2018-05-25
Ecco i documenti che inguaiano la mamma di Matteo Renzi
Avrebbe emesso false richieste di danni per favorire l'azienda di uno dei suoi soci. La storia riguarda la Eventi 6, l'azienda di cui l'ex premier è rimasto dirigente in aspettativa sino al 2014. Nel fascicolo che potrebbe presto portare alla richiesta di rinvio a giudizio per la signora (che al momento sembra decisa a non rispondere ai magistrati), sono indagati anche un manager umbro, Paolo Buono, e un commercialista alessandrino.Ecco le carte che inguaiano Laura Bovoli, la mamma di Matteo Renzi. Si tratta di tre richieste di risarcimento che risalgono al 2012, su carta intestata della Eventi 6 e con in calce la firma della signora. I documenti, retrodatati, farebbero riferimento a disservizi mai avvenuti e sarebbero serviti all'imprenditore cuneese Mirko Provenzano, stretto collaboratore dei Renzi, per non pagare un importante creditore. A causa di questo carteggio, nei giorni scorsi la Procura di Cuneo ha inviato alla Bovoli l'avviso di chiusura indagini per un'accusa di bancarotta documentale. La storia riguarda la Eventi 6, l'azienda di cui l'ex premier è rimasto dirigente in aspettativa sino al 2014. Nel fascicolo che potrebbe presto portare alla richiesta di rinvio a giudizio per la signora (che al momento sembra decisa a non rispondere ai magistrati), sono indagati anche un manager umbro, Paolo Buono, e un commercialista alessandrino, F. P.. Per le stesse accuse Provenzano è già alla sbarra e, a quanto risulta alla Verità, sembra intenzionato a patteggiare. La contestazione contro Laura Bovoli era già contenuta in una denuncia-querela del 2014, presentata dall'imprenditore alessandrino Giorgio Fossati. L'uomo, impegnato con quattro cooperative nel settore del volantinaggio, raccontò di avere un credito di 1,7 milioni nei confronti di Provenzano, ma che quest'ultimo, per non saldare il debito, avrebbe fatto carte false. Infatti per giustificare i mancati pagamenti aveva presentato lettere di contestazioni sulla qualità del servizio prestato firmate dalla Bovoli e da Buono che i magistrati ritengono concertate a tavolino.Di fronte a queste contestazioni, Fossati si è insospettito, innanzitutto perché il 13 febbraio 2013, cioè ufficialmente dopo l'invio di quelle note di credito, la Direkta di Provenzano aveva «integralmente riconosciuto» i propri debiti nei confronti delle cooperative. In più, per Fossati, «era del tutto fuori logica che fossero state recapitate solo corrispondenze “a mano" (…) tra società che distano centinaia di chilometri».Fossati oggi è imputato nel processo per il crac della Direkta per reati minori, ma non per la bancarotta. Che è invece contestata ai soggetti da lui denunciati. Nel capo d'imputazione di Provenzano si legge che avrebbe alterato la contabilità per ridurre la sua esposizione nei confronti di Fossati, scalando dal conto «pagamenti effettuali a terzi cui veniva modificata ad aprile 2013 la causale, fatta retroattivamente risultare come una fantomatica contestazione di inadempienze da parte delle stesse cooperative». Gli inquirenti cuneesi, coordinati dal procuratore uscente Francesca Nanni, hanno trovato le prove di quanto solamente sospettato da Fossati. Prove che al momento appaiono solide.I magistrati si sono accorti che alcune fatture sono state utilizzate come nel gioco delle tre carte. Buono nel 2012 si trovava in difficoltà economiche con le sue Gest Espaces e Golden Glass, e per questo aveva chiesto uno sconto ai fornitori. Provenzano gli aveva concesso una bella sforbiciata: circa 300.000 euro su un debito di 1 milione.Ma l'anno dopo è la Direkta a navigare in acque perigliose. A Provenzano mancano i soldi per pagare le cooperative di Fossati e chiede quindi a Buono di riqualificare lo sconto come «uno storno per penali e disservizi», a seguito di fittizie contestazioni che vengono redatte alla bisogna e retrodate.La stessa cosa viene proposta alla Eventi 6. La modifica dell'oggetto riguarda alcune fatture che ufficialmente erano state emesse nel corso del 2012 «per il pagamento di interessi passivi sulla dilazione degli anticipi fatture emessi da Eventi 6 nei confronti dei committenti, per spese legali o per errate fatturazioni, chiamato dalle parti “rischio d'impresa"».Il 3 novembre 2016 i finanzieri bussano alla porta della Eventi 6 e Laura Bovoli dà una versione un po' diversa: spiega che quelle note di credito sono il riconoscimento alla Eventi 6 dei pagamenti effettuati a una ditta fornitrice della Direkta, la H.N. di Islam Faisal, un imprenditore pakistano. Qualunque sia la reale natura del servizio, la bancarotta non viene contestata per queste piccole incongruenze, ma perché, l'anno successivo, la Bovoli si sarebbe prestata a truccare le carte, per consentire a Provenzano di non pagare un suo creditore. Gli inquirenti hanno trovato la presunta «pistola fumante» nel computer di Provenzano. L'imprenditore, un anno dopo l'emissione di quelle fatture, il 13 aprile 2013, scrive questa mail alla Bovoli e al cognato Andrea Conticini: «Come detto al telefono ad Andrea, avrei bisogno di avere delle richieste su carta intestata Eventi 6 di note di credito per penali e disservizi con data antecedente di un giorno o due alla data dell'emissione delle note di credito con la dicitura: “Si richiede nota di credito per penali e disservizi in riferimento ai lavori da voi svolti per nostro conto di €… in riferimento alle fatture numero" ecc. Grazie. Ci sentiamo dopo che avete parlato con Andrea».Questo messaggio di posta fa annotare agli investigatori: «Tale richiesta di redazione di lettere della Eventi 6 srl (palesemente retrodatate…) aveva quale fine ultimo la dimostrazione di inadempimenti a carico delle cooperative di Giorgio Fossati, in opposizione ai decreti ingiuntivi emessi nei confronti della Direkta srl, quale debitrice di circa 1 milione e 700.000 euro».Negli uffici della Direkta effettivamente gli inquirenti hanno trovato tre solleciti di pagamento su carta intestata della Eventi 6, firmate da Laura Bovoli e datate febbraio, maggio e ottobre 2012. Le comunicazioni riguardano otto fatture nelle quali si chiede l'emissione di note di credito per complessivi 78.680,36 euro per penali e disservizi.Sempre il 13 aprile 2013 Provenzano scrive al suo avvocato e ricostruisce nei dettagli la truffa ai danni di Fossati, quantificando il costo degli asseriti disservizi: 300.000 euro che sarebbero stati abbonati alle ditte di Buono e 78.680 alla Eventi 6. Quindi Provenzano precisa: «Per le lettere inerenti le penali ho sentito Eventi 6 e non ci sono problemi».Riassumendo: la Direkta per abbattere il proprio debito nei confronti delle quattro coop ottiene di inventare alcuni disservizi con note retrodatate, riqualificando in tal modo passaggi di denaro che erano già avvenuti. Le penali consentivano a Provenzano di vantare un credito inesistente da portare in compensazione nei confronti di chi quei presunti disagi aveva causato. Buono e la Bovoli avrebbero fatto da complici, accettando di ricontabilizzare le vecchie transazioni. Ma perché la Eventi 6 e le aziende di Bono, dopo aver incassato e chiuso le loro operazioni con Provenzano, hanno accettato di farsi coinvolgere nelle questioni private che riguardavano Mirko e un suo fornitore? Il quesito per ora è senza risposta.
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma (Imagoeconomica)