2023-05-15
Ecco i veri responsabili della trappola degli affitti
La politica della casa promossa dalla sinistra ha aumentato a dismisura le tutele per gli inquilini morosi. Per evitare vertenze costose e spesso infruttuose, i proprietari preferiscono puntare sui contratti brevi, anche tenendo vuoti gli appartamenti per molto tempo. Così i prezzi si impennano.Lo speciale contiene tre articoliAAA Cercasi affitto disperatamente. Il mercato delle compravendite è gravato dal caro mutui, ma quello delle locazioni non sta meglio. Affitti da capogiro e soprattutto circoscritti a contratti transitori. È cronaca di questi giorni la disperazione degli studenti fuorisede accampati fuori dalle università per protesta contro il caro alloggi. Il mainstream si limita ad analizzare il fenomeno ma in pochi si azzardano a individuare le cause che, rimosse, potrebbero dare una risposta al problema. Non c’entra il boom del turismo e la grande richiesta di case vacanza che pure hanno fatto esplodere i canoni. Non ci si può far ingannare dalle notizie di bilocali pagati a peso d’oro, fino a 4.000 euro, o di stanze contese a 700 euro a notte perché come, spiega bene il presidente di Scenari Immobiliari, Mario Breglia, sono situazioni marginali, circoscritte a eventi particolari come la Settimana della Moda o il Salone del Mobile a Milano. La stragrande maggioranza dei proprietari che destinano il loro bene a casa vacanza devono vedersela con una concorrenza spietata e se l’appartamento non è in posizione centralissima e ben ammobiliato (il turismo è diventato molto esigente) corre il rischio di restare vuoto per diversi periodi dell’anno. Per non parlare delle spese che comporta questo business, tra provvigione alla piattaforma online per intercettare più clienti possibili, che arriva anche al 25% dell’incasso, l’addetto alla gestione che si occupa del check-in e del check-out degli ospiti, alla pulizia e al ricambio della biancheria. Insomma un piccola azienda che, fatti due conti, non garantisce grandi margini. Un discorso a parte naturalmente riguarda gli immobili, come detto, in posizioni strategiche, al centro delle città d’arte, ben ristrutturati, che si configurano come piccoli alberghi. Ma non rappresentano la generalità delle situazioni. Allora, se il guadagno non è così importante, perché un proprietario preferisce mettersi sul mercato del turismo mordi e fuggi piuttosto che fare il classico contratto di lungo termine? Oppure perché a studenti e lavoratori fuori sede chiede canoni stellari strozzando il settore? E non è tutto. C’è chi addirittura preferisce tenere l’immobile vuoto, pur pagando un’Imu elevata, tasse locali e condominio. Eppure la domanda è alta, soprattutto ora che l’aumento del costo dei mutui, rende l’acquisto un lusso.Cos’è che non funziona? La risposta è semplice ma indigesta a una parte politica che ha contribuito a determinare questa situazione. La politica sulla casa, vanto della sinistra, è stata negli anni tutta squilibrata a vantaggio dell’inquilino, anche se moroso o abusivo. Nella retorica della sinistra invece il proprietario è il benestante, il ricco, che parte da una situazione di vantaggio e come tale ha meno diritti. Si è arrivati al punto che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, premia chi occupa dandogli la residenza ed ha varato un piano di ristrutturazione di alcuni immobili abitati da abusivi senza prevedere lo sgombero per lasciar posti a chi è in graduatoria e attende da anni un alloggio popolare.Questa impostazione ideologica ha partorito un meccanismo talmente tortuoso e costoso da privare il proprietario della gestione del proprio bene, mettendolo in balia di chi non paga. Non ha nessun peso nella vertenza legale se il proprietario vive della rendita che gli viene garantita da quell’affitto, se magari con quel canone mantiene il figlio disoccupato o divorziato. Per lo sfratto occorrono minimo 18 mesi e una spesa base di 4.000 euro. Senza contare che se l’inquilino risulta nullatenente, non potrà risarcire i mancati pagamenti dei canoni. Attualmente sono in esecuzione 150.000 sfratti, di cui il 90% per morosità.A fronte di questa situazione, quale persona con un minimo di prudenza si avventura ad affittare il proprio bene a una giovane coppia o ad una famiglia con un contratto di lungo termine?I dati Istat indicano che nel 2019 (ultimo aggiornamento disponibile ma significativo del trend) c’erano oltre 10 milioni di case vuote su circa 36 milioni censite. Il fenomeno è più accentuato nel Sud, dove, non può essere una coincidenza, c’è una maggiore lentezza nel procedure della giustizia civile. Su 8,2 milioni di abitazioni il 34,8% è disabitato. Nel Centro il dato è al 24,8% con 1,7 milioni di case vuote su 6,8 milioni di abitazioni, mentre nel Nord Est è il 25,6% su 6,7 milioni di immobili e nel Nord Ovest il 28,2%.Il patrimonio immobiliare privato, creato con i risparmi di generazioni, ha contribuito alla politica della famiglia, colmando il vuoto, su questo tema, dello Stato. Il blocco del mercato ha un impatto sulla natalità. Le nascite (meno di 400.000) sono al minimo storico. Come si può pensare di mettere su famiglia se non si riesce a trovare casa? Un’indagine Eurostat dice che i giovani restano nella casa dei genitori fino a quasi 30 anni. Sono 7 milioni, pari al 67,6% del totale. In 50 anni siamo passati dalla metà ai due terzi. E la spiegazione non può essere perché, come diceva l’ex ministro Tommaso Padoa Schioppa, sono «bamboccioni», o «choosy» (cioè non si accontentano del posto di lavoro) come aggiungeva Elsa Fornero, da ministra del Lavoro. Quindi paradossalmente la politica per la casa e per le nascite attuata nell’ultimo decennio soprattutto durante i governi della sinistra, si è trasformata in un boomerang. Ipergarantista nei confronti degli inquilini al limite della tutela anche delle morosità e degli illeciti, ha finito per penalizzare il mercato delle locazioni. Il risultato è che o si lasciano le case vuote o si preferisce la formula degli affitti brevi per i fuorisede o per i turisti.Secondo i dati del portale idealista.it nel quarto trimestre del 2022 l’offerta di abitazioni in affitto è stata inferiore del 36% rispetto allo stesso periodo del 2021. Spicca la situazione a Milano. Secondo l’ultima analisi di immobiliare.it Insights a marzo 2023 la percentuale di appartamenti privati sfitti nella città, si aggirerebbe intorno al 46%. In zona Quadronno/Crocetta, ad esempio, la percentuale di appartamenti sfitti è passata dal 29% di inizio 2020 al 52% di marzo 2023. Il quartiere universitario Città Studi/Susa, passato dal 29% di case «vacanti» sul mercato al 47% di oggi. Nel Comune di Milano, in media, c’è stata una crescita delle case vuote dal 28,8% nel 2020 al 36% e al 38,5% tra il 2021 e il 2022 e oggi si attesta addirittura al 45,6%.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ecco-i-veri-responsabili-della-trappola-degli-affitti-2660153548.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-nodo-dei-giovani-al-posto-del-reddito-di-cittadinanza-aiuti-e-bonus-per-la-locazione" data-post-id="2660153548" data-published-at="1684082151" data-use-pagination="False"> Il nodo dei giovani: «Al posto del reddito di cittadinanza, aiuti e bonus per la locazione» «Il problema della casa per le giovani coppie si affronta sempre in modo vecchio. Cioè con interventi per l’acquisto. Ma non si fa nulla per gli affitti che sono invece ciò che i giovani preferiscono». Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, ha un’idea precisa di ciò che andrebbe fatto per sciogliere il nodo delle locazioni. «Come c’è stato il reddito di cittadinanza, perché non pensare a un reddito casa?». E va dritto al punto: «Una sorta di bonus che il comune o addirittura lo Stato versa direttamente al proprietario di un immobile, ogni mese, come contributo per una parte dell’affitto. Dal momento che è difficile aumentare gli stipendi, allora bisognerebbe intervenire con una sorta di reddito finalizzato alle locazioni». Ma come si farebbe con i furbetti? «Il contributo all’affitto andrebbe versato solo dimostrando che c’è un contratto di locazione» afferma Breglia. Secondo lo studioso «non ha molto senso parlare di acquisto a giovani che anche oltre i trent’anni continuano ad avere lavori precari e mal pagati. Anche Mario Draghi, nonostante la modernità delle sue idee, quando parlava del tema della casa, si esprimeva come un nonno. I giovani preferiscono gli affitti perché la loro vita è improntata alla mobilità. Sono più disponibili a cambiare città per lavorare, anche ad andare all’estero. Ai mutui agevolati hanno aderito in 35.000 ma gli under 35 che cercano casa sono oltre un milione e a questi bisogna dare delle opportunità». Ma non è che preferiscono rimanere a lungo a casa con i genitori perché è più comodo? Breglia non nega che influisca anche questa consuetudine ma la ritiene marginale. «Il grande problema è che gli affitti sono cari rispetto alle possibilità di uno stipendio medio e sono inaccessibili per chi ha alle spalle pochi anni di lavoro, spesso frammentato». I proprietari preferisco i turisti, per pochi giorni, piuttosto che una giovane coppia che vuole mettere su famiglia e che magari non ha un’occupazione stabile. «Il mercato delle locazioni varia in base alle città. A Milano i contratti brevi sono un mito da sfatare. Gli affitti stellari della Settimana della Moda o del Salone del Mobile sono circoscritti a un’area centrale e comunque valgono per pochi giorni. Il resto dell’anno le case vanno a ruba tra studenti e lavoratori fuorisede. A Roma, con il flusso turistico intenso, prevalgono gli affitti brevi. A Napoli il mercato immobiliare è stato bloccato fino a quando, dopo la pandemia, la città non è stata riscoperta dagli stranieri e con il boom del turismo, sono emerse anche le locazioni brevi. Trovare casa a Venezia è praticamente impossibile e anche Mestre, prima della pandemia più accessibile, sta diventando cara». Secondo Breglia sulla scarsa disponibilità di appartamenti per periodi lunghi influisce la lentezza della giustizia. «Da Roma in giù, ci vogliono anni per mandare in porto uno sfratto e tornare in possesso dell’immobile. Pertanto il proprietario vuole avere tutte le garanzie possibili prima di far entrare qualcuno nel proprio immobile. E siccome tenere libero un appartamento è una grande remissione di denaro tra Imu, altre imposte e spese condominiali, l’unica soluzione è metterlo a reddito con i turisti». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ecco-i-veri-responsabili-della-trappola-degli-affitti-2660153548.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-locatari-inadempienti-come-ci-si-puo-proteggere-da-chi-non-paga-piu-il-canone" data-post-id="2660153548" data-published-at="1684082151" data-use-pagination="False"> I locatari inadempienti. Come ci si può proteggere da chi non paga più il canone Per far incontrare domanda e offerta, è nata una piattaforma delle locazioni di medio e lungo termine, che si preoccupa di tutelare il proprietario da spiacevoli sorprese e contribuisce a aumentare la disponibilità di case. Zappyrent, nasce nel 2019, dall’idea di due fratelli siciliani under 30, Lino e Antonino Leonardi . «Se l’inquilino smette di pagare, il proprietario dell’appartamento continua a ricevere il canone tramite la nostra piattaforma online che si occupa anche delle pratiche burocratiche, dal rapporto con l’Agenzia delle Entrate per la registrazione del contratto o la sua chiusura, all’eventuale procedura di sfratto in caso di morosità affidando la pratica ad avvocati» spiega Lino Leonardi. A metà tra un’agenzia immobiliare e una finanziaria, la società digitale si fa carico del rischio dei pagamenti in ritardo o sospesi. «Se l’inquilino non paga, prima cerchiamo di capire se c’è un problema temporaneo, superabile, ma se non c’è volontà di mettersi in regola con i canoni parte un procedimento simile a quello di una finanziaria per il recupero del credito. Prima ci sono i solleciti e poi il decreto ingiuntivo. Lo sfratto», dice Leonardi, «arriva in tempi inferiori a quelli normali. Entro sei mesi l’immobile è liberato ma nel frattempo il proprietario continua a percepire l’affitto. Abbiamo visto che quando la casa è gestita da un’azienda, i casi di morosità sono più rari. E comunque la scelta dell’inquilino passa attraverso una serie di verifiche». Il titolare della piattaforma spiega che vengono usate diverse banche dati per capire se chi è interessato all’immobile è solvibile, non ha precedenti di insoluti, ha un reddito in grado di supportare l’importo dell’affitto. «Privilegiamo i lavoratori dipendenti, le partite Iva devono dimostrare di avere entrate costanti e di un certo livello. Inoltre abbiamo visto che chi paga con la carta di credito ha probabilità di morosità più bassa di chi usa le prepagate». Ma un giovane ad inizio carriera con un lavoro precario, è tagliato fuori? «Se c’è chi garantisce per lui, per noi va bene. A noi si rivolgono studenti, giovani professionisti. Da quando siamo nati abbiamo gestito oltre mille affitti e solo 4 casi di contenzioso con l’inquilino moroso che non voleva lasciare l’appartamento». In Italia ci sono oltre 10 milioni di case vuote. Come se lo spiega? «Il proprietario ha paura di perdere il possesso del bene ma è anche disincentivato da una legislazione delle locazioni molto rigida. Ci sono solo due opzioni: o 4 anni più altri 4 con possibilità di disdetta da parte dell’inquilino o il contratto transitorio ma che richiede il canone concordato. Che dire poi delle pratiche burocratiche per l’avvio dell’affitto e per la conclusione. Ma ciò che allontana i proprietari dal mercato sono soprattutto le morosità. Da noi si sono rivolte persone con più appartamenti, vuoti da anni, per paura di incappare in inquilini che una volta entrati in casa non pagano e sono difficili da mandare via».
Alberto Gusmeroli (Imagoeconomica)
La Uss Gravely (DDG-107), una nave da guerra lanciamissili della Marina degli Stati Uniti, arrivata al porto di Port of Spain in Trinidad e Tobago (Getty Images)
Beppe Grillo. Nel riquadro, Lorenzo Borré (Ansa-Imagoeconomica)
(Guardia di Finanza)
Nei giorni scorsi, militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Napoli, nell’ambito delle attività di controllo economico del territorio e di contrasto ai traffici illeciti, hanno sequestrato, a Lettere, 142 kg. di infiorescenze di cannabis già pronte per il confezionamento e la vendita, oltre a 5.750 piante in essicazione e 390 piante in avanzato stato di vegetazione e maturazione, per un peso complessivo di oltre 1.000 kg., nonché denunciato un soggetto incensurato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.
In particolare, i finanzieri della Compagnia Castellammare di Stabia hanno individuato, sui Monti Lattari, un capannone strutturato su due livelli, convertito in laboratorio per la lavorazione di cannabis. Il manufatto era dotato di una rete di fili di ferro al soffitto, essiccatoi e macchinari di separazione. All’interno della serra sono state rinvenute le piante in vegetazione, incastonate tra fili di nylon per sostenerne la crescita e alimentate con un percorso di irrigazione rudimentale.
Dai riscontri delle Fiamme Gialle è emerso che la produzione era destinata al consumo di droghe per uso personale dato che, nel prodotto finito, risultavano già separate le infiorescenze dalla parte legnosa, pronte per il confezionamento in dosi.
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