2025-06-24
Informare i genitori è «controllo sociale». Indottrinare i bimbi invece è «pluralismo»
Per il «Domani» il ddl Valditara è «un attacco alla democrazia». Intanto i pediatri vengono istruiti all’«affermazione» del gender.Il movimento cattolico d’Oltralpe ha scelto la sua nuova guida: è una militante di estrema sinistra, lesbica con una figlia (che per lei ha «due madri») e pro aborto.Lo speciale contiene due articoliIl consenso informato dei genitori, per far partecipare i figli a iniziative che riguardano l’ambito della sessualità, non è una norma che tutela il pluralismo delle idee ma avrebbe come obiettivo la «sorveglianza educativa» e «risponde alle rivendicazione del Family Day». Un intervento su Domani stravolge le finalità del ddl approvato da Palazzo Chigi accusando il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, ma anche l’intero governo Meloni di realizzare nelle scuole un programma reazionario, ideologico in quanto agli alunni imporrebbe che «la costruzione della propria identità (non solo di genere) deve essere limitata all’interno di binari rigidamente preimpostati sul codice della normalità e dei valori tradizionali». In aula si dovrebbe invece promuovere il gender fluid, il cambiamento antropologico senza che mamma e papà siano d’accordo, secondo le tesi sostenute nell’articolo a firma Massimo Prearo. «Scienziato politico», come si definisce, coordinatore scientifico del Centro di ricerca Politesse - politica e teorie della sessualità dell’Università di Verona, studioso dei movimenti Lgbt+ in Francia e in Italia. Nell’articolo il ricercatore rivendica il diritto all’identità di genere «di più generi, altri generi, nessun genere», e critica le posizioni anti gender di Donald Trump e Giorgia Meloni che mirano «a disattivare pezzo dopo pezzo il potenziale di emancipazione di un’educazione laica e pluralista». A suo dire, facendo diventare legge le «Disposizioni in materia di consenso informato», la scuola non sarà più «spazio di formazione e di cura», ma diventerà «centrale operativa di controllo e di sorveglianza educativa» come vogliono la destra e i «movimenti neocattolici».Prearo dunque afferma che, se la scuola non può imporre contenuti educativi sui temi della sessualità senza l’approvazione dei genitori (che in questo ambito delicatissimo rivendicano autonomia educativa), allora il consenso informato è «uno dei tanti strumenti delle politiche di sicurezza […] e un attacco alla scuola come presidio democratico». Il ricercatore fa parte di un team universitario inserito nella Rete di studi di genere, intersessuali, femministi, transfemministi e sulla sessualità. Ai vertici di Politesse c’è il professor Lorenzo Bernini, da anni attivo nel promuovere corsi Lgbt spesso con il supporto dell’Ateneo e di fondi europei. Era Bernini a sostenere alla conferenza «Chi ha paura del gender?», del maggio 2015, che chi si oppone alla teoria del gender lo fa per «difendere la cosiddetta famiglia naturale, cioè la famiglia in cui la moglie è sottomessa al marito e rinuncia alla sua autodeterminazione procreativa». Temi ghiotti, per quotidiani di sinistra come Domani. Lascia invece sconcertati il webinar sulla piattaforma istituzionale della Società italiana di pediatria (Sip) dal titolo «Affermazione di genere in età evolutiva. Considerazioni bioetiche e scientifiche», rivolto ai pediatri italiani con tanto di crediti formativi. «Diversità come valore aggiunto» e disforia di genere che va riconosciuta «per evitare tanti suicidi», sottolineava Chiara Centenari, membro del gruppo di studio Pediatria di genere dell’Ospedale Versilia, socia dell’Associazione famiglie Arcobaleno («Mi occupo di divulgazione scientifica e formazione di professionistiə sui temi della genitorialità Lgbt+, supporto a minori con orientamento sessuale e identità di genere “non conforme”»), dice di sé.Per Alessandra Foglianese, neonatologa al Policlinico di Bari, c’è ostilità sociale, la scuola non è un posto sicuro: «Ci si preoccupa di più di che cosa penseranno i genitori degli altri bambini se il figlio vuole andare a scuola con il grembiulino del colore diverso o entrare nel bagno in cui si sente più a suo agio». Per le giovani persone transgender «c’è un’enorme difficoltà di accesso alle cure sanitarie», ha lamentato, e «i pochi, ottimi centri multidisciplinari presenti in Italia che si occupano con grande competenza di queste situazioni sono osteggiati a livello amministrativo e politico».Gianluca Tornese, endocrinologo dell’ambulatorio pediatrico per la varianza di genere (Apevage) all’ospedale Burlo Garofalo di Trieste, ha detto che se il percorso dello psicologo risulta insufficiente i vantaggi della triptorelina come frenante della pubertà sono che «blocca la comparsa/evoluzione di caratteri sessuali indesiderati (seno, peluria, erezione, abbassamento voce e altro) che peggiorano il disagio e la sofferenza […], dà il tempo di valutare la propria identità di genere […] e riduce le chirurgie». Un dato, messo in risalto dal medico e riguardante i pazienti che si presentano per «l’affermazione di genere» diverso, fa riflettere: «Più del 50% degli adolescenti esprime desiderio di genitorialità. Occorre proporre la possibilità della criopreservazione dei gameti». Dovrebbe essere incoraggiata «come salvavita» quando si sopporta male l’incongruenza tra sesso e l’identità di genere, e intanto si congelano ovuli? Pensare che è lo stesso medico a citare che, secondo studi, il 98% dei bambini a pubertà già avviata desiste dall’accusare disturbi dell’identità di genere. Quale idea si saranno fatti i pediatri italiani dopo un corso così formativo?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/educazione-sessuale-scuola-diritti-genitori-2672422185.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="a-parigi-arrivano-gli-scout-lgbt" data-post-id="2672422185" data-published-at="1750748940" data-use-pagination="False"> A Parigi arrivano gli scout Lgbt Il movimento degli «Scouts et guides de France» (Sgdf), la più vasta e importante associazione scoutistica francese, nasce nel 2004 dall’unione di vari gruppi scout preesistenti, sorti all’inizio del XX secolo. I suoi membri sono oggi circa 80.000, divisi in oltre 900 gruppi locali. Sul proprio sito si definiscono come «un movimento cattolico di gioventù e di educazione popolare». Si tratta, esattamente come l’Agesci in Italia, di una comunità di giovani (e di adulti) che si ispira al metodo educativo e pedagogico del generale inglese Baden Powel (1857-1941) e che è riconosciuta e approvata dalla Chiesa, sin dal pontificato di Pio XI. Le attività dei gruppi scout sono disciplinate e organizzate nelle diocesi e nelle parrocchie. I luoghi di ritrovo sono messi a disposizione dai vescovi, i quali nominano dei cappellani per formare spiritualmente e umanamente i ragazzi.Ebbene, l’associazione ha da poco annunciato che «il Consiglio di amministrazione si è riunito per la prima volta» a seguito della «assemblea generale del 2025» e ha eletto la sua nuova presidente nella persona di Marine Rosset. La donna, 39 anni e membro e militante del Partito socialista, è stata eletta nel 2024 consigliere del quinto arrondissement (circoscrizione) di Parigi, con l’appoggio dell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélanchon. Ex docente di storia e geografia, Rosset da anni porta avanti sia la militanza nei ranghi di uno dei partiti più laici, per non dire laicisti e anticlericali di Francia, sia l’impegno all’interno del mondo scout, dove ha ricoperto vari ruoli di spicco. L’elezione a presidente nazionale ha creato polemiche e imbarazzo in tutte quelle famiglie cattoliche che si riconoscono nei valori tradizionali dello scoutismo. Valori che sono riassumibili nella formula della «Promessa scout», composta da Powel: «Prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la patria; di aiutare gli altri in ogni circostanza; di osservare la legge scout».Una prima incoerenza sta nel fatto che la Federazione dello scoutismo francese, a cui sono associati gli Sgdf, nei propri statuti si dichiara «apolitica» e ha approvato l’elezione di una donna che fa della politica il suo mestiere. Ma c’è di peggio. In una recente intervista ad Emile, il magazine degli ex alunni della facoltà di Scienze politiche di Parigi, la Rosset, dopo aver manifestato la propria omosessualità e il suo disprezzo per Marine Le Pen, dichiara di avere «un bambino di un anno e mezzo» assieme a un’altra donna. E il bambino in questione, che legalmente è suo figlio, secondo lei avrebbe «due madri». Già questo fatto rivendicato pubblicamente, secondo il cappellano scout don Clément Barré, «contribuisce a destrutturare» i giovani scout e creerà «confusione». Del resto, le battaglie di fondo della Rosset, secondo quando afferma lei stessa, sarebbero quelle in favore dei «diritti delle donne, degli omosessuali» e perfino per «il diritto all’aborto». Un Macron in miniatura e in versione lupetto, con il foulard, i pantaloncini e il berretto. Né più, né meno. «Quando si aspira a ricoprire incarichi di responsabilità in un’associazione cattolica», ha commentato anche il cappellano generale degli Sgdf, il salesiano Xavier de Verchère, «mi sembra essenziale» come minimo «non difendere pubblicamente posizioni in contraddizione con l’insegnamento della Chiesa».Forse, temendo l’incipiente «restaurazione leonina» - che anche sui temi caldi della famiglia e della vita pare pienamente in corso - i gruppi dell’eversione ecclesiale e della ratzingeriana «discontinuità» stanno perdendo la pazienza e la speranza. E così, sono spinti a eleggere figure controverse come la Rosset, sleali verso il vangelo e ostili al magistero della Chiesa. Se queste figure terranno, sarà tutto di guadagnato per i progressisti. Se invece saranno espulse e rimosse, allora potranno dichiararsi vittime. E il vittimismo, anche nella cristianità, si vende bene e paga ancora di più.
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