica. La vera responsabilità è da attribuire ai famigerati colli di bottiglia lungo la filiera dell’offerta emersi dopo i lockdown. «Riteniamo che gli choc legati all’interruzione della catena di approvvigionamento e gli choc energetici abbiano svolto un ruolo chiave nel modellare l’inflazione ma i primi hanno contribuito maggiormente, anche perché sono piuttosto persistenti». È quanto emerge da uno studio Bce pubblicato sul suo sito. Un sostanziale riconoscimento che a Francoforte non hanno capito molto sulle cause dell’inflazione. Non è nemmeno la prima volta. Un report di qualche mese fa sebbene in modo più velato spiegava che «l’inflazione nell’area euro è stata in gran parte guidata dagli choc dal lato dell’offerta nella ripresa post pandemia. In particolare, i colli di bottiglia sulla catena delle forniture e gli choc dei prezzi del gas e del petrolio hanno spinto nella stessa direzione, supportando una narrazione sfortunata per l’episodio di elevata inflazione». I colli di bottiglia e i rincari delle bollette hanno generato la greedflation, ovvero la cosiddetta avidità di profitti che ha spinto le aziende ad alzare i prezzi finali per mantenere o aumentare i margini. Una sorta di legittima difesa da parte delle imprese, soprattutto grandi, che si tutelano dai rincari che a loro volta subiscono riversando l’aumento dei costi sugli utenti. Secondo Maeva Cousin di Bloomberg economics, proprio i profitti aziendali sono stati un fattore trainante dell’aumento dei prezzi rispetto al costo del lavoro per un po’ di tempo, dall’inizio del 2021. L’analista calcola che l’aumento dei margini abbia generato più di due terzi dell’inflazione alla fine del 2022. Una corsa dei prezzi che la Bce non aveva visto, tanto che ha iniziato ad alzare i tassi solamente a luglio del 2022. Fino a quel momento aveva sostenuto che il rialzo dei prezzi era solo un fenomeno transitorio destinato a rientrare presto. Il comunicato emesso nella riunione del 9 giugno testualmente recita: «La moderazione dei costi dell’energia, l’attenuarsi delle turbative dell’offerta connesse alla pandemia e la normalizzazione della politica monetaria dovrebbero determinare un calo dell’inflazione». Sembrano parole pronunciate da marziani. Solo vivendo in un altro pianeta non si vedeva che l’aggressione russa all’Ucraina aveva sconvolto il mondo. L’inflazione a marzo 2022 era arrivata al 6,5%. Oltre tre volte e mezzo più alta del tetto del 2% fissato nello statuto della Bce. Ma a Francoforte vivevano in una bolla statistica. «Molte aziende sono state in grado di aumentare i propri margini di profitto in settori caratterizzati da un’offerta limitata e da una domanda in ripresa», aveva detto ai suoi colleghi il capo economista Philip Lane, sostenendo che «negli ultimi due anni i salari hanno avuto solo un’influenza limitata sull’inflazione e che l’aumento dei profitti era stato significativamente più dinamico». A luglio il principio di realtà impone le sue regole e la Bce inizia una forsennata corsa al rialzo dei tassi. Il costo del denaro arriva in un anno al 4,5% e non è ancora chiaro quando ci saranno i primi tagli ai tassi, considerando che l’inflazione complessiva è scesa al 2,9% con l’Italia addirittura allo 0,6%. Un mega ribasso nel giro di un anno scaturito dal crollo delle quotazioni del gas e dalla risoluzione della crisi lungo le catene di fornitura, rendendo dunque superfluo l’intervento massiccio della Banca centrale. La stretta ha prodotto però come risultato la crisi dell’industria continentale. Come dimostra un altro studio Bce gli choc di politica monetaria hanno un impatto sul manifatturiero quasi due volte più forte e circa due trimestri più veloce rispetto al loro impatto sui servizi.Nel frattempo i tassi sui mutui volano al record dal 2008 e scendono i finanziamenti alle imprese. Calano gli investimenti e l’Europa finisce in recessione. L’inflazione, però, resta difficile da domare come dimostrano gli ultimi dati. La causa? Non aver capito per tempo le ragioni della fiammata inflazionistica. E infatti la cura è stata sbagliata.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/errori-lagarde-bce-2666923659.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="francoforte-diabolica-insiste-con-il-green-e-a-voler-fare-politica" data-post-id="2666923659" data-published-at="1704925733" data-use-pagination="False"> Francoforte diabolica. Insiste con il green e a voler fare politica Luis De Guindos (Ansa) «Sbagliare è umano. Perseverare è diabolico». Sembra che sul retro dei biglietti da visita dei vertici della Bce sia stampato parola per parola il celebre motto latino. A meno di 24 ore di distanza la Banca centrale se ne esce con un report che smonta la scelta degli ultimi 18 mesi di alzare i tassi (ammette candidamente e nel silenzio dei media europei che il rialzo dei prezzi era dovuto alle tensioni della catena produttiva e alla guerra. Non a dinamiche inflattive) e subito dopo per bocca di Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della banca, e del vice presidente Luis de Guindos dice che è presto per abbassare i tassi e che bisogna fare di più. «Lo shock inflazionistico che abbiamo dovuto affrontare in seguito alla crisi energetica», ha spiegato De Guindos, «è stato particolarmente impegnativo: si è verificato in un contesto già difficile, con l’economia mondiale che si stava riprendendo dalla pandemia e le catene di approvvigionamento globali ancora perturbate. Inoltre, gli shock», ha proseguito, «dal lato dell’offerta sono particolarmente difficili da gestire con gli strumenti di politica monetaria». Tradotto in altre parole il numero due della Bce insiste sulla strada della transizione ecologica. Secondo l’economista spagnolo l’Europa deve insistere con le politiche fiscali di transizione energetica «per migliorare la resilienza delle catene di approvvigionamento e aumentare la produttività dell’area euro». Purtroppo, dalle parti di Francoforte non è ancora chiaro che sono proprio le mosse di green estremo a stimolare l’inflazione, aggravando le problematiche che provengono dalla forte deglobalizzazione in atto. Non solo. Nelle dichiarazioni di ieri, lo stesso De Guindos è tornato sul tema del Patto di stabilità. «Accogliamo con grande favore l’accordo sul quadro di governance economica dell’Ue raggiunto qualche settimana fa», ha sentenziato, concludendo: «È ora fondamentale che il nuovo quadro fiscale venga attuato correttamente e senza ritardi». Da quando Christine Lagarde guida Francoforte una buona fetta di incertezza proviene proprio dalla Bce e il costante interessamento a temi politici sembra generare proprio l’effetto opposto. Varrebbe la pena, infatti, ricordare che l’obiettivo della Bce è la stabilità della moneta e dell’inflazione. Sul secondo tema sono stati fatti tutti gli errori possibili e da quanto si capisce si ha l’intenzione di perseverare. Sulla stabilità dell’euro abbiamo assistito a un controllo rispetto al 90% delle valute mondiali nel momento in cui le aziende europei non potevano in alcun modo sfruttarne i vantaggi per l’export. Lockdown e guerra, come tutti adesso ammettono, hanno modificato gli equilibri commerciali del mondo. Peggio ha fatto la Bce sul fronte del potere d’acquisto e della tutela delle aziende. Non lo diciamo noi. Ma i dati di Bankitalia. A novembre i tassi di interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie hanno registrato un nuovo aumento portandosi al 4,92%. Sul fronte opposto i prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,2% e quelli alle aziende del 4,8%. Il combinato disposto delle mosse monetarie e del ricasco sull’accesso all’indebitamento crea un solo risultato che si chiama povertà. Erosione della ricchezza accumulata e incapacità di mettere a terra investimenti nel medio e lungo termine. Il report tramite il quale la Bce ammette implicitamente che non avrebbe dovuto alzare i tassi dovrebbe finire sui tavoli di tutti i Parlamenti europei. A partire da quello italiano e finire a quello europeo. Se la Bce ha sbagliato qualcuno dovrebbe pagare, ma soprattutto la politica dovrebbe riprendersi i propri compiti e certo le proprie responsabilità. Non spetta alla Bce spingere la transizione green né sollecitare il Patto di stabilità. Capiamo che chiudendo il cerchio la stessa Francoforte aumenterà il proprio potere. Ma siamo sicuri che sia la strada giusta? O non è meglio tornare al primato della politica?