2022-06-09
Guerra, pace, tecnica: la perdurante attualità di Ernst Jünger
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Tornano in libreria due saggi dello scrittore tedesco e uno studio sulla sua concezione della tecnica. L’autore de Le tempeste d’acciaio si conferma un autore in grado di parlare a ogni epoca.Come la cometa di Halley, che fu tra i non tantissimi umani ad aver visto due volte (la prima volta nel 1910, quando aveva quindici anni, la seconda nel 1986, quando era novantunenne), Ernst Jünger è un autore che sembra destinato a tornare periodicamente nei cieli della cultura. La sua longevità biografica e intellettuale, la sua produzione vasta e variegata, ne fanno del resto uno scrittore da cui si può sempre prendere qualche spunto. Persino l'intellighenzia di sinistra ha alla fine messo da parte le riserve dovute alla sua presunta vicinanza al Terzo Reich (falsa) e alla sua estrema lontananza rispetto agli ideali liberaldemocratici (vera), per adottarlo nel salotto buono della cultura ufficiale. Negli ultimi mesi, in libreria sono tornati due saggi jüngeriani e uno dedicato al solitario di Wilflingen. È appena il caso di sottolineare la profonda attualità di un testo come La pace, in corso di ristampa per i tipi di Mimesis e uscito nel 1945, tra le rovine di una guerra mondiale che la sua nazione aveva rovinosamente perso e ricomparso fatalmente quasi in contemporanea con un conflitto per ora solo locale, ma le cui ombre si allungano minacciose su tutta la terra. Jünger, che della guerra era stato protagonista diretto ed esaltato cantore ai tempi dell'altro conflitto mondiale, il primo, forse proprio per il fatto di essere distante dal tipo umano del pacifista riuscì a svolgere riflessioni tanto profonde sulla pace. Lo scrittore tedesco avverte che la guerra «deve essere vinta da tutti», che «l’accusatore non può essere in pari tempo giudice». Ha scritto Marcello Veneziani sulla Verità: «La guerra per lui non è solo magistra vitae, ma deve “portare frutti a ciascuno”. Jünger colse il tratto ideologico-odiologico della seconda guerra: “più spietato è chi crede di lottare per idee e pure dottrine rispetto a chi si limita a proteggere i confini della patria”. Così, annota, ai vinti fu negata pure la misericordia».È da poco tornato in libreria anche un altro saggio jüngeriano: La forbice (Guanda). Si tratta di una corposa raccolta di aforismi, in cui compare, in modo enigmatico, la figura della forbice. In particolar modo, Jünger si sofferma sull'immagine spaesante della «forbice che non taglia». A cosa serve una forbice che non taglia? A niente, probabilmente. Ma proprio perché rappresenta un'incongruenza rispetto all'esperienza e all'abitudine, proprio nel suo essere mezzo inadatto al suo scopo, forse essa può ben rappresentare un'epoca in cui, per dirla proprio con Jünger, «i passi mossi sulla via del progresso hanno condotto al punto in cui le scarpe cominciano a dolere».Su Jünger è infine appena uscito, per i tipi di Altaforte Ernst Jünger e il volto della tecnica, di Michele Iozzino, una panoramica su tutta l'opera dello scrittore tedesco, con appunto il tema della tecnica a fare da filo rosso. Come è noto, il primo Jünger vide nella «mobilitazione totale» fotografata direttamente all'opera durante la Grande guerra il segno di una nuova epoca, un'epocapost borghese e post umanistica, in cui le nuove terribili possibilità offerte dai mezzi tecnici avrebbero richiesto un tipo umano differente in grado di essere all'altezza della sfida. Era der Arbeiter, l'operaio, o, come lo traduceva Delio Cantimori, il «mistico milite del lavoro». Non una definizione basata sulla classe, quindi, ma semmai sulla forma. «È singolare», scrive Iozzino, «che mentre l’accelerazione tecnica si spinge fino al parossismo, riemergono dimensioni irrazionali, primigenie, a cui Jünger dà nome di elementare. L’operaio, ovvero colui che è destinato al dominio planetario, piuttosto che una figura tecnica è figura mitica. La sfida de L’operaio è quella di fondare uno stile e una metafisica per l’epoca della tecnica, dar loro appunto un volto. Una sfida quanto mai entusiasmante e attuale».