2021-03-15
«Ecologia e sviluppo sostenibile»: il Papa parla solo di cose del mondo
Un nuovo libro-intervista. E c'è l'ennesima puntata delle «fanfiction» scritte da Eugenio Scalfari.Tagliato il traguardo degli 8 anni di pontificato, tanti ne sono passati da quello storico «Buonasera» che papa Bergoglio pronunciò in piazza San Pietro il 13 marzo 2013, non poteva mancare l'ennesima puntata del genere fanfiction che Eugenio Scalfari ogni tanto pubblica nel suo sermone domenicale su Repubblica. La soap opera prese inizio fin da subito, appena dopo l'elezione di Francesco, con una prima «intervista» dell'ottobre 2013, segno di un rapporto che esiste tra il Barbapapà del giornalismo italiano e il Papa venuto «quasi dalla fine del mondo». Peccato che poi, con il succedersi negli anni dei resoconti narrati da Scalfari, è stato possibile scoprire che i virgolettati o i pensieri attribuiti al Papa nei sermoni scalfariani rientrano appunto nel genere fanfiction, racconti scritti da un fan che prende come spunto le parole o i fatti compiuti dal suo idolo, ma sono solo fiction.Puntuali smentite non ne sono mai arrivate dalla Santa sede, se non la Sala stampa che ha più volte detto trattarsi di farina del sacco di Scalfari, ma arrivare a scrivere, come accaduto ieri su Repubblica, che Francesco ha una «intera sua identificazione con tutte le religioni del mondo» è forse troppo. Persino per un Papa come Francesco che sulla «fratellanza universale» ha effettivamente costruito una sua strategia pastorale, ripetuta anche nel suo ultimo viaggio apostolico in Iraq. Proprio ieri, all'Angelus, il Papa ha ricordato che «Dio manda il suo Figlio nel mondo non per condannarlo, ma perché il mondo possa salvarsi per mezzo di Gesù», un'affermazione che si identifica ben poco con tutte le religioni del mondo che non siano cristiane.Francesco in questi 8 anni ha dato più volte occasione di far capire di avere una sua strategia, come peraltro gli riconosce anche Scalfari ponendolo in sintonia nel «modo di pensare e di agire» con il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita come Bergoglio. Un modo di operare, bisogna riconoscerlo, difficilmente inquadrabile e i cui principi ideali si collocano in ciò che lo stesso Francesco ha definito alla rivista La Civiltà Cattolica come «pensiero aperto, incompleto». Si potrebbe ritenere che fondamentalmente papa Francesco accetti un disarmo del cattolicesimo nei confronti del mondo, una Chiesa che non può più educare e assertivamente trasmettere, ma adattarsi e quindi, come ripete spesso, accompagnare, ascoltare, camminare, dialogare.Il segno di questo suo modus operandi lo si coglie, ad esempio, nelle encicliche Laudato si' (2015) e Fratelli tutti (2020) dove il Papa offre al mondo la sua mano tesa per costruire appunto una «fratellanza umana», basata sulla natura che ci accomuna a prescindere dalla religione o ogni altro fattore di diversità. Ecologia integrale, sviluppo sostenibile, green economy, sono alcuni degli ingredienti utili per questa ricetta e che emergono anche dalle risposte che Francesco ha dato al vaticanista della Stampa Domenico Agasso, pubblicate in un libro di cui ieri il quotidiano torinese ha anticipato degli stralci. Occorre rispondere anche alla sfida della pandemia, dice il Papa, «edificando un nuovo ordine mondiale basato sulla solidarietà, studiando metodi innovativi per debellare le prepotenze, povertà e corruzione», una indicazione che da alcuni, anche nelle sacre stanze, è ritenuta irenista e vaga. I critici sostengono che in questo suo «sogno» il Papa finisce per dare un po' di ragione al suo amico Scalfari, là dove manchi completamente la dimensione trascendentale e la missione di cristianizzare, obliterate da un umanitarismo laico che trasforma la Chiesa in una Ong fra le altre. Una sorta di adattamento allo spirito del tempo anziché allo spirito di Dio, questo è ciò che alcuni imputano a questa Chiesa che tende a essere liquida per stare al passo con i tempi. È in gioco il modo in cui la Chiesa deve stare nel mondo di oggi e, senza scomodare il Concilio Vaticano II, pare che ancora provi a prendere le misure. Il cardinale Carlo Maria Martini disse nella sua ultima famosa intervista che «la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni», e c'è da star certi che la felicità di Scalfari nel pensare che Francesco sia «un miracolo nella storia» è proprio perché lo ritiene al lavoro per recuperare il terreno perduto. È difficile pensare, come scriveva Scalfari ieri su Repubblica, che ormai una «religione unificata domina il mondo», tuttavia le spinte di modernizzazione della Chiesa in questa chiave ci sono.Perché si instauri questa «metareligione universale», però, la Chiesa dovrebbe respingere ciò che ritiene vero. Espellere cioè quel «dettaglio» che la vuole fondata da Gesù di Nazareth, che di sé ha detto di essere Dio. L'unico Dio in tre persone. Ma se così fosse, più che un cristianesimo liquido miscelato nel mondo, avremmo un cristianesimo liquefatto. Per quanto Francesco abbia deciso di immischiarsi nel mondo, difficile pensare che il sogno del suo fan Scalfari possa realizzarsi fino in fondo.