2024-06-30
Francia alla resa dei conti ma resta l’incognita sulle intese al ballottaggio
Oggi i cittadini d’Oltralpe al voto per rinnovare l’Assemblea nazionale. La partita decisiva sarà però il 7 luglio. Sul secondo turno peserà infatti il rebus alleanze e la possibile corsa in autonomia dei candidati arrivati terzi.Ita-Lufthansa: dopo mesi di negoziati e l’interferenza di Parigi, mercoledì è atteso l’ok Ue all’accordo. Intanto, Scholz fa pressing in solitaria a Bruxelles per ridurre i dazi sulle auto cinesi.Lo speciale contiene due articoli.Quelle che si svolgeranno oggi e domenica prossima in Francia saranno ricordate come delle elezioni legislative storiche. La posta in gioco è altissima perché il partito che otterrà la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, la camera bassa del Parlamento transalpino, deciderà il futuro della Francia indipendentemente dalle volontà del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Proprio lui è all’origine di questa strana tornata elettorale nel cuore dell’estate decisa all’Eliseo dopo il disastroso risultato ottenuto dal partito macroniano alle elezioni europee del 9 giugno scorso. Durante la campagna elettorale lampo, durata solo tre settimane, che ha preceduto questo primo turno di oggi, si sono evidenziate le fratture profonde che dividono la Francia in tre grandi blocchi. Uno di questi è quello di Macron che, da sette anni a questa parte, cerca di accreditarsi come centrista e moderato, salvo poi compiere delle sbandate da sinistra estrema, come avvenuto con la costituzionalizzazione dell’aborto (che Macron aveva già facilitato) o il progetto di legge sull’eutanasia che, senza la fine della legislatura, avrebbe potuto introdurre in Francia una forma di «dolce morte» senza freni. Un altro blocco è quello della sinistra estrema alla quale, rinnegando se stessa, si è aggregata anche la sinistra moderata, per timore di perdere. Questa armata brancaleone dovrà forse, un giorno, rispondere della sua sottomissione alla deriva islamista e delle uscite al limite dell’antisemitismo. L’altro polo politico che si è creato nella prima fase della campagna elettorale è quello della destra sovranista, dove il Rassemblement national (Rn) incarna il ruolo del protagonista. Al partito di Jordan Bardella e Marine Le Pen si è alleato Eric Ciotti e una buona parte del partito Les Républicains (Lr) nonché un’ampia fetta della base. Invece i notabili Lr hanno voltato le spalle a Ciotti senza però riuscire a neutralizzarlo politicamente. Anche Réconquête, il partito di destra fondato dall’ex giornalista Eric Zemmour, è andato in pezzi. La sua ex capolista alle europee, Marion Maréchal, si è battuta per un’unione delle destre ma è stata defenestrata. Questi tre poli si disputeranno oggi i 577 seggi dell’Assemblea nazionale. Per poter governare senza intoppi, il polo vincitore dovrà poter contare su almeno 289 parlamentari. Stando agli ultimi sondaggi, pubblicati venerdì, il Rassemblement national è favorito. Per l’istituto Toluna-Harris Interactive, la maggioranza Rn otterrebbe tra i 250 e i 305 deputati. La società di sondaggi Elabe ha predetto al partito Bardella l’elezione di 260-295 onorevoli. Infine, secondo Ifop, l’Rn e i suoi allegati riuscirebbero ad avere 220-260 eletti. Tutte queste proiezioni devono però essere analizzate con molta prudenza visto che il sistema elettorale francese, a doppio turno, favorisce alleanze ed esclusioni che possono anche tagliare fuori dai ballottaggi i candidati che hanno ottenuto una maggioranza relativa al primo turno. Concretamente, se un candidato ottiene più del 50% delle preferenze dei votanti, viene eletto al primo turno. Se invece più candidati ottengono almeno il 12,5% dei voti, ci si può trovare in una situazione di «triangolare» o di «quadrangolare». In passato, in circostanze simili, ha vinto il «fronte repubblicano» anti Rn. In pratica, i candidati di destra o sinistra arrivati terzi al primo turno, rinunciavano al ballottaggio e invitavano i propri elettori a votare per un candidato che non fosse l’Rn. Ma per questa elezione estiva, vari sondaggisti hanno ipotizzato che le triangolari o quadrangolari saranno più numerose che in passato. Un altro fattore che influenzerà il voto è quello della partecipazione che, sempre secondo i sondaggisti, dovrebbe aggirarsi attorno al 66% (al secondo turno delle legislative 2022, la partecipazione era stata del 46,23%). In questo dato saranno compresi anche i due milioni di francesi che hanno dato mandato di votare a un amico o conoscente; gli oltre 400.000 transalpini all’estero, che hanno già votato via internet, nonché i cittadini dei territori francesi delle Antille, Nord America e gli abitanti della Polinesia francese.La Francia rimarrà con il fiato sospeso fino alle 20 di stasera, non solo per il risultato delle elezioni, ma anche per capire se ci saranno scontri o proteste, come promesso da varie anime della sinistra più o meno estrema. I simpatizzanti di Jean-Luc Mélenchon e compagnia hanno infatti annunciato di essere pronti a rifiutare il risultato delle urne. Anche nell’ultimo giorno di campagna si sono tenute varie manifestazioni di militanti di sinistra. A Parigi, nella manifestazione filo islamista e anti Rn c’è chi si è detto «pronto al sacrificio». Contro l’Rn si è schierato, per la seconda volta nel giro di poche settimane, anche il rettore della Grande moschea di Parigi, Chems-eddine Hafiz. In parallelo, sui social, spopola Je partira pas un brano creato forse con l’intelligenza artificiale, che inneggia all’espulsione dei clandestini e alla vittoria Rn. L’associazione Sos Racisme ha sporto denuncia contro i presunti autori del brano.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/elezioni-francia-2668646556.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ita-lufthansa-in-arrivo-il-via-libera" data-post-id="2668646556" data-published-at="1719694454" data-use-pagination="False"> Ita-Lufthansa, in arrivo il via libera Nonostante non abbia la stessa rilevanza mediatica dei vertici dell’Ue, all’interno dell’Ue si sta giocando una partita ugualmente importante: quella legata ai rappresentanti che dovranno comporre la nuova Commissione europea. Confermata (in attesa del via libera dal Parlamento Ue) per il secondo mandato Ursula Von del Leyen, ora si dovrà quindi procedere con la nomina dei commissari. Si tratta di una partita non da poco sotto il profilo politico perché, in base a chi verrà scelto, ogni Paese potrà contare su importanti appoggi in determinati ambiti europei. Del resto, rispetto alla scelta delle cariche apicali dell’Ue, dove sono previsti importanti negoziati tra i Paesi membri, nel caso della nomina dei partecipanti al prossimo collegio è tutta una faccenda interna ai governi dei singoli Stati membri. Certo è che, rispetto alla nomina del presidente della Commissione, il concetto alla base non cambia: avere un commissario «di fiducia» può essere un grande assist per i Paesi membri. A ogni modo, c’è ancora un po’ di tempo, si potrà parlare di commissari solo dopo che l’Europarlamento avrà confermato ufficialmente il capo del collegio. Per questo, per avere il nuovo esecutivo Ue si dovrà attendere almeno fino a ottobre, se non a novembre. A Roma il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha già preso parte al al pre-vertice del Partito popolare europeo a Bruxelles, ha fatto sapere che l’esecutivo italiano si attende «un vicepresidente e un portafoglio di rilievo», un elemento «che spetta alla seconda manifattura d’Europa, che spetta a un Paese fondatore, un Paese che ha una stabilità di governo per i prossimi tre anni e mezzo». Certo, per quanto riguarda un nome vero e proprio, le bocche sono ancora cucite. In Irlanda, invece, il nome c’è già ed è quello dell’attuale ministro delle Finanze, Michael McGrath, membro di Fianna Fáil, che a Strasburgo sta nel gruppo liberale di Renew. Quanto alla Germania, appare ormai chiaro che Berlino punti alla riconferma di Von der Leyen alla guida della Commissione. D’altronde, è proprio la Germania ad essere uno dei Paesi membri che più intende giocare in solitaria la sua partita all’interno dell’Ue. Come fa sapere Handelsblatt, il cancelliere Olaf Scholz, spinto anche dalle pressioni dei grandi produttori tedeschi di automobili timorosi di una possibile ritorsione cinese, ha infatti proposto che i dazi europei sulle auto elettriche in arrivo dalla Cina non debbano superare il 15%. Allo stesso tempo Pechino manterrebbe l’attuale imposta del 15% sulle importazioni di auto europee di grossa cilindrata. Una misura in gran parte a beneficio della sola Germania. Del resto, se la Cina alzasse i dazi sulle auto europee, per Mercedes, Bmw e Audi potrebbe essere una bella mazzata. Pare, però, che a Bruxelles la proposta «egoista» di Scholz non sia stata particolarmente gradita perché non risolverebbe il problema dell’invasione delle auto cinesi a basso costo nel Vecchio Continente. Che in Europa sia importante avere i commissari giusti lo testimonia anche l’operazione Ita Airways - Lufthansa. Per arrivare al via libera di Bruxelles delle nozze tra il vettore tedesco e quello italiano c’è voluto più di un anno: secondo indiscrezioni l’ok definitivo dovrebbe arrivare il 3 luglio. A mettere i bastoni tra le ruote in questa operazione sono stati i francesi perché, con il via libera da parte dell’Ue, il gruppo Air France - Klm potrebbe perdere quote di mercato in Italia. Oltre al problema di trovarsi a combattere con un più grande colosso italo-tedesco del trasporto passeggeri. La speranza, insomma, è che questa sia la volta buona, dopo che già a giugno la Commissione Ue aveva adottato, a livello tecnico, un primo orientamento positivo informale sull’intesa tra le due società. Anche perché Lufthansa aveva posto rimedio alle preoccupazioni mosse dall’Ue in termini di concorrenza di mercato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.