2025-04-30
L’energia verde ci lascia al buio
Spagna, parco fotovoltaico in Navarra (Getty Images)
Il risultato delle follie green di Ue e governo spagnolo: il solare non regge i picchi di tensione e fa saltare la rete. E poiché le altre fonti sono state dismesse o disincentivate, è il blackout. Una prospettiva da incubo che la commissaria Ribera vuole imporre a tutti i Paesi.Il blackout che ha paralizzato Spagna e Portogallo per un intero giorno e che è costato a Madrid l’equivalente di miliardi di Pil è il frutto avvelenato del Green deal. Altro che surriscaldamento globale o hacker russi, come hanno provato a sostenere nelle prime ore Sánchez e i suoi amici: ad aver fatto collassare il sistema elettrico del Paese, gettando nel panico milioni di persone, è stato il modello energetico che tanto piace a Elly Schlein, a Carlo Calenda e compagni. Ovvero un sistema basato tutto o quasi sulle rinnovabili.La Spagna, con i suoi governi socialisti e verdi, ha spinto in questi anni gli investimenti verso fonti come l’eolico e il solare, disincentivando qualsiasi altro impianto, che fosse termico o idroelettrico. Il risultato immediato è stato un abbattimento della produzione di CO2 e anche dei costi, ma purtroppo il rovescio della medaglia è un Paese esposto al rischio paralisi. Un tecnico a cui mi sono rivolto per farmi spiegare nel dettaglio che cosa fosse accaduto ha sintetizzato la situazione con un’immagine molto efficace: «È come andare in bicicletta senza freni». E infatti la Spagna, portata a esempio dalla sinistra per aver ridotto i costi della bolletta e anche l’inquinamento, a un certo punto si è schiantata, pagando un prezzo che è di gran lunga superiore a quello che il Paese avrebbe sostenuto se avesse conservato un sistema energetico misto.Quasi certamente nessuno ve lo spiegherà così, un po’ perché vorrebbe dire riconoscere di aver raccontato frottole a proposito dell’energia pulita come soluzione di tutti i mali. E un po’ perché il governo spagnolo sta innalzando una cortina fumogena per evitare di dover ammettere di aver fallito e, soprattutto, di aver imposto all’industria, ai servizi e alle famiglie un modello ad alto rischio che espone l’economia ma anche i consumi a choc imprevisti.In termini tecnici, il blackout non è riconducibile a un’azione esterna e nemmeno a un fenomeno atmosferico imponderabile: semplicemente si tratta di una cosiddetta perturbazione di frequenza. In parole povere, se dovessi raccontarla a un amico parlerei di sbalzo di corrente, un abbassamento improvviso di tensione che in assenza di impianti che consentano di regolare la frequenza ha lasciato il Paese al buio. In pratica, l'altro ieri si è verificata una situazione limite, con un consumo basso di energia e un’altissima produzione di rinnovabili, che essendo naturali non sono regolabili. Al momento del distacco, la Spagna alimentava con il fotovoltaico 18.000 megawatt, una produzione enorme, che per via dei sistemi interconnessi, è stata ceduta anche a Portogallo e Paesi limitrofi come Marocco e Francia. Ma come un’altalena leggera (i consumi) che riceve una spinta enorme (la produzione), non si è riusciti a controllare la frequenza delle oscillazioni, con la conseguenza di un distacco che ha messo in ginocchio l’intera penisola Iberica. «Sono mancati gli impianti in grado di regolare il sistema», spiega l’esperto.In che cosa consista questa sorta di «protezione» è subito detto: le centrali termiche, nucleari o idroelettriche. In pratica, le sole rinnovabili (ieri l’80% della produzione della Spagna era fornito da eolico e solare) non soltanto hanno contribuito al blocco, ma l’assenza di impianti termici ha reso complicata la riattivazione della fornitura di energia elettrica. Qualcuno si chiederà perché fossero spente le centrali tradizionali: non soltanto in quanto giudicate dannose per l’ambiente (quelle a carbone e a gas, ma anche quelle nucleari, che in Spagna vogliono disattivare), ma perché l’energia eolica e solare costa meno e i prezzi della bolletta bassi non rendono conveniente tenere accesi gli impianti tradizionali, dato che si producono perdite e non guadagni. Il buio della Spagna, tuttavia, fa luce (lo so che è un ossimoro) su almeno due questioni, di cui in futuro sarà utile ricordarci. La prima è che senza energia non si fa nulla: non viaggiano né i treni né gli aerei, non si accendono i semafori, non vanno gli ascensori, ma non funzionano neppure le sale operatorie ed è impossibile fare benzina o comprare anche solo una bottiglia d’acqua se non si dispone di contanti. Dunque, è meglio pensare bene a ciò che si fa prima di invocare lo spegnimento di una centrale. La seconda questione da tener presente è che la delega per il Green deal in Europa è stata assegnata a una simpatica signora che fino all'altro ieri era ministro dell’ambiente del governo di Pedro Sánchez. Già criticata per l’alluvione di Valencia dove morirono 230 persone, Teresa Ribera è la pasionaria che negli ultimi vent’anni, con gli esecutivi di sinistra, ha imposto a tappe forzate una transizione green. È a lei che Bruxelles ha affidato il nostro futuro. Perciò accendete un cero, se l’avete: almeno non resterete al buio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)