2020-10-31
Entro dieci giorni sarà di nuovo lockdown
Silvio Brusaferro (Iss): «L'indice Rt è a 1,7. Si va verso lo scenario 4, il più grave». Il premier è in picchiata nei sondaggi, ma nell'esecutivo nessuno rinnega più la serrata. Che potrebbe scattare tra il 4 e il 9 novembre, dopo altre chiusure di negozi e zone rosse localizzate.La regione ha il record negativo di contagi e decessi. E l'ospedale Parini è nel caos.Lo speciale contiene due articoli.Il piano inclinato verso un nuovo lockdown nazionale appare sempre più ripido, e ormai nessuno nel governo - nemmeno a microfoni spenti - sembra avere il coraggio di negarlo o di opporsi politicamente a questo esito. E pure a microfoni accesi sono le ammissioni a prevalere: ieri si è espresso in tal senso il ministro agli Affari europei, Enzo Amendola, sentito dall'Huffington Post («Faremo di tutto per escluderlo, ma se sarà necessario ci assumeremo l'onere della scelta»).I dati di ieri hanno confermato la tendenza: oltre 215.000 tamponi (contro i 201.000 del giorno precedente), 31.084 nuovi casi, 199 morti, e 95 nuovi ricoveri in terapia intensiva (in totale ci sono 1.746 persone ora in quei reparti).«La percentuale dei positivi sui tamponi effettuati supera il 10% e non è un buon indicatore. Indica che l'epidemia galoppa, e che il virus circola in maniera abbastanza veloce», ha commentato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, in occasione del monitoraggio settimanale Iss-ministero.Dunque, non hanno contribuito ad allentare la tensione nemmeno le analisi Iss, secondo cui, nel periodo tra l'8 e il 21 ottobre, l'indice di trasmissibilità Rt calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,70 («Ancora in crescita, ed è riferito alla scorsa settimana», ha chiosato pessimisticamente Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità). E si riscontrano valori di Rt superiori a 1,25 nella maggior parte delle regioni italiane. In particolare, sarebbero 11 le regioni classificate a rischio elevato di una «trasmissione non controllata», e 4 regioni (Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte) più la provincia di Bolzano sono nello scenario 4. Delle 11 regioni - secondo l'Iss - 5 sono considerate a rischio alto a titolo precauzionale ma il dato non è attendibile perché la sorveglianza è insufficiente al momento della valutazione. Altre 8 regioni e province autonome sono classificate a rischio moderato, con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Quelle a rischio alto sono l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Sicilia, la Toscana, la Valle d'Aosta e il Veneto. Conclusione complessiva di Brusaferro: «L'Italia è in uno scenario di tipo 3 ma in evoluzione verso il 4».A questo punto, non sembra più in discussione il «se», ma solo il «come» e il «quando» delle nuove restrizioni, e in particolare la scansione dei passaggi intermedi che ancora potrebbero separarci dalla chiusura finale. Quanto alle date, nella maggioranza si indicano il 4 novembre (giorno della prossima presenza di Giuseppe Conte in Parlamento) e il 9 novembre (scadenza delle due settimane dall'ultimo provvedimento): più o meno quelle potrebbero essere le tappe della stretta definitiva.Da qui ad allora, potrebbero esserci sei tappe di avvicinamento. Primo: zone rosse locali, quindi chiusure territorialmente limitate, affidate alla responsabilità di governatori e sindaci. Secondo: altra stretta nei confronti del commercio, ormai scelto dal governo come vittima sacrificale. Terzo: altre misure sullo smart working, ormai concepito dall'esecutivo non tanto come una modalità di lavoro (tardano infatti nuovi e più stringenti criteri per la valutazione della performance della pubblica amministrazione), quanto piuttosto come una modalità per evitare concentrazione di persone nei luoghi di lavoro pubblico. Quarto: il grande ritorno delle autocertificazioni. Quinto: l'eventuale stop agli spostamenti tra regioni (che sarebbe l'anticamera della chiusura completa). E infine, sesto: per ciò che riguarda le scuole, l'obiettivo sarebbe quello di tenere il più possibile aperte elementari e medie, puntando invece sulla didattica a distanza per le superiori. Anche se ieri la Campania, che già aveva chiuso le scuole primarie e secondarie, ha deciso lo stop perfino per le scuole dell'infanzia (nidi e materne), dal 2 novembre in poi. Su un altro piano, continua a essere ripetuta come un mantra la soglia delle 2.500 persone simultaneamente in terapia intensiva: è quella l'asticella «psicologica» fissata in diverse stanze dell'esecutivo. Ma - dettagli a parte - la strada sembra tracciata. Il governo, in termini di comunicazione, sottolineerà l'allineamento italiano agli altri maggiori Paesi europei (Francia e Germania in testa). E può anche darsi che queste circostanze e l'oggettiva accelerazione della circolazione del virus convincano le persone dell'inevitabilità di questa nuova serrata. Eppure tutti i sondaggi attestano un crollo di fiducia nei confronti di Conte e del governo: percentuali maggioritarie degli elettori hanno la netta (e motivatissima) convinzione che, al di là della potenza del virus, sei mesi siano stati persi, e che il governo, con il corredo dei suoi comitati e dei suoi commissari, abbia gettato al vento il semestre in cui si sarebbe dovuto attrezzare il Paese in termini di trasporti, tracciamento, terapie intensive. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/entro-dieci-giorni-sara-di-nuovo-lockdown-2648565816.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-valle-daosta-in-balia-del-covid-dopo-linciucio-tra-autonomisti-e-pd" data-post-id="2648565816" data-published-at="1604088470" data-use-pagination="False"> La Valle d'Aosta in balìa del Covid dopo l'inciucio tra autonomisti e Pd L'immagine simbolo del fallimento è che fuori dall'ospedale di Aosta c'è ancora il tendone per il triage del Covid-19. Nei cinque mesi di libertà che abbiamo avuto tra un lockdown e l'altro, in una delle regioni con la più alta spesa sanitaria pro capite, non si è dotato l'ospedale Parini di Aosta di qualcosa di meno scomodo e posticcio. E adesso che la Valle è balzata in testa alla triste classifica dei contagi e della mortalità, il tempo perduto pesa come un macigno. Su 100.000 abitanti, in Valle ci sono 575 positivi. In una settimana, si sono registrati 60 ricoveri e sei morti, secondo i dati del ministero della Salute. Sono tutti record nazionali. Quest'estate, la Valle ha pensato a due cose: recuperare i soldi della stagione invernale perduta e dedicarsi alla campagna elettorale per la Regione. La stagione è andata alla grande: seconde case e alberghi pieni e ristoranti solo con prenotazione. Le elezioni di settembre, invece, hanno partorito il consueto papocchio. La Lega, guidata da Nicoletta Spelgatti, avvocato di Aosta che avrebbe garantito una rottura con il passato assistenzialista, è il primo partito. Ma tutti gli altri si sono coalizzati con l'Union Valdotaine, nonostante le inchieste per 'ndrangheta abbiano falcidiato l'ancien régime. Sono alibi, certo, ma insieme alla folle apertura della stagione sciistica a Cervinia, fanno capire come la classe dirigente locale vivesse sulla luna fino a ieri. Mentre l'informazione valdostana, di fronte alla ripresa dei contagi, puntava il dito contro le feste dei coscritti. Usanza per nulla clandestina e che i sindaci, volendo, avrebbero potuto bloccare facilmente. Ma sono specchietti per le allodole, perché qui il problema è la mancanza di programmazione. Esattamente come al primo giro. La Valle è da tempo ai vertici della classifica della mortalità evitabile, come quella per alcolismo, diagnosi tardiva o malattie croniche curate male. Nel 2019, secondo i dati Nebo-Istat, peggio della Valle d'Aosta c'erano solo Sicilia e Campania; mentre Veneto, Marche e Tremtino Alto Adige sono le tre Regioni più virtuose. E se si va a guardare il parametro delle aspettative di vita, anche qui la Valle è come se fosse in Meridione: per mortalità prematura, secondo l'Istat, è seconda solo alla Campania. Era risaputo che ci sarebbe stata, con i primi freddi, una seconda ondata. Ma giovedì, all'ospedale Parini, ortopedia era tutta occupata e i fratturati aspettavano ore e ore in barella. Nel corso dell'estate, la rete dei medici di base è addirittura calata, con una serie di addii verso Torino e il privato. Il nuovo assessore alla Sanità, Roberto Barmasse, è un valente chirurgo toracico, ma ovviamente gli mancano competenze di politica sanitaria, sanità territoriale e relazioni sindacali. Tra i suoi collaboratori più stretti, all'assessorato, ha trovato un esperto di turismo, un veterinario e uno che si è laureato al Dams di Bologna. E l'osservatorio epidemiologico è stato soppresso, mentre le unità operative d'urgenza sono rimaste tre e ora la Regione, guidata da Erik Lavevaz, ha promesso di raddoppiarle. Ci vorranno mesi. Intanto sabato, le immagini di Cervinia presa d'assalto dagli sciatori hanno fatto il giro del mondo, trasformando in negativa una possibile pubblicità positiva. Nelle stesse ore, i medici di base ricevevano centinaia di chiamate al giorno e il sistema regionale di tracciamento andava in tilt. E questa è la regione dove in primavera, un primario che aveva denunciato pubblicamente la mancanza di strumenti di protezione era stato costretto a chiedere scusa pubblicamente per evitare il licenziamento, salvo finire lui per primo in rianimazione. Stesso film per le suore dell'istituto Cottolengo, che avevano protestato e si sono poi rimangiate tutto, forse per paura di perdere le convenzioni. Mentre è sotto processo penale un chirurgo che era in quarantena ed è stato chiamato in servizio dalla Regione per un intervento per aneurisma a un'arteria. Pare fosse l'unico capace di farlo. Certo, se almeno i medici non fossero intimiditi e potessero parlare, forse le cose andrebbero un po' meglio.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)