
Con le elezioni di metà mandato che si avvicinano, i democratici rischiano di ritrovarsi a dover affrontare un vecchio problema: la Florida. Oltre ai deputati che rappresenteranno lo Stato alla Camera dei rappresentanti, a novembre gli elettori del cosiddetto Sunshine State saranno chiamati a votare anche per un seggio senatoriale e per il locale governatore. In entrambi i casi, ci sono due repubblicani in lizza per la riconferma: rispettivamente Marco Rubio e Ron DeSantis. Un tempo considerato uno Swing State, negli ultimi anni la Florida è diventata sempre più marcatamente repubblicana: un fattore dovuto soprattutto all’eccessivo spostamento a sinistra registrato dal Partito democratico. La situazione tuttavia rischia adesso addirittura di peggiorare per l’Asinello. Nelle ultime settimane, Joe Biden ha revocato le restrizioni che Donald Trump aveva imposto al regime castrista. Inoltre, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha allentato alcune delle sanzioni americane, che erano state comminate al Venezuela. Ora, va tenuto presente che, per ragioni storiche e migratorie, la Florida ospita un elettorato fortemente anticomunista: un elettorato, in particolare, significativamente avverso al castrismo e al regime di Nicolas Maduro. È quindi fortemente probabile che tale distensione nei confronti di Caracas e dell’Avana alienerà ulteriormente a Biden le simpatie del Sunshine State (ricordiamo del resto che, alle presidenziali del 2016 e del 2020, la Florida fu vinta da Trump). È anche per questo che, come sottolineato da Politico, è scattato il panico tra i democratici. Val Demings, candidata dem al Senato per la Florida e sfidante di Marco Rubio, ha criticato la svolta di Biden sul Venezuela. «Nicolas Maduro è un tiranno e un delinquente, non diverso dai criminali che ho passato 27 anni a mettere dietro le sbarre», ha dichiarato in una nota. «L'allentamento delle sanzioni contro il Venezuela darà potere a Maduro e ai suoi compari, danneggiando i venezuelani che stanno lottando per la libertà e la democrazia», ha proseguito. Fortemente critico nei confronti della Casa Bianca si è mostrato anche il presidente della Commissione esteri del Senato, il democratico Bob Menendez. «Dare a Maduro una manciata di elemosine immeritate solo in modo che il suo regime prometta di sedersi a un tavolo dei negoziati è una strategia destinata a fallire», ha dichiarato. Biden, dal canto suo, si trova d’altronde in un vicolo cieco. La sua distensione con Caracas è dettata dalla volontà di ridurre i contraccolpi economici dell’embargo energetico da lui imposto a Mosca all’inizio di marzo. Ricordiamo infatti che inflazione e caro energia rappresentano le principali spine nel fianco per l’Asinello in vista delle elezioni di metà mandato. Quella del presidente americano è tuttavia destinata a rivelarsi una strategia a dir poco assurda. Non solo perché, oltre ad essere uno spietato autocrate, Maduro è uno stretto alleato di Vladimir Putin, ma anche perché – così facendo – Biden spingerà la Florida ancora di più tra le braccia dei repubblicani, acuendo le già significative divisioni, interne al Partito democratico, tra centristi e radicali.
Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Ernesto Maria Ruffini, ex direttore delle Entrate, non si nasconde più. E, fiero della prefazione al suo libro firmata da Mattarella, spara sulla leader dem, ricordando l’Ulivo. Pronto il lancio del movimento nato dai comitati «Più uno». Oltre al Colle, tifano per lui Prodi e il Vaticano.
Meglio perdere serenamente, piazzando in Parlamento un manipolo di fedelissimi, che cercare di vincere e andare al governo. Sono sempre di più, nel campo del centrosinistra, a pensare che a Elly Schlein non interessi affatto costruire una vera alternativa al governo guidato da Giorgia Meloni, e che il suo unico obiettivo sia mantenere il controllo del partito fino alle politiche del 2027 per poter compilare le liste e scegliere i candidati nei collegi uninominali (se ci saranno ancora). E comunque, Elly vuole testardamente ricoprire il ruolo di candidata del centrosinistra per Palazzo Chigi, sfidando Giorgia Meloni in una partita che, ce lo consentirà il quartiere generale dem, sarebbe persa in partenza. Il problema è che, però, qualcuno ora oltre a pensarlo lo dice pure, e non si tratta di perfetti sconosciuti, passanti o semplici simpatizzanti, ma di esponenti di un mondo, quello del cattolicesimo di sinistra, che ha nel presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il suo più autorevole esponente.
(Imagoeconomica)
Battuti dai cittadini romani i giudici anti Ponte sullo Stretto che avevano «scippato» una via della Capitale, riservandola alle loro auto. Lo schiaffo porta la firma del Consiglio di Stato, che redarguisce pure il Tar: «Il ricorso era ammissibile».
La strada è mia e la gestisco io. In virtù di un diritto autoproclamato, la Corte dei Conti ha di fatto privatizzato via Baiamonti a Roma: sbarre elettriche automatiche (per ora solo sollevate) alle estremità, parcheggi dei residenti azzerati, autorizzazione esclusiva al passaggio e alla fermata a vetture del «servizio pubblico istituzionale» per ragioni di sicurezza. In pratica solo a quelle dei circa 2.500 dipendenti (477 magistrati). Un’esibizione muscolare messa in dubbio qualche giorno fa dal Consiglio di Stato, dopo una sollevazione popolare con carte bollate e ricorsi da parte degli abitanti del quartiere Prati, che si sono visti confiscare una strada pubblica e 30 posti auto dalla bacchetta magica dei giudici contabili.
2025-11-12
Mercosur, Prandini: «No alla soglia di contaminazione e all'import da Paesi con agrofarmaci vietati»
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Ettore Prandini (Totaleu)
Lo ha detto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini in un punto stampa in occasione dell'incontro con la Commissione europea a Bruxelles.
Armando Siri (Imagoeconomica)
Le stesse toghe che liberarono il libico si rivolgono alla Corte chiedendo di poter aggirare il ministro. Un altro magistrato apre un conflitto di attribuzione sulle intercettazioni del leghista, già dichiarate non utilizzabili.






